Sinodo

DIARIO DEL SINODO
a cura di Gian Paolo Cassano

Con l’intervento di Benedetto XVI lunedì 9 ottobre sono iniziati (dopo la S. Messa d’apertura domenica 7 ottobre) i lavori del Sinodo sulla nuova evangelizzazione. Sono ben 262 (un record !) i padri sinodali: di essi 103 padri sono Europei, 63 dall’America, 50 dall’Africa, 39 dall’Asia e 7 dall’Oceania. Tra essi 23 sono italiani (tra cui Il presidente della CEI card. Angelo Bagnasco ed i piemontesi card. Tarcisio Bertone, card. Leonardo Sandri, , card. Domenico Calcagno, card. Giuseppe Versaldi, card. Angelo Sodano).Ci sono inoltre 45 esperti e 49 uditori (uomini e donne, scelti tra tanti specialisti e persone impegnate nell’evangelizzazione in tutti i continenti), oltre ai delegati fraterni, rappresentanti di 15 Chiese e comunità’ ecclesiali che non sono ancora in piena comunione con la Chiesa cattolica: tra di essi, Rowan Williams, arcivescovo di Canterbury e primate di tutta l’Inghilterra e della Comunione anglicana, che è intervenuto il 10 ottobre, nella congregazione generale del pomeriggio, e Bartolomeo I, arcivescovo di Costantinopoli e patriarca ecumenico, che l’11 ottobre ha rivolto un saluto al Papa e a tutti i partecipanti alla Messa in piazza San Pietro per il solenne inizio dell’Anno della fede.
Il Papa ha ricordato che si è evangelizzatori se si ha nel cuore la consapevolezza che è Dio ad agire nella Chiesa e se si ha una passione bruciante di comunicare Cristo al mondo.
“C’è una passione nostra che deve crescere dalla fede, che deve trasformarsi in fuoco della carità (…) Il cristiano non deve esser tiepido (…) Fede deve divenire in noi fiamma dell’amore: fiamma che realmente accende il mio essere, che diventa la grande passione del mio essere e così accende il prossimo. Questa è l’essenza dell’evangelizzazione”.
Dopo l’intervento del Papa, ha preso la parola il presidente delegato, il card. John Tong Hon, vescovo di Hong Kong, che ha ricordato il timore del regime comunista vissuto da tante famiglie della diocesi, prima dell’annessione della città alla Cina, nel 1997 ed ha ricordato come questa crisi (in cinese significa anche opportunità) abbia portato tanti cattolici non praticanti a riavvicinarsi alla Chiesa, per trovare un sostegno spirituale, come nel caso dei 3.000 adulti battezzati la scorsa Pasqua.
L’arcivescovo di Hong Kong ha poi evidenziato tre principi fondamentali dell’evangelizzazione: la comunione sia con Dio che con gli uomini, il servizio inteso come dono di sé e la dottrina, l’incontro personale con Cristo che ci porta ad essere suoi testimoni.
Mons. Eterović, segretario generale del Sinodo, ha ripercorso a grandi linee tutto il lavoro preparatorio di questo XIII Sinodo generale, mentre il card. Wuerl, arcivescovo di Washington, ha illustrato il senso della nuova evangelizzazione nella società contemporanea, in cui esiste “la separazione intellettuale ed ideologica di Cristo dalla sua Chiesa”, la “barriera dell’individualismo” che fa decadere la responsabilità dell’uomo nei confronti dell’altro; il razionalismo che trasforma la religione in una “questione personale”; la “drastica riduzione della pratica della fede” tra i battezzati.
Ha parlato di uno “tsunami di influenza secolare” che ha portato “via con sé indicatori sociali come il matrimonio, la famiglia, il concetto di bene comune e la distinzione fra bene e male”, anche se non sono assenti segnali positivi. La nuova evangelizzazione allora sarà “un nuovo modo di pensare, di vedere e di agire. È come una lente attraverso cui vediamo le opportunità di proclamare di nuovo il Vangelo”.
Nei giorni seguenti sono continuati i lavori con diversi interventi. Il Sinodo ha rivolto un appello alla pace in Siria ed ha richiamato anche la valorizzazione dei migranti e l’importanza di un esame di coscienza della Chiesa stessa, nel modo in cui vivere la fede. C’è stata anche la relazione del card. Ouellet (prefetto della Congregazione per i Vescovi) sulla recezione nel mondo della Verbum Domini, l’Esortazione apostolica sulla Parola di Dio, riscontrando postivi risultai nella diffusione del testo e nella crescita di attenzione alla S. Scrittura nelle sue diverse forme (animazione biblica, Lectio divina…). Da registrare anche l’intervento dell’arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams, per illustrare la sfida della nuova evangelizzazione dal punto di vista anglicano.
E’ stato affermato come la nuova evangelizzazione debba ripartire da Gerusalemme, ribadendo che i pellegrinaggi in Terra Santa sono un’occasione per rafforzare la fede. Si è parlato anche della questione dell’Ilva di Taranto e della promozione della Dottrina sociale della Chiesa.
In particolare poi giovedì 11 ottobre il Papa ha presieduto l’Eucaristia per inaugurare l’Anno delle fede, a 50 anni dall’inizio del Concilio, con la significativa e simbolica riconsegna al Popolo di Dio dei 7 Messaggi del Concilio e del Catechismo della Chiesa Cattolica.
Esso, rimandandoci all’evento conciliare, vuole “ravvivare in tutta la Chiesa quella positiva tensione, quell’anelito a riannunciare Cristo all’uomo contemporaneo” a “ripresentare la fede in modo efficace”.
Ora “se oggi la Chiesa propone un nuovo Anno della fede e la nuova evangelizzazione – afferma – non è per onorare una ricorrenza, ma perché ce n’è bisogno, ancor più che 50 anni fa!”. Se in questi decenni è avanzata una “desertificazione” spirituale, si è diffuso il vuoto, “c’è bisogno soprattutto di persone di fede che, con la loro stessa vita, indicano la via verso la Terra promessa e così tengono desta la speranza. La fede vissuta apre il cuore alla Grazia di Dio che libera dal pessimismo. Oggi più che mai evangelizzare vuol dire testimoniare una vita nuova, trasformata da Dio, e così indicare la strada”.
Così il Pontefice ha parlato dell’ Anno della fede come di “un pellegrinaggio nei deserti del mondo contemporaneo, in cui portare con sé solo ciò che è essenziale: … il Vangelo e la fede della Chiesa, di cui i documenti del Concilio Ecumenico Vaticano II sono luminosa espressione”.
In tale occasione significativamente è intervenuto anche il Patriarca Ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I, auspicando che “il desiderio di armonia che dichiariamo qui” sia “modello per il nostro mondo” e che “possiamo lavorare insieme per superare il dolore dei popoli”.
Gian Paolo Cassano

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