LA GIOIA DELLA PASQUA CRISTIANA

Riprendendo alcuni pensieri del ricco Magistero del Papa della Settimana Santa e la Pasqua non possiamo fare a meno di ricordare il forte appello alla riconciliazione per il Tibet durante l’Udienza di mercoledì 19 marzo: Benedetto XVI ha ribadito come la violenza non risolva i problemi ma li aggravi e “l’odio, le divisioni, le violenze non hanno mai l’ultima parola negli eventi della storia”.
Parlando del triduo pasquale come “nucleo essenziale della fede cristiana”, “cuore e fulcro dell’intero anno liturgico”, ha ribadito come tutto questo  sia stimolo a “vivere in profonda e solidale adesione all’oggi della storia, convinti che quanto celebriamo è realtà viva ed attuale”.
Durante la S.Messa Crismale del giovedì santo (20 marzo) ha inviato a riflettere sul sacerdozio. Il presbitero è chiamato a vegliare, a vivere costantemente con lo sguardo rivolto a Dio perché il mondo non si dimentichi di Dio: infatti “deve stare in guardia di fronte alle potenze incalzanti del male. Deve tener sveglio il mondo per Dio. Deve essere uno che sta in piedi: dritto di fronte alle correnti del tempo. Dritto nella verità. Dritto nell’impegno per il bene…. E deve essere un farsi carico di Lui, di Cristo, della sua parola, della sua verità, del suo amore”.
Nel pomeriggio, poi nella S. Messa in Coena Domini Benedetto XVI ha parlato del Cristianesimo non come moralismo, ma come dono:Egli resta continuamente Colui che dona. Sempre di nuovo ci offre i suoi doni. Sempre ci precede. Per questo l’atto centrale dell’essere cristiani è l’Eucaristia: la gratitudine per essere stati gratificati, la gioia per la vita nuova che Egli ci dà”.
Nella Veglia pasquale nella notte del 22 marzo il Papa ha battezzato 7 persone, 5 donne e 2 uomini, provenienti dall’Italia, dal Camerun, dalla Cina, dagli Stati Uniti e dal Perù. Tra loro, anche Magdi Allam, il giornalista di origine egiziana, vicedirettore “ad personam” del “Corriere della Sera”.
Il Pontefice ha sottolineato come Gesù “col suo morire  entra nell’amore del Padre. Il suo morire è un atto d’amore. L’amore, però, è immortale. Per questo, il suo andare via si trasforma in un nuovo venire, in una forma di presenza che giunge più nel profondo e non finisce più”.
Così, mediante l’atto d’amore, Gesù può passare attraverso l’io e il tu, ieri ed oggi, il passato ed il domani. E attraverso il Battesimo, arriva dentro di noi. “Nel Battesimo – ha continuato Benedetto XVI – il Signore entra nella vostra vita per la porta del vostro cuore. Noi non stiamo più uno accanto all’altro o uno contro l’altro. Egli attraversa tutte queste porte. È questa la realtà del Battesimo: Egli, il Risorto, viene, viene a voi e congiunge la vita sua con quella vostra, tenendovi dentro al fuoco aperto del suo amore. Voi diventate un’unità, una cosa sola con Lui, e così una cosa sola tra di voi”.
Nel messaggio Urbi et Orbi, nella domenica di Pasqua 23 marzo il Papa ha colto nella risurrezione di Gesù un evento di amore che ha infusoun rinnovato senso e valore alla vita dell’uomo”
Gesù risorto “invia anche noi dappertutto come testimoni della sua speranza”: “che nessuno – ha proseguito il Papa – chiuda il cuore all’onnipotenza di questo amore che redime! Cristo è morto e risorto per tutti: Egli è la nostra speranza!”.
Facendo memoria di alcune situazioni di crisi (il Darfur, la Somalia, il Medio Oriente, il Tibet) ha concluso rammentando come le piaghe dell’umanità attendano di essere lenite dalle piaghe del Signore risorto e dalla solidarietà di quanti spargono “segni luminosi di speranza nei luoghi insanguinati dai conflitti e dovunque la dignità della persona umana continua ad essere vilipesa”.

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