La bellezza nella Parola

“Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che vestono abiti di lusso stanno nei palazzi dei re! Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. Egli è colui del quale sta scritto: “Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero, davanti a te egli preparerà la tua via”. In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui».” (Mt 11,7-11)

La liturgia di questa terza domenica di Avvento ci presenta la figura di San Giovanni Battista, il precursore, il più grande “fra i nati da donna”. Ce lo presenta (tra i tanti artisti che si sono cimentati a ritrarlo) Tiziano (uno dei grandi artisti, innovatore e poliedrico, del Rinascimento) in quest’opera (databile tra il 1530 ed il 1540), dipinto per la scomparsa chiesa veneziana di S. Maria maggiore ed ora conservata nella Gallerie dell’Accademia a Venezia.

Il Battista occupa il centro della pala, in maniera statuaria, ritratto a sollevare il braccio nel suo gesto tipico di indicare Gesù (e specificatamente il S.S. Sacramento nell’altare centrale della chiesa). Presenta alcuni tratti caratteristici dell’iconografia giovannea, la veste di peli di cammello (da eremita), la croce astile (formato da canne legate) e l’agnello ai piedi. E’ posto davanti ad una rupe che taglia verticalmente la tela evidenziando, col suo profilo scuro, la figura del Battista, dando spessore a tutta la composizione. Sulla destra, la veduta del paesaggio si allontana in profondità verso una cascata, con alcuni alberi fronzuti, dei monti e delle nubi dense. Il ruscello richiama la missione battesimale di Giovanni.

Un orizzonte particolarmente basso che fa risaltare al massimo il protagonista, di cui spiccano alcuni elementi che evidenziano la muscolarità e l’anatomia delle figure, frutto di una rilettura dell’arte classica, in dialogo con l’opera di Michelangelo. Per questo, invece dell’asceta smunto dai digiuni, tipico dell’iconografia tradizionale, Tiziano ritrae un predicatore nel pieno vigore fisico, dalla salda struttura anatomica, colto in atteggiamento oratorio nella tipica posa delle antiche statue imperiali.