La parola di Papa Francesco

LA PAROLA DI PAPA FRANCESCO
a cura di Gian Paolo Cassano
La Chiesa è il corpo di Cristo ma non è immune da invidie e gelosie; ne ha parlato il Papa nell corso dell’udienza generale di mercoledì 22 ottobre evidenziando un “tratto distintivo”, il “più profondo e più bello” della Chiesa, l’essere cioè compaginata in unità grazie al Battesimo.
Il Pontefice ha illustrato l’icona biblica di Ezechiele delle ossa aride che riprendono vita grazie al soffio dello Spirito: “questa è la Chiesa, è un capolavoro, il capolavoro dello Spirito, il quale infonde in ciascuno la vita nuova del Risorto e ci pone l’uno accanto all’altro, l’uno a servizio e a sostegno dell’altro, facendo così di tutti noi un corpo solo, edificato nella comunione e nell’amore”.
Occorrerebbe che “ci ricordassimo più spesso di quello che siamo, di che cosa ha fatto di noi il Signore Gesù”, cioè che “siamo il suo corpo, quel corpo che niente e nessuno può più strappare da lui e che egli ricopre di tutta la sua passione e del di tutto il suo amore, proprio come uno sposo con la sua sposa. Questo pensiero, però, deve fare sorgere in noi il desiderio di corrispondere al Signore Gesù e di condividere il suo amore tra di noi, come membra vive del suo stesso corpo”.
Nonostante questo, “quante divisioni, quante invidie, come si sparla, quanta incomprensione ed emarginazione !” E ciò è “l’inizio della guerra”, perché “non incomincia nel campo di battaglia:”, ma “nel cuore, con incomprensioni, divisioni, invidie….”
Quando c’è “un cuore geloso” c’è “un cuore acido”, che non è “mai felice”, ma è “un cuore che smembra la comunità”. L’atteggiamento giusto è quello che sa “apprezzare nelle nostre comunità i doni e le qualità degli altri, dei nostri fratelli. (…) Apprezzare le qualità, farsi vicini e partecipare alla sofferenza degli ultimi e dei più bisognosi, esprimere la propria gratitudine a tutti”.
Domenica 26 ottobre, all’Angelus, ha affermato che “l’amore è la misura della fede, e la fede è l’anima dell’amore”, perché “non possiamo più separare la vita religiosa, la vita di pietà, dal servizio ai fratelli, a quei fratelli concreti che incontriamo. Non possiamo più dividere la preghiera, l’incontro con Dio nei Sacramenti, dall’ascolto dell’altro, dalla prossimità alla sua vita, specialmente alle sue ferite”.
E’ questa la novità “nel mettere insieme questi due comandamenti – l’amore per Dio e l’amore per il prossimo – rivelando che essi sono inseparabili e complementari, sono le due facce di una stessa medaglia”. E’ attraverso l’amore per i fratelli che il cristiano può testimoniare l’amore di Dio; Gesù mette il comandamento dell’amore “al centro, perché è il cuore da cui tutto deve partire e a cui tutto deve ritornare e fare riferimento”. Anzi, Gesù apre una via nuova: “opera uno squarcio che permette di scorgere due volti: il volto del Padre e quello del fratello”, o meglio, un solo volto “quello di Dio che si riflette in tanti volti, perché nel volto di ogni fratello, specialmente il più piccolo, fragile e indifeso, è presente l’immagine stessa di Dio”.
Gian Paolo Cassano

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