LA PAROLA DI PAPA BENEDETTO
a cura di Gian Paolo Cassano
Benedetto XVI domenica 17 luglio, all’Angelus, ha rivolto un caldo appello per la Somalia (ed in generale per la regione del Corno d’Africa), in piena emergenza umanitaria. Qui “innumerevoli persone stanno fuggendo da quella tremenda carestia in cerca di cibo e di aiuti. Auspico che cresca la mobilitazione internazionale per inviare tempestivamente soccorsi a questi nostri fratelli e sorelle già duramente provati, tra cui vi sono tanti bambini. Non manchi a queste popolazioni sofferenti la nostra solidarietà e il concreto sostegno di tutte le persone di buona volontà”.
Il Papa poi si è soffermato sulla parabola del seme del Vangelo domenicale evidenziando come Gesù paragoni “il Regno dei cieli ad un campo di grano, per farci comprendere che dentro di noi è seminato qualcosa di piccolo e nascosto, che, tuttavia, possiede un’insopprimibile forza vitale. Malgrado tutti gli ostacoli, il seme si svilupperà e il frutto maturerà. Questo frutto sarà buono solo se il terreno della vita sarà stato coltivato secondo il volere divino”.
La zizzania, che nella parabola simboleggia l’ostacolo “significa che dobbiamo essere pronti a custodire la grazia ricevuta dal giorno del Battesimo, continuando ad alimentare la fede nel Signore, che impedisce al male di mettere radici”.
E la bontà di Dio può essere imitata. “Se dunque siamo figli di un Padre così grande e buono – ha aggiunto il Pontefice – cerchiamo di assomigliare a Lui! Era questo lo scopo che Gesù si prefiggeva con la sua predicazione; diceva infatti a chi lo ascoltava: ‘Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste’”.
All’Angelus di domenica 24 luglio, sempre da Castelgandolfo, ha espresso il dolore per gli attentati avvenuti in Norvegia con un “accorato appello ad abbandonare per sempre la via dell’odio e a fuggire dalle logiche del male”.
Si è poi soffermato sulla figura del re Salomone che chiede al Signore un cuore docile, “perché sappia rendere giustizia” al popolo e “distinguere il bene dal male”. Il ‘cuore’ nella Bibbia “non indica solo una parte del corpo, ma il centro della persona, la sede delle sue intenzioni e dei suoi giudizi. Potremmo dire: la coscienza. ‘Cuore docile’ allora significa una coscienza che sa ascoltare, che è sensibile alla voce della verità, e per questo è capace di discernere il bene dal male”.
E’ un esempio che vale per ogni uomo. “Ognuno di noi ha una coscienza per essere in un certo senso ‘re’, cioè per esercitare la grande dignità umana di agire secondo la retta coscienza operando il bene ed evitando il male. La coscienza morale presuppone la capacità di ascoltare la voce della verità, di essere docili alle sue indicazioni”.
Occorre affidarsi alla retta coscienza per distinguere il bene dal male: “una mentalità sbagliata ci suggerisce di chiedere a Dio cose o condizioni di favore; in realtà, la vera qualità della nostra vita e della vita sociale dipende dalla retta coscienza di ognuno, dalla capacità di ciascuno e di tutti di riconoscere il bene, separandolo dal male, e di cercare pazientemente di attuarlo e così contribuire alla giustizia ed alla pace”.
Gian Paolo Cassano
Comments are closed, but trackbacks and pingbacks are open.