LA BELLEZZA NELLA PAROLA

Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: «Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai». Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!». (Mt 16, 21 – 23)

Il Vangelo domenicale ci porta a considerare come la scelta di Cristo passi attraverso alla croce, nel dialogo che segue in Mt 16 il riconoscimento di Gesù come il Cristo, il Figlio del Dio vivente. Di fronte all’annuncio della sua passione, Pietro reagisce e per questo viene rimproverato da Gesù, invitandolo a passare dietro a Lui. E’ lo stile del discepolo che segue il suo maestro. A commentare questo testo mi servo dell’opera di Annibale Carracci (databile 1601 e conservato alla National Gallery di Londra) che illustra un altro episodio extra evangelico (raccontato dagli Atti apocrifi di Pietro del II secolo e ripreso dalla Legenda Aurea di Jacopo da Varagine), quando, scoppiata la persecuzione di Nerone, Pietro pensò di abbandonare la città per mettersi in salvo. Percorrendo la via Appia incontrò Gesù a cui Pietro, sorpreso, chiese: “Domine, quo vadis? (Signore, dove vai?), sentendosi rispondere: “Venio Romam iterum crucifigi (Vengo a Roma, per farmi crocifiggere una seconda volta). Pietro comprende il messaggio del Signore, torna a Roma e accetta il martirio. Sul luogo sorge ora la Chiesa del “Quo vadis” che è anche il titolo del famoso libro (e delle seguenti versione cinematografiche e tv) di Henryk Sienkiewicz.

Non a caso nell’opera di Carracci Cristo Risorto (ma con tutti i segni della Passione, dalle ferite alla corona di spine) porta con sé lo strumento del supplizio e, pur nelle ridotte dimensioni del quadro riesce a dare un’impronta monumentale alla raffigurazione dell’evento, con evidenti riprese classiche che lo caratterizzano, percepibili soprattutto nella figura apollinea di Cristo così come nelle architetture che fiancheggiano la via Appia, in uno sfondo paesaggistico che  già annuncia l’innovazione carraccesca di questo genere pittorico.

Il fulcro è la scultorea figura di Gesù: il braccio destro proteso ad indicare Roma, lo scorcio profondo della croce, la cui estremità inferiore quasi fuoriesce dallo spazio pittorico per occupare lo spazio reale, il deciso incedere del passo, sono tutti accorgimenti mediante i quali il pittore ha efficacemente accentuato il senso di profondità della scena.

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