LA PAROLA DI PAPA FRANCESCO a cura di Gian Paolo Cassano

All’udienza generale di mercoledì 30 ottobre, il Papa, nella catechesi sugli Atti, ha parlato dell’approdo del cristianesimo in Europa, ricordando che lo Spirito Santo è il protagonista della missione della Chiesa perché apre il cuore e rende la fede audace. In particolare ha richiamato tre episodi sul soggiorno di Paolo in Macedonia: l’evangelizzazione e il battesimo della commerciante Lidia e della sua famiglia; l’arresto che subisce, insieme a Sila, dopo aver esorcizzato una schiava sfruttata dai suoi padroni e infine la conversione e il battesimo del suo carceriere e della sua famiglia. Così “si vede come lo Spirito Santo è il protagonista della missione della Chiesa: è Lui che guida il cammino degli evangelizzatori mostrando loro la via da seguire.” Soffermandosi poi sulla potenza dello Spirito che trasforma ogni cosa, ha parlato di Lidia che ricevette il Battesimo con la sua famiglia, “ospitando Paolo e Sila nella sua casa. Abbiamo qui la testimonianza dell’approdo del cristianesimo in Europa: l’inizio di un processo di inculturazione che dura anche oggi.” Parlando della guarigione dell’indovina compiuta da Paolo e Sila, il Pontefice ha ripreso un episodio avvenuto a Buenos Aires quando la gente pagava per farsi leggere il futuro. “Dopo il calore sperimentato a casa di Lidia, Paolo e Sila si trovano poi a fare i conti con la durezza del carcere”, passando “dalla consolazione di questa conversione, alla desolazione” della prigione.” Da loro però nessun lamento, ma la lode a Dio: Paolo e Sila scelgono la preghiera in risposta all’incarcerazione; quando poi per il terremoto le porte della prigione si aprono, le catene si spezzano, avviene il miracolo del carceriere che “accoglie gli apostoli, ne lava le piaghe, e riceve il Battesimo”. Allora “la luce di Cristo brilla e sconfigge le tenebre: le catene del cuore cadono e sboccia in lui e nei suoi familiari una gioia mai provata. Così lo Spirito Santo sta facendo la missione: dall’inizio, da Pentecoste in poi è Lui il protagonista della missione. E ci porta avanti, ci vuole essere fedeli alla vocazione che lo Spirito ci muove a fare. Per portare il Vangelo.” Che lo Spirito ci doni “un cuore aperto, sensibile a Dio e ospitale verso i fratelli”, ed “un’apertura di cuore, come quella del carceriere che si lascia toccare dallo Spirito Santo”.
Domenica 3 novembre, all’Angelus, Francesco ha riflettuto sull’episodio evangelico di Zaccheo, trasformato dallo sguardo di Gesù in una persona capace di amare gratuitamente. Sentire lo sguardo misericordioso di Gesù trasforma profondamente la nostra mentalità, come è avvenuto a Zaccheo, che è curioso di vedere Gesù di cui ha sentito dire cose straordinarie, e pur di riuscirci, essendo piccolo di statura non trova altra soluzione che salire su un albero, un sicomoro. E’ Gesù, però, ad alzare lo sguardo per primo, a cercarlo e a vederlo. “Lo sguardo misericordioso del Signore ci raggiunge prima che noi stessi ci rendiamo conto di averne bisogno per essere salvati. E con questo sguardo del divino Maestro comincia il miracolo della conversione del peccatore. Infatti Gesù lo chiama, e lo chiama per nome: «Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua» dice Gesù.” Gesù chiama per nome quel “pubblicano”, non per rimproverarlo o per fargli una “predica”, ma perché è “volontà del Padre” che vada da lui, che entri nella sua casa, anche se suscita scandalo, perché il “disprezzo e la chiusura verso il peccatore non fanno che isolarlo e indurirlo nel male che compie contro sé stesso e contro la comunità. Invece Dio condanna il peccato, ma cerca di salvare il peccatore, lo va a cercare per riportarlo sulla retta via. Chi non si è mai sentito cercato dalla misericordia di Dio, fa fatica a cogliere la straordinaria grandezza dei gesti e delle parole con cui Gesù si accosta a Zaccheo.” Nella sua casa avviene il miracolo della conversione, il capovolgimento del “modo di vedere e di usare il denaro”. Zaccheo, grazie alla presenza del Signore al suo fianco, “si rende conto di quanto è meschina una vita tutta presa dal denaro”, fatta di furti e disprezzo: “cambia anche il suo modo di vedere e di usare il denaro: al gesto dell’arraffare si sostituisce quello di donare. Infatti, decide di dare la metà di ciò che possiede ai poveri e di restituire il quadruplo a quanti ha derubato. Zaccheo scopre da Gesù che è possibile amare gratuitamente: finora era avaro, adesso diventa generoso; aveva il gusto di ammassare, ora gioisce nel distribuire. Incontrando l’Amore, scoprendo di essere amato nonostante i suoi peccati, diventa capace di amare gli altri, facendo del denaro un segno di solidarietà e di comunione.”

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