LA BELLEZZA NELLA PAROLA

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“Mentre stava compiendosi il giorno della Pentecoste, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all’improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso, e riempì tutta la casa dove stavano. Apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro, e tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi.” (At 2,1-4)

El Greco dipinse “La Pentecoste” tra il 1597 e il 1600 durante il suo ultimo periodo a Toledo per la pala d’altare della Chiesa della scuola di Dona Maria de Aragon, un seminario agostiniano (ora al Museo del Prado a Madrid). Qui, come in altre sue realizzazioni, organizza la composizione sul modello di un triangolo invertito, con le figure allungate, che si allontanano dal tradizionale stereotipo della bellezza classica.
L’opera è realizzata su due registri. In quello superiore, in alto, c’è lo Spirito Santo che, sotto forma di colomba, emana una luce dorata da cui scendono fiammelle di fuoco che si posano sui presenti. Al centro c’è la Vergine Maria, con veste rossa e mantello blu, frontale al piano pittorico, con le mani giunte ed il viso rivolto in alto, seduta su di un trono posto sopra ad una scalinata. Ci sono poi due donne, di cui quella a destra della Madonna potrebbe essere Maria Maddalena. Ci sono poi sette apostoli disposti tre alla sua destra e quattro a sinistra; tra essi, quello con la testa rasata e il pizzetto bianco che osserva verso lo spettatore è considerato un autoritratto. Nel piano inferiore, lungo la scala, poi vi sono altri apostoli (due a sinistra e tre a destra); due di essi sono di schiena, piegati e distorti, e con i loro corpi fanno da raccordo spaziale, creando un tramite tra la scena miracolosa e l’osservatore. Gli uomini sono vestiti con tuniche e mantelli molto ampi ed esibiscono una postura molto teatrale mostrando un’espressione estatica.

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