La parola di Papa Leone

E’ la parabola del buon samaritano scelta da Papa Leone continuando la catechesi su “Gesù Cristo nostra speranza” all’udienza generale di mercoledì 8 maggio 2025, imparando dalle parabole a “cambiare prospettiva” ed “aprirci alla speranza”, la cui mancanza dipende a volte dal fatto di fissarsi “su un certo modo rigido e chiuso di vedere le cose”.

Nel racconto Gesù narra di un dottore della Legge, persona esperta, preparata, “concentrato su sé stesso,” che “non si accorge degli altri”, interrogando Gesù sul modo in cui si “eredita” la vita eterna, nascondendo forse un bisogno di attenzione. La parabola “è un cammino per trasformare quella domanda, per passare dal ‘chi mi vuole bene’?  al  ‘chi ha voluto bene’? “ Nella prima, segno di immaturità, ci mettiamo nell’angolo, nella seconda, segno di maturità ci mettiamo in cammino.

Lo scenario è proprio una strada, difficile e impervia, come la vita, “percorsa da un uomo che scende da Gerusalemme, la città sul monte, a Gerico, la città sotto il livello del mare,” che “viene assalito, bastonato, derubato e lasciato mezzo morto. È l’esperienza che capita quando le situazioni, le persone, a volte persino quelli di cui ci siamo fidati, ci tolgono tutto e ci lasciano in mezzo alla strada.”

Ora, negli incontri della vita, davanti alla fragilità del prossimo, possiamo decidere di “prendercene cura o fare finta di niente.” Imbattendosi nell’uomo lasciato “in mezzo alla strada”, Gesù descrive “un sacerdote e un levita” che passano oltre. “Sono persone che prestano servizio nel Tempio di Gerusalemme”, ma il loro atteggiamento dimostra che “la pratica del culto non porta automaticamente ad essere compassionevoli”.  La compassione è innanzitutto una questione di umanità! Forse avevano fretta e questa a volte “ci impedisce di provare compassione.”

Chi invece è capace di fermarsi è un samaritano (che chiamiamo “buono”, ma che è semplicemente una persona), appartenente ad un popolo disprezzato: egli “si ferma semplicemente perché è un uomo davanti a un altro uomo che ha bisogno di aiuto.”

Il Vangelo fa emergere le sue azioni concrete: il farsi vicino, “perché se vuoi aiutare qualcuno (..) ti devi coinvolgere, sporcare, forse contaminare”, il fasciargli le ferite pulite con olio e vino, il caricarlo sulla sua cavalcatura, “perché si aiuta veramente se si è disposti a sentire il peso del dolore dell’altro,” il portarlo in un albergo, dove spende “due denari” (due giornate di lavoro), impegnandosi a tornare, “perché l’altro non è un pacco da consegnare, ma qualcuno di cui prendersi cura.”

Di qui l’invito ad essere capaci di interrompere il viaggio ed avere compassione, ripensando che sono io l’uomo ferito lungo la strada e a “tutte le volte in cui Gesù si è fermato per prendersi cura di noi”; questo ci renderà più capaci di compassione, chiedendo “al Cuore di Cristo la grazia di avere sempre di più i suoi stessi sentimenti.”

Come poi non provare compassione per i tragici scenari di guerra che continuano ad infiammare il mondo, specie le terribili realtà di conflitto e di dolore che vengono da Gaza e dall’Ucraina che sono nel cuore del Papa: corpi dei bimbi senza vita, le case distrutte, la disperazione di chi resta e fa i conti con un dolore inspiegabile e senza fine Per questo dalla piazza san Pietro si è levata la sua voce perché cessi il rumore delle armi, si preghi per la pace, si favorisca il dialogo e il cessate il fuoco. Di qui il rinnovato appello “a fermare la guerra e a sostenere ogni iniziativa di dialogo e di pace. Chiedo a tutti di unirsi nella preghiera per la pace in Ucraina e ovunque si soffre per la guerra. (…) Cessate il fuoco; siano liberati tutti gli ostaggi; si rispetti integralmente il diritto umanitario.”

Chiediamoci:

  • Imparo dalle parabole a cambiare prospettiva e ad aprimi alla speranza?
  • Rischio di fissarmi su un certo modo rigido e chiuso di vedere le cose?
  • Colgo nella parabola un cammino per passare dal chi mi vuole bene al chi ha voluto bene? 
  • Mi lascio prendere dalla fretta che mi impedisce di aver compassione?
  • So riconoscere il mio prossimo?
  • Provo a far emergere le azioni concrete indicate del Vangelo: vicinanza, coinvolgimento, cura, disponibilità….
  • Penso e ringrazio per tutte le volte in cui Gesù si è fermato per prendersi cura di noi?
  • Prego perché cessi il rumore delle armi, si preghi per la pace, si favorisca il dialogo e il cessate il fuoco?