In Mozambico si combatte una delle guerre dimenticate. Nelle ultime due settimane si calcola che più di 107.000 persone abbiano dovuto lasciare le loro abitazioni a causa della violenza dilagante nel nord del Paese, nella provincia di Cabo Delgado, teatro di una crisi che negli ultimi mesi del 2025 ha visto un drammatico peggioramento, con oltre 600 attacchi contro i civili registrati in un mese. Secondo i dati dell’Onu, dal 2017 sono oltre 1,3 milioni gli sfollati. Si tratta di un’escalation di violenza e sofferenza umanitaria che si aggrava mese dopo mese.
La situazione, riferisce l’agenzia Fides, è “fuori controllo da otto anni”; si tratta non solo di una guerra contro i jihadisti di ISIS-Mozambique (ISMP), ma di una complessa miscela di violenza endemica, crisi climatica e disuguaglianza economica esacerbata dalla corruzione. Oltre alla minaccia diretta degli attacchi, la popolazione deve affrontare un’emergenza legata agli effetti della crisi climatica, con cicloni, inondazioni e prolungata siccità che hanno distrutto i mezzi di sussistenza e innalzato i prezzi dei prodotti alimentari.
Dal 5 al 10 dicembre il paese è stato visitato dal card. Pietro Parolin, Segretario di stato vaticano, nel 30° anniversario delle Relazioni diplomatiche fra la Santa Sede e Maputo.
