La parola di Papa Francesco

LA PAROLA DI PAPA FRANCESCO
a cura di Gian Paolo Cassano

Ci vuole un po’ di santa furbizia come quella che ebbero i Magi per non cadere nella trappola tesa da Erode: così il Papa si è espresso nella S. Messa del giorno dell’Epifania. “Loro, con questa ‘santa furbizia’ hanno custodito la fede. E anche noi dobbiamo custodire la fede. Custodirla da quel buio…. tante volte, un buio travestito di luce…. E qui è necessaria la ‘santa furbizia’, per custodire la fede, custodirla dai canti delle sirene, che ti dicono: ‘Ma, guarda, oggi dobbiamo fare questo, quello…’ Ma, la fede è una grazia, è un dono. A noi tocca custodirla con questa ‘santa furbizia’, con la preghiera, con l’amore, con la carità”.
Francesco ha posto la sua attenzione alla figura dei Magi che “seguono fedelmente quella luce che li pervade interiormente, e incontrano il Signore. In questo percorso dei Magi d’Oriente è simboleggiato il destino di ogni uomo: la nostra vita è un camminare, illuminati dalle luci che rischiarano la strada, per trovare la pienezza della verità e dell’amore, che noi cristiani riconosciamo in Gesù, Luce del mondo”. Anche i cristiani di oggi, nota il Papa, hanno la loro stella. È il Vangelo, da leggere e meditare, per “fare esperienza” di Gesù e del suo amore. Nel comportamento dei Magi si può poi cogliere anche un altro aspetto molto istruttivo: “a non accontentarci di una vita mediocre, del ‘piccolo cabotaggio’, ma a lasciarci sempre affascinare da ciò che è buono, vero, bello… da Dio, che tutto questo lo è in modo sempre più grande! E ci insegnano a non lasciarci ingannare dalle apparenze, da ciò che per il mondo è grande, sapiente, potente. Non bisogna fermarsi lì. E’ necessario custodire la fede”.
All’Angelus poi ha rivolto un augurio ai fedeli delle Chiese Orientali che celebrano il Natale: “la pace che Dio ha donato all’umanità con la nascita di Gesù, Verbo incarnato, rafforzi in tutti la fede, la speranza e la carità, e dia conforto alle comunità cristiane, alle Chiese che sono nella prova”.
A tutti poi l’invito a mettersi in cammino seguendo la luce come hanno fatto i Magi: “la Chiesa sta tutta dentro questo movimento di Dio verso il mondo: la sua gioia è il Vangelo, è riflettere la luce di Cristo. La Chiesa è il popolo di coloro, che hanno sperimentato questa attrazione e la portano dentro, nel cuore nella vita. Mi piacerebbe – sinceramente, eh – mi piacerebbe dire a quelli che si sentono lontani da Dio e dalla Chiesa – dirlo rispettosamente – dire a quelli che sono timorosi e indifferenti: il Signore chiama anche te, chiama ad essere parte del suo popolo e lo fa con grande rispetto e amore! Il Signore ti chiama. Il Signore ti cerca. Il Signore ti aspetta. Il Signore non fa proselitismo, dà amore, e questo amore ti cerca, ti aspetta, a te, che in questo momento non credi o sei lontano. E questo è l’amore di Dio”.
Il Papa andrà in Terra Santa (a 50 anni dallo storico viaggio di Paolo VI) dal 24 al 26 maggio. Lo ha annunciato all’Angelus di domenica 5 gennaio: “presso il Santo Sepolcro celebreremo un Incontro Ecumenico con tutti i rappresentanti delle Chiese cristiane di Gerusalemme, insieme al Patriarca Bartolomeo di Costantinopoli.”
Commentando poi il vangelo domenicale, ha evidenziato come Gesù sia “entrato nella nostra storia”, diventando “pienamente Dio-con-noi! La nascita di Gesù, allora, ci mostra che Dio ha voluto unirsi ad ogni uomo e ogni donna, ad ognuno di noi, per comunicarci la sua vita e la sua gioia”.
Allora “sappiamo di essere amati” da Dio che “è sempre presente a suscitare uomini nuovi, a purificare il mondo dal peccato che lo invecchia, dal peccato che e lo corrompe. Per quanto la storia umana e quella personale di ciascuno di noi possa essere segnata dalle difficoltà e dalle debolezze, la fede nell’Incarnazione ci dice che Dio è solidale con l’uomo e con la sua storia. Questa prossimità di Dio all’uomo, ad ogni uomo, ad ognuno di noi è un dono che non tramonta mai!”.
E’ vero che tante volte “preferiamo rimanere nella chiusura dei nostri errori e nell’angoscia dei nostri peccati”, ma “Gesù è paziente. Gesù sa aspettare. Ci aspetta sempre !” Così occorre testimoniare con gioia questo “messaggio di speranza, un messaggio di salvezza, antico e sempre nuovo (…)questo messaggio del Vangelo della vita, del Vangelo della luce, della speranza e dell’amore. Perché il messaggio di Gesù è questo: vita, luce, speranza, amore”.
Celebrando l’Eucaristia in San Pietro il 1 gennaio ha affidato a Maria S.S. “il nostro itinerario di fede, i desideri del nostro cuore, le nostre necessità, i bisogni del mondo intero, specialmente la fame e la sete di giustizia e di pace e di Dio; e la invochiamo tutti insieme: Santa Madre di Dio!”.
All’Angelus, il Papa ha rivolto il suo augurio speciale per il 2014: “è quello della Chiesa, è quello cristiano! Non è legato al senso un po’ magico e un po’ fatalistico di un nuovo ciclo che inizia”.
Richiamando il tema della Giornata mondiale della Pace (“Fraternità, fondamento e via per la pace”), ha invitato ad operare perché “il mondo diventi una comunità di fratelli che si rispettano, si accettano nelle loro diversità e si prendono cura gli uni degli altri”.
Infatti “siamo anche chiamati a renderci conto delle violenze e delle ingiustizie presenti in tante parti del mondo e che non possono lasciarci indifferenti e immobili: c’è bisogno dell’impegno di tutti per costruire una società veramente più giusta e solidale”.
Gian Paolo Cassano

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