Beato

Un nuovo beato: è stato proclamato sabato scorso 27 settembre a Madrid, in una solenne Celebrazione, presieduta dal card. Angelo Amato (prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi). E’ mons. Álvaro del Portillo, sacerdote, vescovo e primo successore del fondatore dell’Opus Dei, San Josemaría Escrivá de Balaguer .
Nell’Omelia il card. Amato ha evidenziato come “da giovane fu chiamato alla sequela di Cristo per essere dopo zelante ministro della Chiesa e per manifestare a tutti la gloriosa ricchezza del suo mistero salvifico”.
“C’è una virtù – spiega il cardinale Angelo Amato – che mons. Álvaro del Portillo visse in modo del tutto straordinario, ritenendola uno strumento indispensabile di santità e di apostolato: la virtù dell’umiltà, come imitazione e identificazione con Cristo mite e umile di cuore. Ed è questa la consegna che fa a noi oggi il beato Álvaro del Portillo. Invita a essere santi come lui, vivendo una santità amabile, misericordiosa, gentile, mite e umile. La Chiesa e il mondo hanno bisogno del grande spettacolo della santità, per bonificare, con il suo buon profumo, i miasmi dei tanti vizi ostentati con arrogante insistenza”.
Mons. del Portillo era ingegnere, e aveva dottorati in filosofia, lettere e diritto canonico; era nato a Madrid l’11 marzo 1914, terzo di otto fratelli. 
Nel 1935 entrò a far parte dell’Opus Dei, istituzione della Chiesa Cattolica fondata sette anni prima da San Josemaría Escrivá de Balaguer. Ricevette direttamente dal fondatore la formazione e lo spirito propri di quel nuovo cammino nella Chiesa. Sviluppò un ampio lavoro di evangelizzazione tra i suoi compagni di studio e di lavoro, e dal 1939 fece numerosi viaggi apostolici in diverse città della Spagna. Il 25 giugno 1944 fu ordinato sacerdote. Nel 1946 si trasferì a Roma, pochi mesi prima che vi stabilisse la sua residenza San Josemaría, con il quale visse anche negli anni seguenti, promuovendo l’espansione apostolica dell’Opus Dei. Nel corso del Concilio (1962-65) fu segretario della Commissione sulla Disciplina del Clero e del Popolo Cristiano.
La vita di Álvaro del Portillo è strettamente unita a quella del fondatore. Rimase sempre al suo fianco fino al momento stesso della sua morte il 26 giugno 1975, succedendogli nella guida dell’Opus Dei nel lavoro di evangelizzazione e di governo pastorale fino alla morte a Roma all’alba del 23 marzo 1994. Dopo la sua morte, migliaia di persone hanno testimoniato per iscritto il loro ricordo di mons. Álvaro del Portillo: la sua bontà, il calore del suo sorriso, la sua umiltà, la sua audacia soprannaturale, la pace interiore che le sue parole comunicavano. 
“L’itinerario terreno del beato Álvaro – ha detto al termine della Beatificazione Mons. Javier Echevarría, prelato dell’Opus Dei – ci dimostra che il perfetto compimento dei propri doveri contrassegna il cammino della santificazione personale, la via che conduce alla piena unione con Dio, alla quale tutti dobbiamo aspirare.”  
Il nuovo beato ci “insegna il messaggio dell’Opus Dei – aggiunge don Javier Medina Bayo, postulatore della Causa di beatificazione – cioè la santificazione del lavoro ordinario, dei doveri ordinari del proprio stato.”
Il Papa per l’occasione ha inviato un Messaggio nel quale sottolinea come Álvaro del Portillo rendesse grazie a Dio perché “consapevole dei tanti doni che Dio gli aveva concesso e lo ringraziava per quella dimostrazione di amore paterno” che  risvegliò “nel suo cuore desideri di seguirlo con maggiore dedizione e generosità e di vivere una vita di umile servizio agli altri”. Il Beato servì la Chiesa “con cuore spoglio di interessi mondani, alieno alla discordia, accogliente con tutti e sempre alla ricerca del buono negli altri, di ciò che unisce, che edifica”. Il messaggio che il Beato del Portillo ci invia “ci dice di fidarsi del Signore che non ci defrauda mai e che sta sempre al nostro fianco”. “Ci incoraggia a non temere di andare controcorrente e di soffrire per l’annuncio del Vangelo e ci insegna che nella semplicità e nella quotidianità della nostra vita possiamo trovare un cammino sicuro di santità”.
Gian Paolo Cassano

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