La parola di Papa Francesco

LA PAROLA DI PAPA FRANCESCO
a cura di Gian Paolo Cassano

“Beatam Teresiam de Calcutta Sanctam esse decernimus et definimus ac Sanctorum Catalogo adscribimus…”. Con questa formula il Papa ha proclamato santa domenica 4 settembre Madre Teresa, la “santa dei bassifondi di Calcutta”. E’ una “generosa dispensatrice della misericordia divina” e “si è impegnata in difesa della vita proclamando incessantemente che ‘chi non è ancora nato è il più debole, il più piccolo, il più misero’. Si è chinata sulle persone sfinite, lasciate morire ai margini delle strade, riconoscendo la dignità che Dio aveva loro dato; ha fatto sentire la sua voce ai potenti della terra, perché riconoscessero le loro colpe dinanzi ai crimini – dinanzi ai crimini! – della povertà creata da loro stessi. La misericordia è stata per lei il ‘sale’ che dava sapore a ogni sua opera, e la “’luce’ che rischiarava le tenebre di quanti non avevano più neppure lacrime per piangere, per piangere la loro povertà e sofferenza”. La missione di Madre Teresa continua ad essere “testimonianza eloquente della vicinanza di Dio ai più poveri tra i poveri” e così la consegna a tutto il mondo del volontariato, in piazza san Pietro per il Giubileo. Al mondo del volontariato ha ripetuto le parole dell’apostolo Paolo: «la tua carità è stata per me motivo di grande gioia e consolazione, poiché il cuore dei credenti è stato confortato per opera tua»: “quanti cuori i volontari confortano! Quante mani sostengono; quante lacrime asciugano; quanto amore è riversato nel servizio nascosto, umile e disinteressato! Questo lodevole servizio dà voce alla fede – dà voce alla fede! – ed esprime la misericordia del Padre che si fa vicino a quanti sono nel bisogno”. All’Angelus ha fatto ancora riferimento alla nuova santa alla cui protezione ha affidato i volontari e agli operatori di misericordia per imparare “a contemplare e adorare ogni giorno Gesù Crocifisso per riconoscerlo e servirlo nei fratelli bisognosi”. Ha anche ricordato “quanti si spendono al servizio dei fratelli in contesti difficili e rischiosi”, pensando “specialmente a tante religiose che donano la loro vita senza risparmio”.
Sabato 3 settembre, nell’udienza speciale per il mondo del volontariato, il Papa aveva messo in evidenza come la misericordia di Dio non sia mai “una bella idea”, ma “un’azione concreta: non c’è misericordia senza concretezza; la misericordia non è un fare il bene di passaggio. E’ coinvolgersi lì dove c’è il male, dove c’è la malattia, dove c’è la fame, dove ci sono tanti sfruttamenti umani. e Anche la misericordia umana non diventa tale, cioè, umana, è misericordia, fino a quando non ha raggiunto la sua concretezza nell’agire quotidiano”. Francesco ha abbracciato con affetto e riconoscenza i volontari delle cento sigle e cento mondi che ha chiamato “artigiani della misericordia”. Infatti “voi esprimete il desiderio tra i più belli nel cuore dell’uomo, quello di far sentire amata una persona che soffre. Nelle diverse condizioni del bisogno e delle necessità di tante persone, la vostra presenza è la mano tesa di Cristo che raggiunge tutti. Voi siete la mano tesa di Cristo”. Così li ha incoraggiati: “siate sempre pronti nella solidarietà, forti nella vicinanza, solerti nel suscitare la gioia e convincenti nella consolazione. Il mondo ha bisogno di segni concreti, di segni concreti di solidarietà, soprattutto davanti alla tentazione dell’indifferenza, e richiede persone capaci di contrastare con la loro vita l’individualismo, il pensare solo a sé stessi e disinteressarsi dei fratelli nel bisogno”.
Mercoledì 31 agosto, nell’udienza generale, ha commentato il testo evangelico dell’incontro tra Gesù e l’emorroissa, un caso che “fa riflettere su come la donna sia spesso percepita e rappresentata”. Così ha messo in guardia “da visioni della femminilità inficiate da pregiudizi e sospetti lesivi della sua intangibile dignità. (…) Gesù ha ammirato la fede di questa donna che tutti evitavano e ha trasformato la sua speranza in salvezza”. E’ così “la misericordia di Dio. Dobbiamo avere coraggio e andare da lui, chiedere perdono per i nostri peccati e andare avanti. Con coraggio, come ha fatto questa donna”. Quella che Gesù dona è una “salvezza totale, che reintegra la vita della donna nella sfera dell’amore di Dio e, al tempo stesso, la ristabilisce nella sua dignità” e Gesù “con il suo comportamento pieno di misericordia, indica alla Chiesa il percorso da compiere per andare incontro ad ogni persona, perché ognuno possa essere guarito nel corpo e nello spirito e recuperare la dignità di figli di Dio”.
Gian Paolo Cassano

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