La parola di Papa Francesco

LA PAROLA DI PAPA FRANCESCO
a cura di Gian Paolo Cassano

L’Anno santo è stato il tema dell’udienza generale di mercoledì 16 dicembre, proponendo all’attenzione dei fedeli due segni centrali del Giubileo e cioè la Porta Santa e la Confessione.
“Il Giubileo è in tutto il mondo, non soltanto a Roma”, anche se Roma è il segno visibile della comunione universale che deve diventare sempre più intensa “perché la Chiesa sia nel mondo segno dell’amore e della misericordia del Padre”, così che “il Giubileo della Misericordia possa diventare un’esperienza condivisa da ogni persona”. La misericordia e il perdono non devono rimanere però belle parole, ma devono realizzarsi nella vita quotidiana: “amare e perdonare come Dio ama e perdona. Questo è un programma di vita che non può conoscere interruzioni o eccezioni, ma ci spinge ad andare sempre oltre senza mai stancarci, con la certezza di essere sostenuti dalla presenza paterna di Dio”. Le diverse Porte Sante sono vere Porte della Misericordia, afferma, e la Porta indica Gesù stesso. Attraversare la Porta Santa è il segno della nostra fiducia nel Signore Gesù che non è venuto per giudicare, ma per salvare. Ora non si paga per entrare nelle porta santa (il riferimento è ad alcuni approfittatori nei confronti dei pellegrini) perché “la salvezza è gratis”. Ora, quando attraversiamo la Porta Santa, è bene ricordare che dobbiamo tenere spalancata anche la porta del nostro cuore, per non escludere nessuno. Neppure quello o quella che ci dà fastidio. E davanti alla Porta Santa dobbiamo chiedere: “Signore, aiutami a spalancare la porta del mio cuore!”.
Un segno importante del Giubileo è anche la Confessione ed accostarsi a questo Sacramento “è trovare il Padre che perdona” e comprende tutto. Tanto da fare festa in Cielo quando ci riconosciamo peccatori. Perdonare non è però facile: “e anche tante volte io ho sentito dire: ‘Ma a quella persona io non la potevo vedere: la odiavo. Ma un giorno, mi sono avvicinato al Signore e Gli ho chiesto perdono dei miei peccati, e anche ho perdonato quella persona’. Queste sono cose di tutti i giorni. E abbiamo vicino a noi questa possibilità”.
Domenica 20 dicembre, all’Angelus il Papa ha ricordato come Dio ci doni tutto se stesso attraverso il Figlio Gesù: è solo seguendo l’esempio del cuore puro di Maria che possiamo apprezzare davvero il “dono dei doni” e accogliere il regalo della salvezza. Francesco si è soffermato sui “luoghi” dello stupore: l’altro, la storia e la Chiesa. Il primo è “l’altro”, nel quale riconosciamo il fratello, perché da quando Gesù è nato, ogni volto porta le sembianze di Dio: “soprattutto quando è il volto del povero, perché da povero Dio è entrato nel mondo e dai poveri, prima di tutto, si è lasciato avvicinare”. “La storia” è, poi, un altro luogo dello stupore, ma a patto di guardarla attraverso la lente della fede: “il Dio del Natale è invece un Dio che ‘scombina le carte’: Gli piace farlo. Come canta Maria nel Magnificat, è il Signore che rovescia i potenti dai troni e innalza gli umili, ricolma di beni gli affamati e rimanda i ricchi a mani vuote”. Infine “la Chiesa”, che non va solo considerata come istituzione religiosa, ma sentita come una madre che nonostante “macchie e rughe” è la sposa amata e purificata da Cristo Signore e sa riconoscere i segnali d’amore che Dio le invia continuamente. Una Chiesa per cui Gesù non è un “possesso da difendere gelosamente”: coloro che lo fanno sbagliano; ma una Chiesa che chiama il Signore. “La Chiesa madre che sempre ha le porte spalancate e le braccia aperte per accogliere tutti. Anzi, la Chiesa madre che esce dalle proprie porte per cercare con sorriso di madre tutti i lontani e portarli alla misericordia di Dio. Questo è lo stupore del Natale”.
Riflettendo sul racconto della visita di Maria a Elisabetta, Francesco coglie la figura di Maria che affronta un lungo viaggio per assistere la parente, portando con sé un dono ancora più grande. Il Papa guarda alla gioia e allo stupore di Maria per accogliere la nascita di Gesù, “il dono dei doni”, regalo immeritato che ci porta la salvezza: “ci aiuti Lei a percepire lo stupore – questi tre stupori: l’altro, la storia e la Chiesa – così per la nascita di Gesù, il dono dei doni, il regalo immeritato che ci porta la salvezza. L’incontro con Gesù farà sentire anche a noi questo grande stupore. Ma non possiamo avere questo stupore, non possiamo incontrare Gesù se non lo incontriamo negli altri, nella storia e nella Chiesa”.
Gian Paolo Cassano

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