Homepage - Scrivi a Don Cassano - Scrivi alla Parrocchia di San Valerio

Archivio della Categoria 'Arte'

Arte - “LA BELLEZZA NELLA PAROLA”

Martedì 21 Febbraio 2023

a cura di Gian Paolo Cassano

“In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo: «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. (…) Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli». (Mt 5,1-3. 11-12)
Ad illustrare il tema delle beatitudine evangeliche scelgo l’opera di Carl Bloch (1877), conservata al National Historic Museum (Frederiksborg, Danimarca). Il pittore danese ha dipinto Gesù seduto (nell’attitudine del maestro antico) che su una piccola altura sta istruendo la folla che si accalca attorno a lui. La sua postura altera, le sue vesti e, soprattutto, il suo braccio, magistralmente alzato, rimandano al Pantocratore che sta rivelando la sua Buona Notizia.
Intorno un gran numero di persone, accorse per ascoltare il Maestro. Non tutti hanno la stessa reazione e l’opera presenta un caleidoscopio di sentimenti. C’è chi lo ascolta in preghiera, e, a mani giunte, sta facendo dell’ascolto una vera e propria preghiera in cui speranza e disperazione si incontrano e la fede lascia spazio e possibilità alla prima. C’è chi è solo incuriosito da quel discorso così controcorrente, infine c’è chi è sospettoso o addirittura malevolo. Perché il discorso della montagna non è comprensibile da tutti. Non è la descrizione di atteggiamenti da prendere! E’ molto di più! E’ la Parola viva che parla all’anima, al sacrario della persona. Charles Peguy affermava: Gesù non ci ha dato delle parole morte da rinchiudere in scatolette piccole o grandi, ma ci ha dato parole vive per nutrirci e nutrire! Solo chi è veramente innamorato del Figlio di Dio e sa che la fede non è un insieme di regole da seguire, può veramente comprendere il significato profondo delle beatitudini ed attuarle nella sua vita!
Un fanciullo (a sinistra) punta il dito contro l’osservatore. Così anche a chi si pone dinanzi alla tela è chiesto di prendere posizione. Qual è il nostro atteggiamento davanti al Discorso della montagna? Lasciamo prevalere il pessimismo, la rabbia, la delusione, l’incredulità, oppure ci apriamo alla fede, nella speranza?

carl-bloch-discorso-della-montagna.jpg

«Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.
Beati gli afflitti, perché saranno consolati.
Beati i miti, perché erediteranno la Terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati a causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia.
Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli»

Arte - “LA BELLEZZA NELLA PAROLA”

Martedì 10 Agosto 2021

a cura di Gian Paolo Cassano

L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva.” (Lc 1,46-48)

Il tema dell’assunzione di Maria in cielo ha ispirato numerosi capolavori in varie epoche, in Oriente ed in Occidente. Mi fermo ora su un’opera di Paolo Veneziano; è la Dormitio Virginis (datata nel 1333 e firmata dall’autore nel cartiglio posto in basso) che è la sua prima opera certa (conservata presso i Musei civici di Vicenza), tavola centrale di un polittico che nelle due tavole ai lati raffigura san Francesco (con le stigmate ed il libro aperto) e sant’Antonio da Padova. Un’opera simile (attribuibile probabilmente allo stesso autore) è quella conservata presso la Chiesa di san Pantaleone di Venezia.
La tavola centrale raffigura, secondo lo schema iconografico proprio delle icone bizantine, l’episodio della dormitio della Vergine e della sua assunzione in cielo con il corpo dal Figlio.
Rimanendo fedele alla tradizione artistica, Veneziano presenta il corpo di Maria (rivestito di una splendida veste) disteso sopra un catafalco coperto da un drappo decorato e due candelieri. Circondano la salma tutti i dodici apostoli, riuniti per assistere la Madonna durante il suo trapasso. Inserito in una grande mandorla, emblema di santità e richiamo al divino, Cristo tiene in braccio una neonata interamente fasciata, simbolo dell’anima di sua madre. Il tutto circondato da una schiera di angeli. La loro presenza è fondamentale alla composizione generale; le ali rosse aperte, infatti, disegnano un semicerchio concavo che racchiude in basso la scena dell’Assunzione, e continua idealmente nel profilo superiore della tavola, anch’esso semicircolare. Nella parte superiore della tavola, è ancora Cristo a condurre l’anima di Maria in cielo, dov’è accolta da un coro di creature celesti.
“Vergine Madre, figlia del tuo figlio,/ umile e alta più che creatura,/ termine fisso d’etterno consiglio/tu se’ colei che l’umana natura/ nobilitasti sì, che ‘l suo fattore/ non disdegnò di farsi sua fattura.” (Dante, Paradiso canto XXXIII, 1-2)

paolo-veneziano-dormizione_della_vergine-venezia.jpg

Arte - “LA BELLEZZA NELLA PAROLA”

Martedì 10 Agosto 2021

a cura di Gian Paolo Cassano

“Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo”. (Gv.6,51)
Ad aiutarci a leggere il Vangelo (nel brano tratto ancora da Gv 6) è la grande pala d’altare preparata per il Santuario della S.S. Annunziata a Firenze da fra’ Bartolomeo, religioso domenicano noto anche con lo pseudonimo di Baccio della Porta (che si firma con la datazione, 1516), ed ora conservata nella Galleria Palatina di Palazzo Pitti del capoluogo toscano. L’opera è nota come il Salvator Mundi (come si legge nel cartiglio) che rappresenta il Risorto benedicente con una mano, mentre nell’altra regge una croce astile, che offre la salvezza attraverso all’Eucaristia. Infatti, ai piedi di Cristo, davanti al piedistallo in cui egli sta (direttamente davanti al sacerdote che celebrava la Messa) il dipinto mostra qualcosa di singolare, un calice e la patena sopra la scritta (Salvator mundi) a sua volta sovrapposto ad uno specchio convesso, tondo come il globo. Il “Salvatore del mondo” è quindi come riflesso nello specchio – globo che è l’universo (si vedono il cielo, le montagne, la pianura, la città di Firenze). Nel contesto di utilizzazione della pala (l’Eucaristia in cui vengono consacrati il pane ed il vino che vengono dalla terra) il calice e la patena sopra l’immagine riflessa del mondo comunicano che anche la natura è chiamata alla salvezza che Gesù offre in primo luogo agli uomini.
“Corpo di Cristo risuscitato per noi,/che vive e cresce oltre la morte;/Cristo crocifisso inaugura in sé/la nuova umanità riscattata dal male.” (p. Benedetto Tosolini)

fra_bartolomeo_salvator-mundi-e-4-evangelisti.jpg

Arte - “LA BELLEZZA NELLA PAROLA”

Mercoledì 25 Novembre 2020

a cura di Gian Paolo Cassano

“La bellezza nella Parola” è il titolo di una trilogia in cui mons. Thimothy Verdon, forse il massimo esperto di arte cristiana in Italia, traccia un percorso per cogliere la ricchezza della Parola di Dio attraverso all’arte. Vorrei provare anch’io ad offrire uno spunto perché attraverso all’arte possiamo cogliere tutta la ricchezza e la bellezza della Parola di Dio.

“Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate !” (Mc.13,37). L’invito a vegliare, commentando il brano evangelico di Marco (che ci accompagnerà in questo nuovo anno liturgico) è colto da quello straordinario artista che è Vincent Van Gogh (1853-1890).
Egli (che non dimentichiamo, figlio di un pastore protestante, fu predicatore evangelico) “copiando” (ma profondamente reinterpretando) un’opera analoga di Jean Francois Millet (l’autore del celeberrimo Angelus) esprime il senso profondo dell’attenzione. E’ una veglia resa attraverso a due personaggi umili, semplici che sono al centro della scena, alla luce di una lampada: una scena semplice scena davanti al focolare, una casa illuminata dalla luce della lampada quasi a dargli un senso di sacralità. Come non cogliere in questo il riferimento a Cristo Luce del mondo, a quella luce che nella venuta di Gesù illumina l’universo ?
“Deve venire, (scrive don Clemente Rebora, uno di più lucidi e profondi poeti del Novecento) /verrà, se resisto/a sbocciare non visto,/verrà d’improvviso,/quando meno l’avverto./ (…) verrà a farmi certo/ del suo e mio tesoro,/ verrà come ristoro/ delle mie e sue pene,/ verrà, forse già viene/ il suo bisbiglio.”

van-gogh_la-veglia_full.jpg