La Parola di Papa Benedetto

LA PAROLA di PAPA BENEDETTO

a cura di Gian Paolo Cassano

L’udienza di mercoledì 24 novembre è stata dedicata a S. Caterina da Siena, vergine e dottore della Chiesa, Patrona d’Italia e d’Europa, per imparare da lei “ad amare con coraggio, in modo intenso e sincero, Cristo e la Chiesa”.

Caterina, terziaria domenicana e semi-analfabeta, era una mistica d’azione, tra estasi e missioni di pace nel continente europeo, riuscì a far tornare i Papi a Roma da Avignone, dedicandosi, con stile materno, ai più umili, i poveri, i malati, i carcerati.

Esercitò una vera maternità spirituale di cui anche oggi c’è bisogno per rafforzare “la fede della gente” e orientare “la vita cristiana verso vette sempre più elevate”.

Parlando della sua intima unione con il Cristo, Benedetto XVI ha evidenziato come ogni credente senta “il bisogno di uniformarsi ai sentimenti del Cuore di Cristo per amare Dio e il prossimo come Cristo stesso ama”. Da questa dimensione cristocentrica, traeva il suo amore per l’Eucaristia, “straordinario dono di amore che Dio ci rinnova continuamente per nutrire il nostro cammino di fede”.

E a partire dal suo amore per l’Eucaristia, nasce la grande stima per il sacerdozio, “pur consapevole delle manchevolezze umane dei sacerdoti”. Infatti “essi dispensano, attraverso i Sacramenti e la Parola, la forza salvifica del Sangue di Cristo. La Santa senese ha invitato sempre i sacri ministri, anche il Papa, che chiamava ‘dolce Cristo in terra’, ad essere fedeli alle loro responsabilità, mossa sempre e solo dal suo amore profondo e costante per la Chiesa”.

Domenica 28 novembre, all’Angelus, Benedetto XVI, parlando dell’inizio di un nuovo Anno liturgico con il tempo di Avvento, ha evidenziato come “la nostra “statura” morale e spirituale” si possa “misurare da ciò che attendiamo, da ciò in cui speriamo”.

Infatti “l’attesa, l’attendere è una dimensione che attraversa tutta la nostra esistenza personale, familiare e sociale. L’attesa è presente in mille situazioni, da quelle più piccole e banali fino alle più importanti, che ci coinvolgono totalmente e nel profondo. Pensiamo, tra queste, all’attesa di un figlio da parte di due sposi; a quella di un parente o di un amico che viene a visitarci da lontano; pensiamo, per un giovane, all’attesa dell’esito di un esame decisivo, o di un colloquio di lavoro; nelle relazioni affettive, all’attesa dell’incontro con la persona amata, della risposta ad una lettera, o dell’accoglimento di un perdono …”

Così “ognuno di noi – ha aggiunto il Papa – specialmente in questo Tempo che ci prepara al Natale, può domandarsi: io, che cosa attendo? A che cosa, in questo momento della mia vita, è proteso il mio cuore? E questa stessa domanda si può porre a livello di famiglia, di comunità, di nazione. Che cosa attendiamo, insieme? Che cosa unisce le nostre aspirazioni, che cosa le accomuna?”

Gian Paolo Cassano

Comments are closed, but trackbacks and pingbacks are open.