La parola di Papa Francesco

LA PAROLA DI PAPA FRANCESCO
a cura di Gian Paolo Cassano

“Solo se ci lasciamo riconciliare nel Signore Gesù col padre e con i fratelli, possiamo essere veramente nella pace”. Lo ha affermato il Papa nel corso dell’Udienza generale di mercoledì 19 febbraio. Parlando del sacramento della Riconciliazione (o Confessione) continua così la catechesi dedicata ai sacramenti.
Ora il perdono dei peccati non è “frutto dei nostri sforzi”, ma “dono dello Spirito Santo” che ci guarisce, perché “non è qualcosa che possiamo darci noi. Io non posso dire: mi perdono i peccati. Il perdono si chiede, si chiede a un altro e nella Confessione chiediamo il perdono a Gesù”. Allora possiamo veramente “essere nella pace”; è ciò che “abbiamo sentito tutti nel cuore quando andiamo a confessarci, con un peso nell’anima, un po’ di tristezza; e quando riceviamo il perdono di Gesù siamo in pace, con quella pace dell’anima tanto bella che soltanto Gesù può dare, soltanto Lui”. Poiché “il luogo in cui si rende presente lo Spirito” è la comunità cristiana, allora “non basta chiedere perdono al Signore nella propria mente e nel proprio cuore, ma è necessario confessare umilmente e fiduciosamente i propri peccati al ministro della Chiesa”.
Qui “il sacerdote non rappresenta soltanto Dio (…) ma tutta la comunità, che si riconosce nella fragilità di ogni suo membro, che ascolta commossa il suo pentimento, che si riconcilia con lui, che lo rincuora e lo accompagna nel cammino di conversione e di maturazione umana e cristiana”. Uno non può confessarsi solo con Dio: “sì, tu puoi dire a Dio ‘perdonami’, e dire i tuoi peccati, ma i nostri peccati sono anche contro i fratelli, contro la Chiesa. Per questo è necessario chiedere perdono alla Chiesa, ai fratelli, nella persona del sacerdote”.
A volte si può avere un po’ di vergogna, ma questo “fa bene, perché ci fa più umili, e il sacerdote riceve con amore e con tenerezza questa confessione e in nome di Dio perdona”. Allora non bisogna avere paura della confessione ! Dopo uno “esce libero, grande, bello, perdonato, felice”, perché si è avvolti nell’abbraccio caloroso “dell’infinita misericordia del Padre: (…) Dio fa festa! Andiamo avanti su questa strada.”
Quindi il Pontefice ha chiesto ad ognuno dei presenti: “quando è stata l’ultima volta che ti sei confessato, che ti sei confessata? Sono due giorni, due settimane, due anni, vent’anni, quarant’anni? E se è passato tanto tempo, non perdere un giorno di più, vai, che il sacerdote sarà buono. E’ Gesù lì, e Gesù è più buono dei preti, Gesù ti riceve, ti riceve con tanto amore. Sii coraggioso e vai alla Confessione!”.
Sabato 22 febbraio in San Pietro si è svolto il Concistoro per l’insediamento dei nuovi cardinali, con la particolare presenza del papa emerito Benedetto XVI e domenica 23 l’Eucaristia concelebrata dai nuovi cardinali.
All’Angelus ha esortato a lavorare per l’unità della Chiesa, evitando ogni divisione, perché una comunità non appartiene a qualche predicatore, ma a Cristo.
“Da questa appartenenza deriva che nelle comunità cristiane – diocesi, parrocchie, associazioni, movimenti – le differenze non possono contraddire il fatto che tutti, per il Battesimo, abbiamo la stessa dignità: tutti, in Gesù Cristo, siamo figli di Dio. E questa è la nostra dignità: in Gesù Cristo siamo figli di Dio. Coloro che hanno ricevuto un ministero di guida, di predicazione, di amministrare i Sacramenti, non devono ritenersi proprietari di poteri speciali, padroni, ma porsi al servizio della comunità, aiutandola a percorrere con gioia il cammino della santità”.
La Chiesa “affida la testimonianza di questo stile di vita pastorale ai nuovi Cardinali”. Così il Concistoro la Celebrazione Eucaristica “hanno offerto un’occasione preziosa per sperimentare la cattolicità, la universalità della Chiesa, ben rappresentata dalla variegata provenienza dei membri del Collegio Cardinalizio, raccolti in stretta comunione attorno al Successore di Pietro. E che il Signore ci dia la grazia di lavorare per l’unità della Chiesa, di costruire questa unità, perché l’unità è più importante dei conflitti. L’unità della Chiesa è in Cristo, i conflitti sono problemi che non sempre sono di Cristo”.
Di qui l’esortazione a rinnovare “la fede, l’amore per Cristo e per la sua Chiesa” e “a sostenere questi Pastori e ad assisterli con la preghiera, affinché guidino sempre con zelo il popolo che è stato loro affidato, mostrando a tutti la tenerezza e l’amore del Signore”. I pastori infatti hanno bisogno di preghiera per “aiutare ad andare avanti il Popolo di Dio! Dico ‘aiutare’, cioè servire il Popolo di Dio, perché la vocazione del vescovo, del cardinale e del Papa è proprio questa: essere servitore, servire in nome di Cristo. Pregate per noi, perché siamo buoni servitori: buoni servitori, non buoni padroni!”
Gian Paolo Cassano

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