La buona politica è al servizio della pace.

La buona politica è al servizio della pace”. È questo il tema della 52° Giornata mondiale della Pace che si è celebrata il 1 gennaio 2019. “Conforme alla propria vocazione – scriveva S. Paolo VI nelle Lettera apostolica Octogesima adveniens – il potere politico deve sapersi disimpegnare dagli interessi particolari per considerare attentamente la propria responsabilità nei riguardi del bene di tutti, superando anche i limiti nazionali. Prendere sul serio la politica nei suoi diversi livelli – locale, regionale, nazionale e mondiale – significa affermare il dovere dell’uomo, di ogni uomo, di riconoscere la realtà concreta e il valore della libertà di scelta che gli è offerta per cercare di realizzare insieme il bene della città, della nazione, dell’umanità”. Francesco nel suo Messaggio per la Giornata ribadisce che la buona politica è un “veicolo fondamentale per costruire cittadinanza e opere” e, se “attuata nel rispetto fondamentale della vita, della libertà e della dignità”, può diventare una “forma eminente di carità”. Va così alla radice dell’impegno per il bene comune, in una “missione” che non può prescindere dal “salvaguardare il diritto” e dall’incoraggiare “il dialogo tra gli attori della società, tra le generazioni e tra le culture”.
Il Pontefice pone una stretta relazione tra pace e politica, un rapporto non facile. Citando il card. François-Xavier Nguyễn Vãn Thuận, (morto nel 2002 e fedele testimone del Vangelo) con le sue beatitudini del politico, non dimentica la corruzione, gli abusi e le ingiustizie di una politica non vissuta come servizio, descrivendo i vizi della politica tra cui xenofobia e razzismo che “mettono in pericolo la pace sociale”, diffondendo la “paura dell’altro”, le “chiusure”, “i nazionalismi” contrari a quella “fraternità di cui il nostro mondo globalizzato ha tanto bisogno”. Francesco esprime la certezza che “la buona politica è al servizio della pace; essa rispetta e promuove i diritti umani fondamentali, che sono ugualmente doveri reciproci, affinché tra le generazioni presenti e quelle future si tessa un legame di fiducia e di riconoscenza.”
Per questo invita ad essere nelle nostre società “artigiani della pace” che “possano essere messaggeri e testimoni autentici di Dio Padre che vuole il bene e la felicità della famiglia umana.”
Ricordando quindi la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, e l’insegnamento della Pacem in Terris del Papa San Giovanni XXIII indica la pace come il “frutto di un grande progetto politico che si fonda sulla responsabilità reciproca e sull’interdipendenza degli esseri umani” e di “una sfida che chiede di essere accolta giorno dopo giorno.” Una pace interiore e comunitaria di cui individua tre dimensioni: la pace con sé stessi, la pace con l’altro, la pace con il creato.

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