La parola di Papa Leone

All’udienza generale di mercoledì 11 giugno, il Papa, proseguendo la catechesi su Gesù nostra speranza, si è soffermato sulla figura del cieco Bartimeo, mettendo in rilievo un aspetto della vita di Gesù, cioè sulle sue guarigioni.

Di qui l’invito a porre “davanti al Cuore di Cristo le (…) parti più doloranti o fragili, quei luoghi della vostra vita”, dove ci sentiamo “fermi e bloccati”. Bartimeo, cioè “figlio di Timeo”, ma anche “figlio dell’onore” o “dell’ammirazione”, al contrario della situazione in cui si trova (nell’interpretazione di S. Agostino ne “Il consenso degli evangelisti”, 2, 65, 125: PL 34, 113), è un uomo cieco e mendicante che incontra Gesù a Gerico, che “ci aiuta a capire che non bisogna mai abbandonare la speranza”.

Gesù lo incontra a Gerico mentre sta andando a Gerusalemme. È una tappa negli “inferi”, nella “città che sta sotto il livello del mare”. Così Gesù “con la sua morte, è andato a riprendere quell’Adamo che è caduto in basso e che rappresenta ognuno di noi”. Bartimeo è un uomo solo e vive una condizione a cui non vuole arrendersi e, rispetto alla folla, “è fermo”, seduto lungo la strada cercando qualcuno per rialzarsi. Così, Bartimeo, quando “ci troviamo in una situazione che sembra senza via d’uscita” ci insegna “a fare appello alle risorse che ci portiamo dentro;” lui ha solo la voce e quindi grida. Per questo, “se lo desideri davvero, continua a gridare!” E’ un grido che possiamo fare nostro e che è diventato preghiera nella tradizione orientale: “Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di me peccatore”.

E’ cieco, “ma paradossalmente vede meglio degli altri e riconosce chi è Gesù” che si ferma, “perché non c’è nessun grido che Dio non ascolti, anche quando non siamo consapevoli di rivolgerci a lui (cfr Es 2,23). (…) Lo spinge a rialzarsi, si fida della sua possibilità di camminare. Quell’uomo può rimettersi in piedi, può risorgere dalle sue situazioni di morte.” Deve per questo buttare via il suo mantello che per un mendicante è davvero tutto, “è la sicurezza, è la casa, è la difesa che lo protegge”.

Molte volte a bloccarci sono proprio le nostre apparenti sicurezze, ma il passaggio fondamentale “per andare da Gesù e lasciarsi guarire” è, come per Bartimeo esporsi a Lui in tutta la propria vulnerabilità.

In realtà, non è scontato volere guarire dalle nostre malattie, preferendo “restare fermi per non assumerci responsabilità.”  Bartimeo non vuole solo vedere di nuovo, ma alzare lo sguardo, “ritrovare anche la sua dignità! Per guardare in alto, occorre rialzare la testa.” E’ il blocco di quelle persone “perché la vita le ha umiliate e desiderano solo ritrovare il proprio valore.”  E’ la fede che salva Bartimeo e ciascuno di noi! “Gesù ci guarisce perché possiamo diventare liberi” e lascia libero il mendicante di fare la sua strada, anche se Marco annota che prese a seguire Gesù: “ha scelto liberamente di seguire colui che è la Via!” Di qui l’invito a portare “con fiducia davanti a Gesù le nostre malattie”, dei nostri cari, di quanti si sentono persi e senza via d’uscita. “Gridiamo anche per loro, e siamo certi che il Signore ci ascolterà e si fermerà.”

Chiediamoci:

  • Porto davanti al S. Cuore i luoghi della vita dove ci sentiamo bloccati?
  • Imparo da Bartimeo a capire che non bisogna mai abbandonare la speranza?
  • Ringrazio Gesù che va a riprendere l’Adamo caduto in basso, cioè ciascuno di noi?
  • Imparo da Bartimeo a fare appello alle risorse che ci portiamo dentro?
  • Faccio mia l’invocazione: Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di me peccatore?
  • Sono pronto a lasciare le mie apparenti sicurezze, per lasciare che Gesù mi guarisca?
  • Forse preferisco restare fermo per non assumermi le mie responsabilità?
  • Ringrazio per il dono della fede che salva Bartimeo e ciascuno di noi?
  • Porto con fiducia a Gesù le nostre malattie dei miei cari, di chi si è perso, certo che il Signore ci ascolta e si ferma?