La parola di Papa Francesco

LA PAROLA DI PAPA FRANCESCO
a cura di Gian Paolo Cassano
No ad un “sistema economico che sfrutta l’uomo”. E’ la forte denuncia levata dal Papa all’Angelus di domenica 6 luglio. Francesco si è soffermato sull’invito di Gesù (“Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro”) che aveva “davanti agli occhi le persone che incontra ogni giorno (…) gente semplice, poveri, malati, peccatori, emarginati”. Ora “Gesù stesso cercava queste folle stanche e sfinite come pecore senza pastore: così dice Lui, e le cercava per annunciare loro il Regno di Dio e per guarire molti nel corpo e nello spirito. Ora li chiama tutti a sé: ‘Venite a me’, e promette loro sollievo e ristoro”. Questo invito “si estende fino ai nostri giorni, per raggiungere tanti fratelli e sorelle oppressi da condizioni di vita precarie, da situazioni esistenziali difficili e a volte prive di validi punti di riferimento”. Nei Paesi più poveri, “ma anche nelle periferie dei Paesi più ricchi si trovano tante persone stanche e sfinite sotto il peso insopportabile dell’abbandono e dell’indifferenza”, che fa tanto male fa ai bisognosi. “L’indifferenza: l’indifferenza umana! E peggio, quella dei cristiani. Ai margini della società sono tanti gli uomini e le donne provati dall’indigenza, ma anche dall’insoddisfazione della vita e dalla frustrazione. Tanti sono costretti ad emigrare dalla loro Patria, mettendo a repentaglio la propria vita. Molti di più portano ogni giorno il peso di un sistema economico che sfrutta l’uomo, gli impone un ‘giogo’ insopportabile, che i pochi privilegiati non vogliono portare. A ciascuno di questi figli del Padre che è nei cieli, Gesù ripete: ‘Venite a me, voi tutti’”.
Gesù ci fa anche un invito che è “come un comandamento” a prendere il suo giogo che “consiste nel caricarsi del peso degli altri con amore fraterno” per diventare a nostra volta “ristoro e conforto per i fratelli, con atteggiamento mite e umile, ad imitazione del Maestro. La mitezza e l’umiltà del cuore ci aiutano non solo a farci carico del peso degli altri, ma anche a non pesare su di loro con le nostre vedute personali, i nostri giudizi o le nostre critiche o la nostra indifferenza”.
Gian Paolo Cassano

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