LA PAROLA DI PAPA BENEDETTO

LA PAROLA DI PAPA BENEDETTO
a cura di Gian Paolo Cassano
 S. Antonio da Padova; un maestro di preghiera, innamorato di Cristo, attento ai poveri: così Benedetto XVI ha parlato nell’Udienza generale di mercoledì 10 febbraio di “uno dei Santi più popolari in tutta la Chiesa cattolica”.
In realtà Antonio era portoghese (era nato a Lisbona) e si chiamava Fernando; ma quel XIII segnato dalla’eccezionale testimonianza di San Francesco conquisterà anche la sua vita e lo porterà a seguire il Frate di Assisi fino a  Padova dove morirà.
Dai suoi scritti emerge in modo così efficace “la freschezza e la bellezza del Vangelo” al punto che “ancora oggi”, a distanza di 800 anni, “li possiamo leggere con grande profitto spirituale”.
Fu un predicatore con un grande “fervore mistico”: nei suoi sermoni, “parla della preghiera come di un rapporto di amore, che spinge l’uomo a colloquiare dolcemente con il Signore, creando una gioia ineffabile, che soavemente avvolge l’anima in orazione. Antonio ci ricorda che la preghiera ha bisogno di un’atmosfera di silenzio che non coincide con il distacco dal rumore esterno, ma è esperienza interiore, che mira a rimuovere le distrazioni provocate dalle preoccupazioni dell’anima, creando il silenzio nell’anima stessa”.
Egli propone un “vero e proprio itinerario di vita cristiana”, dove la preghiera permette a Dio di “entrare nella sfera degli affetti, della volontà, del cuore” con i suoi “quattro indispensabili atteggiamenti”, che il Papa ha sottolineato per i credenti di oggi.
Si tratta di “aprire fiduciosamente il proprio cuore a Dio; questo è il primo passo del pregare, non semplicemente cogliere una parola, ma aprire il cuore alla presenza di Dio; poi colloquiare affettuosamente con Lui, vedendolo presente con me; e poi – cosa molto naturale – presentargli i nostri bisogni; infine lodarlo e ringraziarlo”.
Antonio fa di Cristo il centro della sua vita, con la contemplazione del Crocifisso, così importante, anche per la nostra cultura contemporanea. “La visione del Crocifisso – ha sottolineato il Pontefice – ispira ad Antonio pensieri di riconoscenza verso Dio e di stima per la dignità della persona umana, così che tutti, credenti e non credenti, possano trovare nel Crocifisso e nella sua immagine un significato che arricchisce la vita.”
Domenica 14 febbraio, all’Angelus, dopo la visita all’Ostello Caritas, in cui ha ribadito il primato della carità, Benedetto XVI  ha ricordato la festa dei S.S. Cirillo e Metodio, patroni d’Europa, affermando come i valori cristiani da essi promossi rimangono il fondamento dell’unità europea.
Ha poi commentato il Vangelo delle Beatitudini sottolineando che Gesù risponde alle attese di giustizia dei poveri e degli oppressi non attraverso una rivoluzione politica ma d’amore, con la sua Croce e la sua Risurrezione.
Gesù proclama beati i poveri, gli affamati, gli afflitti “perché la giustizia di Dio farà sì che costoro siano saziati, rallegrati, risarciti di ogni falsa accusa, in una parola, perché li accoglie fin d’ora nel suo regno.”
E’ una giustizia divina ed una beatitudine che “si realizzano nel Regno dei cieli … che avrà il suo compimento alla fine dei tempi ma che è già presente nella storia. Dove i poveri sono consolati e ammessi al banchetto della vita” – infatti – “lì si manifesta già ora la giustizia di Dio”. Per questo il Papa ha incoraggitoa quanti, in ogni parte del mondo, si impegnano gratuitamente in opere di giustizia e di amore, come ha già fatto nel suo Messaggio per la Quaresima.
 

 

Gian Paolo Cassano 

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