LA PAROLA DI PAPA FRANCESCO
a cura di Gian Paolo Cassano
Continuando il ciclo sulla speranza cristiana, il Papa, nell’udienza generale di mercoledì 18 gennaio, ha riflettuto sulla morte sul bisogno di salvezza, pregando e riconoscendo la necessità di “sperare nel Dio della vita”. Egli ha colto nella vicenda di Giona, che fugge davanti alla chiamata di Dio, il legame tra speranza e preghiera e la certezza che la misericordia di Dio “perdona”. Egli capirà che “davanti al pericolo e alla morte” proprio la speranza “si esprime in preghiera”, perché “la preghiera ti porta avanti nella speranza e quando le cose diventano buie, occorre più preghiera! E ci sarà più speranza”. Nella tempesta in cui si imbatte nella sua fuga e nell’invocazione a Dio si può leggere “la giusta reazione davanti alla morte, davanti al pericolo; perché è allora che l’uomo fa completa esperienza della propria fragilità e del proprio bisogno di salvezza. L’istintivo orrore del morire svela la necessità di sperare nel Dio della vita”. Sono dunque parole di quella speranza “che diventa preghiera” davanti ad “un imminente pericolo di morte”: ora “Dio conosce la nostra debolezza, sa che ci ricordiamo di Lui per chiedere aiuto, e con il sorriso indulgente di un padre, Dio risponde benevolmente”.
Di fronte alla “morte incombente” Giona prega e vive la propria vocazione “al servizio degli altri” accettando di sacrificarsi per loro e conducendo i sopravvissuti al riconoscimento e alla lode del “vero Signore”. Così “la speranza, che li aveva indotti a pregare per non morire, si rivela ancora più potente e opera una realtà che va anche al di là di quanto essi speravano: non solo non periscono nella tempesta, ma si aprono al riconoscimento del vero e unico Signore del cielo e della terra”.
Successivamente, anche gli abitanti di Ninive, davanti alla prospettiva di essere distrutti, “pregheranno, spinti dalla speranza nel perdono di Dio”: faranno penitenza, invocheranno il Signore e si convertiranno a Lui. “Così, sotto la misericordia divina, e ancor più alla luce del mistero pasquale, la morte può diventare, come è stato per san Francesco d’Assisi, ‘nostra sorella morte’ e rappresentare, per ogni uomo e per ciascuno di noi, la sorprendente occasione di conoscere la speranza e di incontrare il Signore. Che il Signore ci faccia capire questo legame fra preghiera e speranza. La preghiera ti porta avanti nella speranza e quando le cose diventano buie, occorre più preghiera! E ci sarà più speranza”.
Il Papa ha ricordato la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani che (con il motto “L’amore di Cristo ci spinge verso la riconciliazione”), “è per noi una sfida” perché “tutte le Comunità cristiane, conoscendo meglio la propria storia, teologia e diritto si aprano sempre di più alla riconciliazione”.
Gian Paolo Cassano
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