La Parola di Papa Benedetto

LA PAROLA DI PAPA BENEDETTO
a cura di Gian Paolo Cassano

Continuando la riflessione sulla preghiera, Benedetto XVI, nell’udienza di mercoledì 15 febbraio si è soffermato sulla preghiera di Gesù in Croce che ci offre indicazioni “impegnative alla nostra preghiera, ma la aprono anche ad una serena fiducia e ad una ferma speranza”.
Gesù infatti “ci invita al difficile gesto di pregare anche per coloro che ci fanno torto, ci hanno danneggiato, sapendo perdonare sempre affinché la luce di Dio possa illuminare il loro cuore e ci invita a vivere, nella nostra preghiera, lo stesso atteggiamento di misericordia e di amore che Dio ha nei nostri confronti”.
Analizzando la risposta alla preghiera del “buon ladrone” (“Oggi sarai con me nel paradiso”) il Pontefice ha affermato come questa doni “la ferma speranza che la bontà di Dio può toccarci anche nell’ultimo istante della vita.”
Nella preghiera di Cristo di fronte alla morte “di estremo e totale affidamento a Dio” ci
viene comunicata “la certezza che, per quanto dure siano le prove, difficili i problemi, pesante la sofferenza, non cadremo mai fuori delle mani di Dio, quelle mani che ci hanno creato, ci sostengono e ci accompagnano nel cammino dell’esistenza, perché guidate da un amore infinito e fedele”.
Sabato 18 febbraio, nel concistoro per la creazione di 22 nuovi cardinali, il Papa ha evidenziato il loro compito al servizio del Servo dei servi di Dio, in un ruolo che li unisce “con nuovi e più forti legami non solo al Romano Pontefice ma anche all’intera comunità dei fedeli sparsa in tutto il mondo”.
In riferimento a quel “rosso”, emblema di una “dedizione assoluta e incondizionata”, fino “se necessario” all’effusione del sangue ha “chiesto di servire la Chiesa con amore e vigore, con la limpidezza e la sapienza dei maestri, con l’energia e la fortezza dei pastori, con la fedeltà e il coraggio dei martiri.”
Domenica 19 febbraio nella S. Messa in san Pietro con i nuovi cardinali ha parlato della “presidenza nella carità” del ministero petrino che “significa attirare gli uomini in un abbraccio eucaristico – l’abbraccio di Cristo -, che supera ogni barriera e ogni estraneità, e crea la comunione dalle molteplici differenze. Il ministero petrino è dunque primato nell’amore in senso eucaristico, ovvero sollecitudine per la comunione universale della Chiesa in Cristo”.
All’Angelus, poi, è tornato ancora sul servizio di guida che spetta al Pontefice romano, coadiuvato dai cardinali che deriva “dal fatto che in questa Città hanno versato il loro sangue gli Apostoli Pietro e Paolo, oltre a numerosi altri Martiri. Ritorniamo, così, alla testimonianza del sangue e della carità. La Cattedra di Pietro, dunque, è sì segno di autorità, ma di quella di Cristo, basata sulla fede e sull’amore”.
Gian Paolo Cassano

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