NESSUNO NE PARLA (O QUASI) news quasi sconosciute a cura di Gian Paolo Cassano

E’ stato pubblicato lo scorso 19 marzo a Ginevra il Rapporto 2019 sullo sviluppo idrico nel mondo, in vista della Giornata mondiale dell’Acqua, celebrata il 22 marzo. Si parla di diritti umani riconosciuti dalle Nazioni Unite dal 2010: acqua potabile e servizi igienico-sanitari: a tutt’oggi, però, 2 miliardi e 100 milioni di persone non hanno acceso all’acqua potabile e 4 miliardi e mezzo non dispongono di strutture sanitarie gestite in sicurezza. L’Onu ha inserito nell’Agenda per lo sviluppo sostenibile l’ambizioso obiettivo di garantire a tutta la popolazione mondiale acqua e servizi sicuri entro il 2030. “Il mondo è ancora fuori strada per raggiungere questo importante traguardo”. A denunciarlo è il Rapporto 2019 sullo sviluppo idrico, pubblicato a cura dell’Unesco, in collaborazione con le 32 istituzioni dell’Onu e i 41 enti internazionali che compongono l’agenzia UnWater, fondata nel 2003, a 10 anni dalla proclamazione della Giornata mondiale dell’Acqua per coordinare le attività di tutela di questo bene primario e i programmi igienico sanitari.
“L’accesso all’acqua – sottolinea il direttore generale dell’Unesco Audrey Azoulay -è un diritto vitale per la dignità di ogni persona”; per questo sollecita nella comunità internazionale “una determinazione collettiva” per includere “quanti sono stati lasciati indietro nei processi decisionali, che potrebbero rendere questo diritto una realtà” per tutti.
L’Onu stima che 1 milione e 400 milioni di persone, in gran parte bambini, perdano la vita ogni anno per patologie contratte a causa di acqua contaminata, come documentato nella recente Conferenza sull’Ambiente, a Nairobi, dall’11 al 15 marzo scorso. La disparità di accesso all’acqua colpisce i più poveri tra gli Stati e tra gli abitanti negli stessi Paesi, oltre che le categorie socialmente più deboli, come le donne, i bambini, gli anziani e soprattutto i profughi, a significare che il diritto all’acqua non è separato dal godimento di altri diritti umani’, cosicché, ad esempio, nei centri urbani – sottolinea il Rapporto – gli abitanti delle periferie più degradate arrivano a pagare l’acqua potabile dai venditori ad un prezzo 10/20 volte superiore al costo sostenuto dagli abitanti nelle zone più ricche. Il Rapporto dimostra infine che investire nell’approvvigionamento idrico e nei servizi igienico-sanitari ha un’ottima resa economica; il ritorno è stimato globalmente doppio per gli investimenti per l’acqua potabile ed oltre cinque volte per i servizi igienico-sanitari.

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