La Parola di Papa Francesco

LA PAROLA DI PAPA FRANCESCO
a cura di Gian Paolo Cassano

Dal 12 al 14 gennaio il Papa si è recato in Sri Lanka, prima tappa del suo viaggio in Asia, una terra segnata da una terribile guerra civile negli anni scorsi. le sue parole sono state parole di pace, riconciliazione, risanamento. Egli ha voluto inoltre confermare il desiderio della comunità di essere attivamente partecipe della vita della società. Centrale è stato la canonizzazione del beato Joseph Vaz, esempio ancora oggi di carità e rispetto di ogni persona, senza distinzione di etnia o religione.
Mercoledì 14 gennaio, infatti, c’è stata la canonizzazione del primo santo dello Sri Lanka, morto nel 1711 a 59 anni, nato in India da famiglia portoghese e qui approdato per sostenere i cattolici durante la persecuzione ad opera dei calvinisti olandesi.
San Giuseppe Vaz “ispirato da zelo missionario e da un grande amore per queste popolazioni”, si confrontò con la persecuzione religiosa che lo portò a travestirsi, a incontrare in segreto i fedeli, tutto pur di confortare spiritualmente e moralmente la popolazione cattolica assediata.  Per questo è uno stimolo a perseverare nella via del Vangelo, è una guida per chi segue il cammino sacerdotale, ed un esempio “per superare le divisioni religiose nel servizio alla pace”. Di qui l’invito alla sua imitazione, come a una guida sicura che “ci insegna ad uscire verso le periferie, per far sì che Gesù Cristo sia conosciuto e amato ovunque”. Vaz fu un missionario che come noi “è vissuto in un periodo di rapida e profonda trasformazione” che nel suo servizio “non fa distinzione di razza, credo, appartenenza tribale, condizione sociale o religione”  e “volentieri e generosamente serve tutti i membri della società”. Dopo aver ricordato che la “libertà religiosa è un diritto umano fondamentale”, ha affermato che, “come ci insegna la vita di Giuseppe Vaz, l’autentica adorazione di Dio porta non alla discriminazione, all’odio e alla violenza, ma al rispetto per la sacralità della vita, al rispetto per la dignità e la libertà degli altri e all’amorevole impegno per il benessere di tutti”.
Lo Sri Lanka, dopo anni di scontro civile, oggi impegnato a consolidare pace e curare ferite, in un compito non facile. “Si può realizzare solo superando il male con il bene, coltivando  le virtù che promuovono riconciliazione, pace e solidarietà e perseguendo la verità.” Qui i “seguaci delle vaie tradizioni religiose hanno un ruolo essenziale da giocare nel delicato processo di riconciliazione e ricostruzione in corso nel Paese.”
Significativo è stato l’incontro con i leader religiosi delle quattro comunità religiose più grandi (islamici, buddisti, indù, cristiani), parte integrante della vita dello Sri Lanka. Il Pontefice ha richiamato la fedeltà alla propria identità e, insieme, al rispetto per le credenze altrui per una vita sociale armoniosa. Citando poi il Concilio Vaticano II ha dichiarato il “rispetto profondo e duraturo per le altre religioni” da parte della Chiesa che «nulla rigetta di quanto è vero e santo in queste religioni. Essa considera con sincero rispetto [quei] modi di agire e di vivere, [quei] precetti e [quelle] dottrine» (Nostra aetate, 2). Certamente “come insegna l’esperienza, perché tale dialogo ed incontro sia efficace, deve fondarsi su una presentazione piena e schietta delle nostre rispettive convinzioni. Spero che la collaborazione interreligiosa ed ecumenica dimostrerà che, per vivere in armonia con i loro fratelli e sorelle, gli uomini e le donne non devono dimenticare la propria identità, sia essa etnica o religiosa”.
E’ necessario il risanamento e l’unità, nei diversi modi tipici di ogni religione. Ed il pensiero va alle necessità materiali e spirituali dei poveri, degli indigenti, a quanti attendono una parola di speranza e alle molte famiglie che continuano a piangere la perdita dei loro cari, alla necessità di ricostruire le fondamenta morali dell’intera società nel segno della riconciliazione.
Visitando il Santuario Mariano di N. S. di Madhu ha innalzato una particolare preghiera mariana per il consolidamento della pace.
Dopo il lungo conflitto “che ha lacerato il cuore” dello Sri Lanka, ora Maria vuole guidarne la popolazione “ad una più grande riconciliazione, così che il balsamo del perdono di Dio possa produrre vera guarigione per tutti”. Nel Santuario di Madhu, il più frequentato del Paese, che si trova nel nord a maggioranza Tamil, Francesco ha voluto ripercorrere gli anni più sanguinosi della storia srilankese, quelli della guerra tra i combattenti Tamil e le forze governative Singalesi.
“Solo quando arriviamo a comprendere, alla luce della Croce, il male di cui siamo capaci, e di cui persino siamo stati partecipi, possiamo sperimentare vero rimorso e vero pentimento. Solo allora possiamo ricevere la grazia di avvicinarci l’uno all’altro con vera contrizione, offrendo e cercando vero perdono”. In questo “difficile sforzo di perdonare e di trovare la pace” a guidarci è la Madonna, ha detto, “sempre” accanto al popolo: lei è madre “di ogni casa, di ogni famiglia ferita, di tutti coloro che stanno cercando di ritornare ad una esistenza pacifica”. Ma il Papa ha invocato anche dalla Madonna “la grazia della misericordia di Dio” e “la grazia di riparare i nostri peccati e tutto il male che questa terra ha conosciuto”. Nel Santuario, “dimora di nostra Madre”, ha poi ricordato, che “ogni pellegrino si può sentire a casa”: qui srilankesi, Tamil e Singalesi, “giungono come membri di un’unica famiglia”, affidando a Maria gioie e dolori, speranze e necessità. Si sentono dunque “sicuri” perché Maria “ci introduce alla presenza del suo Figlio Gesù”.
Gian Paolo Cassano

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