La Parola di Papa Benedetto

LA PAROLA DI PAPA BENEDETTO

a cura di Gian Paolo Cassano

La Quaresima è un cammino, è accompagnare Gesù che sale a Gerusalemme, luogo del compimento del suo mistero di passione, morte e resurrezione”. Così si espresso il Papa nell’Udienza generale del mercoledì delle ceneri (9 marzo). E’ un itinerario di fede che “ci ricorda che la vita cristiana è una ‘via’ da percorrere, consistente non tanto in una legge da osservare, ma nella persona stessa di Cristo, da incontrare, da accogliere, da seguire”.

Se è faticoso “fare silenzio per mettersi davanti a Dio”, la Chiesa ci prende per mano nel cammino quaresimale, soprattutto nella Liturgia dove quegli avvenimenti salvifici diventano attuali”. Partecipare alla Liturgia significa “immergere la propria vita nel mistero di Cristo, nella sua permanente presenza, percorrere un cammino in cui entriamo nella sua morte e risurrezione per avere la vita”.

La Quaresima poi è inscindibilmente legata al Battesimo per cui l’uomo, morto al peccato, è reso partecipe della vita nuova in Cristo Risorto.” Di qui la necessità di prepararsi degnamente alla Pasqua con le pratiche tradizionali: il digiuno (“segno esterno di una realtà interiore”), l’elemosina (per ricchi e per poveri, perché “tutti possono essere pari nei sentimenti di pietà dell’anima”) e la preghiera (“fatta di umiltà e carità”).

“Cari amici – ha sottolineato Benedetto XVI – in questo cammino quaresimale siamo attenti a cogliere l’invito di Cristo a seguirlo in modo più deciso e coerente, rinnovando la grazia e gli impegni del nostro Battesimo, per abbandonare l’uomo vecchio che è in noi e rivestirci di Cristo, per giungere rinnovati alla Pasqua e poter dire con san Paolo ‘non vivo più io, ma Cristo vive in me’”.

Domenica 13 marzo, all’Angelus, ha invitato a cercare la vera libertà, riscoprendo il senso del peccato, “che secondo le Scritture è la causa profonda di ogni male.”

Un’affermazione non scontata che presuppone una visione religiosa del mondo e dell’uomo”. Infattise si elimina Dio dall’orizzonte del mondo, non si può parlare di peccato. Come quando si nasconde il sole, spariscono le ombre; l’ombra appare solo se c’è il sole; così l’eclissi di Dio comporta necessariamente l’eclissi del peccato. Perciò il senso del peccato – che è cosa diversa dal ‘senso di colpa’ come lo intende la psicologia – si acquista riscoprendo il senso di Dio”.

Egli “non tollera il male, perché è Amore, Giustizia, Fedeltà; e proprio per questo non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e viva”, liberandoci dalla “schiavitù più grave e più profonda è proprio quella del peccato”.

Gian Paolo Cassano

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