La Parola di Papa Francesco

LA PAROLA DI PAPA FRANCESCO
a cura di Gian Paolo Cassano

Se una civiltà non ha al suo interno un posto per gli anziani “porta con sé il virus della morte”. Lo ha detto con forza il Papa nell’udienza generale di mercoledì 4 marzo, contro la cultura dello scarto. Continuando la catechesi sulla famiglia, è stata la volta dei nonni, mettendo in rilievo i deficit di solidarietà che si riscontrano oggi verso gli anziani. E’ un tema che fa parte del suo magistero più sentito. Egli si è chiesto: “in una civiltà c’è attenzione all’anziano? C’è posto per l’anziano? Questa civiltà andrà avanti se saprà rispettare la saggezza, la sapienza degli anziani.”
Francesco ha usato parole durissime contro l’indegna attitudine che costringe gli anziani “a sopravvivere in una civiltà che non permette loro di partecipare, di dire la propria”. E’ un denuncia decisa e forte: “c’è qualcosa di vile in questa assuefazione alla cultura dello scarto. Ma noi siamo abituati a scartare gente. Vogliamo rimuovere la nostra accresciuta paura della debolezza e della vulnerabilità; ma così facendo aumentiamo negli anziani l’angoscia di essere mal sopportati e abbandonati”. E’ il peccato dell’abbandono: “questo si chiama peccato mortale, capito?” Bisogna invece dimostrare “prossimità” verso gli anziani,  un “affetto senza contropartita”, perché quando non c’è amore “con quanta facilità si mette a dormire la coscienza !” Così ha citato Papa Benedetto ricordando che la “qualità” di una civiltà “si giudica anche da come gli anziani sono trattati”. Non bisogna dimenticare che “gli anziani sono uomini e donne, padri e madri che sono stati prima di noi sulla nostra stessa strada, nella nostra stessa casa, nella nostra quotidiana battaglia per una vita degna”. Per questo “la Chiesa non può e non vuole conformarsi ad una mentalità di insofferenza, e tanto meno di indifferenza e di disprezzo, nei confronti della vecchiaia. Dobbiamo risvegliare il senso collettivo di gratitudine, di apprezzamento, di ospitalità, che facciano sentire l’anziano parte viva della sua comunità (…) L’anziano non è un alieno. L’anziano siamo noi: fra poco, fra molto, inevitabilmente comunque, anche se non ci pensiamo. E se noi non impariamo a trattare bene gli anziani, così tratteranno a noi”.
Domenica 8 marzo, all’Angelus, il Pontefice ha invitato a stare più vicini alle persone in difficoltà, “vicini con l’affetto, con la preghiera e con la solidarietà”. Poi, nella giornata dell’8 marzo, un pensiero speciale è andato “a tutte le donne che ogni giorno cercano di costruire una società più umana e accogliente. E un grazie fraterno a quelle che in mille modi testimoniano il Vangelo e lavorano nella Chiesa.” E’ un’occasione “per ribadire l’importanza e la necessità della loro presenza nella vita” Infatti “un mondo dove le donne sono emarginate è un mondo sterile perché le donne non solo portano la vita ma ci trasmettono la capacità di vedere oltre – vedono oltre loro –, ci trasmettono la capacità di capire il mondo con occhi diversi, di sentire le cose con cuore più creativo, più paziente, più tenero.”
Commentando poi il Vangelo domenicale, ha spiegato poi come quel gesto forte di Gesù che scaccia i venditori dal Tempio sia un “gesto profetico”, che si capisce “alla luce della sua Pasqua”.
E’ “il primo annuncio della morte e risurrezione di Cristo” ed il “Cristo Risorto è proprio il luogo dell’appuntamento universale – di tutti ! – fra Dio e gli uomini.” Da qui l’invito a camminare nel mondo come Gesù ad essere segno del suo amore per i “fratelli, specialmente i più deboli e i più poveri” perché “ tante gente” possa incontrare “Gesù in noi, nella nostra testimonianza”. Ma occorre permettergli “di fare ‘pulizia’ nel nostro cuore e di scacciare gli idoli quegli atteggiamenti di cupidigia, gelosia, mondanità, invidia, odio, quell’abitudine di chiacchierare e spellare gli altri.” Se “la misericordia è il suo modo di fare pulizia”, allora “lasciamoLo entrare nella nostra vita, nella nostra famiglia, nei nostri cuori”.
Gian Paolo Cassano

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