La parola di Papa Francesco

LA PAROLA DI PAPA FRANCESCO
a cura di Gian Paolo Cassano

La Quaresima è un “tempo provvidenziale per cambiare rotta”, è un “punto di svolta”: non poteva che essere questo il tema dell’Udienza generale del mercoledì delle ceneri, lo scorso 5 marzo. “Tutti noi abbiamo bisogno di migliorare, di cambiare in meglio. La Quaresima ci aiuta e così usciamo dalle abitudini stanche e dalla pigra assuefazione al male che ci insidia”. E uscendo da queste abitudini accade di “guardare con occhi nuovi ai fratelli e alle loro necessità,” perché il cuore di un cristiano ha compreso due cose: che vivere la Quaresima vuol dire rispondere con azioni d’amore all’amore di Dio e che essere battezzati comporta “vivere con più impegno”.
La Quaresima “ci invita anche a non abituarci alle situazioni di degrado e di miseria che incontriamo camminando per le strade delle nostre città e dei nostri paesi. C’è il rischio di accettare passivamente certi comportamenti e di non stupirci di fronte alle tristi realtà che ci circondano. Ci abituiamo alla violenza, come se fosse una notizia quotidiana scontata; ci abituiamo a fratelli e sorelle che dormono per strada, che non hanno un tetto per ripararsi. Ci abituiamo ai profughi in cerca di libertà e dignità, che non vengono accolti come si dovrebbe”. Oggi tutti corriamo il rischio di abituarsi “a vivere in una società che pretende di fare a meno di Dio, nella quale i genitori non insegnano più ai figli a pregare né a farsi il segno della croce”. Di qui la domanda ai presenti: “i vostri figli, i vostri bambini sanno farsi il segno della croce? Pensate. I vostri nipoti sanno farsi il segno della croce? Glielo avete insegnato? Pensate e rispondete nel vostro cuore. Sanno pregare il Padre Nostro? Sanno pregare la Madonna con l’Ave Maria? Pensate e rispondetevi. Questa assuefazione a comportamenti non cristiani e di comodo ci narcotizza il cuore!” Un cuore immerso nello spirito della Quaresima, invece, è capace di un amore che sa “fare proprio l’atteggiamento di gratuità e di misericordia” di Gesù “che si è fatto povero per arricchirci della sua povertà”.
Celebrando poi il rito delle Ceneri nella Basilica di santa Sabina sull’Aventino ha invitato a “risvegliarci dall’inerzia e dalla routine” per “andare oltre il nostro orticello”.
Preghiera, digiuno, elemosina: questi tre elementi del cammino quaresimale sono stati indicati dal Papa invitando ad “aprirsi a Dio e ai fratelli” in un mondo sempre più artificiale, in “una cultura del fare e dell’utile”, dove senza accorgercene “escludiamo Dio dal nostro orizzonte”. Così “la Quaresima ci chiama a riscuoterci, a ricordarci che siamo creature e non siamo Dio”. “Quando io guardo nel piccolo ambiente quotidiano alcune lotte di potere per spazi, io penso: ‘Ma, questa gente gioca a Dio Creatore!’. Ancora non se ne sono accorti che non sono Dio!”.
La preghiera, innanzitutto, è la forza del cristiano e di ogni credente: “dinanzi a tante ferite che ci fanno male e che ci potrebbero indurire il cuore, noi siamo chiamati a tuffarci nel mare della preghiera, che è il mare dell’amore sconfinato di Dio, per gustare la sua tenerezza”. C’è poi il digiuno che “comporta la scelta di una vita sobria, che non spreca, non scarta”, per cui “digiunare aiuta ad allenare il cuore all’essenzialità e alla condivisione: è un segno di presa di coscienza e di responsabilità di fronte ad ingiustizie e soprusi specialmente nei confronti dei poveri e dei piccoli; è segno della fiducia riposta in Dio e nella provvidenza.”
Espressione di quella gratuità che dovrebbe caratterizzare ogni cristiano che da Dio ha ricevuto tutto gratuitamente è, infine, l’elemosina che “ci aiuta a vivere la gratuità del dono, che è libertà dall’ossessione del possesso, dalla paura di perdere quello che si ha, dalla tristezza di chi non vuole condividere con gli altri il proprio benessere”.
Domenica 2 marzo, all’Angelus, il Pontefice aveva rivolto un appello “accorato” alla distensione tra Ucraina e Russia, a sostenere “ogni iniziativa in favore del dialogo e della concordia”.
Soffermandosi sul Vangelo domenicale, ha parlato delle Divina Providenza come di una “delle verità più confortanti” della fede, soffermandosi poi sull’opposizione tar Dio e ricchezza. “Finché ognuno cerca di accumulare per sé, non ci sarà mai giustizia. Se invece, confidando nella provvidenza di Dio, cerchiamo insieme il suo Regno, allora a nessuno mancherà il necessario per vivere dignitosamente”.
Infatti “un cuore occupato dalla brama di possedere è un cuore vuoto di Dio”. Qui “non c’è più molto posto per la fede: tutto è occupato dalle ricchezze (…) Se invece si lascia a Dio il posto che gli spetta, cioè il primo, allora il suo amore conduce a condividere anche le ricchezze, a metterle al servizio di progetti di solidarietà e di sviluppo, come dimostrano tanti esempi, anche recenti, nella storia della Chiesa. E così, la Provvidenza di Dio passa attraverso il nostro servizio agli altri, il nostro condividere con gli altri”.
La strada indicata da Gesù “può sembrare poco realistica rispetto alla mentalità comune e ai problemi della crisi economica”, ma “se ci si pensa bene ci riporta alla giusta scala di valori”. “Per fare in modo che a nessuno manchi il pane, l’acqua, il vestito, la casa, il lavoro, la salute, bisogna che tutti ci riconosciamo figli del Padre che è nei cieli e quindi fratelli tra di noi, e ci comportiamo di conseguenza Questo lo ricordavo nel Messaggio per la Pace del primo gennaio: la via per la pace è la fraternità: questo andare insieme, condividere le cose insieme.”
Gian Paolo Cassano

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