La Parola di Papa Francesco

LA PAROLA DI PAPA FRANCESCO
a cura di Gian Paolo Cassano

“La Chiesa è cattolica perché è la casa di tutti: tutti sono figli della Chiesa e tutti sono in quella casa”. Lo ha detto con chiarezza il Papa nell’Udienza generale di mercoledì 9 ottobre. “Casa di tutti”, sparsa nel mondo, chiamata a unire in armonia le diversità, che costituiscono la sua ricchezza, casa “aperta a tutti senza distinzioni”.
La Chiesa (è il secondo punto evidenziato) è “universale”, è “sparsa in ogni parte del mondo” ad annunciare il Vangelo. Per questo motivo “la Chiesa non è un gruppo di élite, non riguarda solo alcuni. La Chiesa non ha chiusure, è inviata alla totalità delle persone, alla totalità del genere umano. E l’unica Chiesa è presente anche nelle più piccole parti di essa (…) La Chiesa non è solo all’ombra del nostro campanile, ma abbraccia una vastità di genti, di popoli che professano la stessa fede”.
Francesco si appella poi al cuore dei cristiani, perché avvertano questo abbraccio universale: “sentirci in comunione con tutte le Chiese, con tutte le comunità cattoliche piccole o grandi del mondo! … E poi sentire che tutti siamo in missione, piccole o grandi comunità, tutti dobbiamo aprire le nostre porte ed uscire per il Vangelo. Chiediamoci allora: che cosa faccio io per comunicare agli altri la gioia di incontrare il Signore, la gioia di appartenere alla Chiesa? Annunciare e testimoniare la fede non è un affare di pochi, riguarda anche me, te, ciascuno di noi!”.
Infine (ecco il terzo punto) la Chiesa è cattolica perché è la casa “dove unità e diversità sanno coniugarsi insieme per essere ricchezza”, come in una sinfonia dove ogni strumento “mantiene il suo timbro inconfondibile”, pur concorrendo ad una “armonia” della quale il “Maestro” è lo Spirito Santo.
Di qui la necessità di rifuggire dalle malelingue, dalle chiacchiere che sono contro l’armonia. “E questa non è la Chiesa: la Chiesa è l’armonia di tutti. Mai chiacchierare l’uno contro l’altro, mai litigare. Accettiamo l’altro, accettiamo che vi sia una giusta varietà, che questo sia differente … L’uniformità uccide la vita. La vita della Chiesa è varietà, e quando vogliamo mettere questa uniformità a tutti, uccidiamo i doni dello Spirito Santo!”.
Dopo la catechesi del pomeriggio e la Veglia di preghiera nella sera di sabato 12, domenica 13 ottobre il Pontefice ha presieduto l’Eucaristia in piazza San Pietro davanti alla statua della Madonna di Fatima e ad oltre 100.000 persone, in occasione della Giornata Mariana per l’Anno della fede.
Guardando a Maria, Papa Francesco invita a riflettere su tre realtà: Dio ci sorprende, Dio ci chiede fedeltà, Dio è la nostra forza. “Dio ci sorprende – ha detto il Papa – è proprio nella povertà, nella debolezza, nell’umiltà che si manifesta e ci dona il suo amore che ci salva, ci guarisce e ci dà forza. Chiede solo che seguiamo la sua parola e ci fidiamo di Lui”. Questa è anche l’esperienza della Vergine Maria che davanti “all’annuncio dell’Angelo, non nasconde la sua meraviglia”, lo stupore di vedere che “Dio, per farsi uomo, ha scelto proprio lei, una semplice ragazza di Nazaret” che “non ha compiuto imprese straordinarie.” Così si è chiesto: “mi lascio sorprendere da Dio, come ha fatto Maria, o mi chiudo nelle mie sicurezze, sicurezze materiali, sicurezze intellettuali, sicurezze ideologiche, sicurezze dei nei miei progetti? Lascio veramente entrare Dio nella mia vita? Come gli rispondo?”.
Ma Dio “chiede fedeltà nel seguirlo”, come Paolo esorta Timoteo dicendogli di “ricordarsi sempre di Cristo, di perseverare nella fede”. E’ “la difficoltà di essere costanti, di essere fedeli alle decisioni prese, agli impegni assunti. Spesso è facile dire sì’, ma poi non si riesce a ripetere questo ‘sì’ ogni giorno. Non si riesce ad essere fedeli”. Quindi rivolge un’altra cruciale domanda: “sono un cristiano ‘a singhiozzo’, o sono un cristiano sempre?”. Occorre essere fedeli perché “la cultura del provvisorio, la cultura del relativo entra anche nel vivere la fede. Dio ci chiede di essergli fedeli, ogni giorno, nelle azioni quotidiane e aggiunge che, anche se a volte non gli siamo fedeli, Lui è sempre fedele e con la sua misericordia non si stanca di tenderci la mano per risollevarci, di incoraggiarci a riprendere il cammino, di ritornare a Lui e dirgli la nostra debolezza perché ci doni la sua forza”.
Dio è la nostra forza. E “tutto è suo dono”. Poi pone altri interrogativi: “quante volte ci diciamo grazie in famiglia? E’ una delle parole chiave della convivenza. ‘Permesso’, ‘scusa’, ‘grazie’: se in una famiglia si dicono queste tre parole, la famiglia va avanti. ‘Permesso’, ‘scusami’, ‘grazie’. Quante volte diciamo ‘grazie’ in famiglia? Quante volte diciamo grazie a chi ci aiuta, ci è vicino, ci accompagna nella vita? Spesso diamo tutto per scontato! E questo avviene anche con Dio.”
Il Papa ha concluso leggendo l’Atto di Affidamento alla Madonna di Fatima e all’Angelus ha ricordato i 500 martiri spagnoli (proclamati domenica beati a Tarragona) “uccisi per la loro fede durante la guerra civile spagnola degli anni Trenta del secolo scorso. Lodiamo il Signore per questi suoi coraggiosi testimoni, e per loro intercessione supplichiamolo di liberare il mondo da ogni violenza.”
Gian Paolo Cassano

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