La parola di Papa Francesco

LA PAROLA DI PAPA FRANCESCO
a cura di Gian Paolo Cassano

Lo attendevano sin da quando (lo scorso 15 maggio) aveva annunciato la sua visita a Cagliari al santuario della “Madonna di Bonaria” cogliendo il legame con Buenos Aires. Infatti la capitale argentina porta il nome di ‘Città della Santissima Trinità e Porto di Nostra Signora di Bonaria’. “Ma essendo tanto lungo (aveva detto in quell’occasione), sono rimaste le due ultime parole: Bonaria, Buenos Aires, in ricordo della vostra icona della Madonna di Bonaria”.
Domenica 22 settembre il Papa ancora una volta è entrato nel cuore della gente, soprattutto affrontando il problema del lavoro, con le sue difficoltà e le sue speranze. Proprio al Santuario di Nostra Signora di Bonaria, la patrona della Sardegna, con la S. Messa c’è stato l’incontro centrale del viaggio. Di fronte alle difficoltà che non mancano in Sardegna il Pontefice ha raccomandato “la collaborazione leale di tutti, con l’impegno dei responsabili delle istituzioni, anche la Chiesa, per assicurare alle persone e alle famiglie i diritti fondamentali, e far crescere una società più fraterna e solidale”. Di qui l’invito ad “incontrare lo sguardo di Maria”, affidando a Lei ogni famiglia, perché “abbiamo bisogno del suo sguardo di tenerezza, del suo sguardo materno che ci conosce meglio che chiunque altro, del suo sguardo pieno di compassione e di cura.”
Incontrando i lavoratori di una terra ferita dalla piaga della disoccupazione le cui conseguenze ricadono spesso sulle famiglie, è tornato con la memoria alle sue origini, quando il padre (per la disoccupazione a causa della crisi degli anni ‘30) si trasferì in Argentina: “hanno perso tutto! Non c’era lavoro! E io ho sentito, nella mia infanzia, parlare di questo tempo, a casa… Io non l’ho visto, non ero ancora nato, ma ho sentito dentro casa questa sofferenza, parlare di questa sofferenza. Conosco bene questo! Ma devo dirvi: Coraggio!”. Dobbiamo affrontare “con solidarietà e intelligenza” questa sfida storica. “Una sofferenza, la mancanza di lavoro, che ti porta – scusatemi sono un po’ forte, ma dico la verità – a sentirti senza dignità! Dove non c’è lavoro, manca la dignità!” Questo è un problema globale “conseguenza di una scelta mondiale, di un sistema economico che porta a questa tragedia; un sistema economico che ha al centro un idolo, che si chiama denaro”. Nel piano di Dio al centro non c’è un idolo, ma l’essere umano che porta “avanti, col proprio lavoro, il mondo”. Ora, invece, “in questo sistema, senza etica, al centro c’è un idolo e il mondo è diventato idolatro” di questo dio-denaro: per cui “comandano i soldi! Comanda il denaro! Comandano tutte queste cose che servono a lui, a questo idolo. E cosa succede? Per difendere questo idolo si ammucchiano tutti al centro e cadono gli estremi, cadono gli anziani, perché in questo mondo non c’è posto per loro! (…) E cadono i giovani che non trovano il lavoro, la dignità. Ma pensa, in un mondo dove i giovani – generazioni, due, di giovani – non hanno lavoro. Non ha futuro questo mondo. Perché? Perché loro non hanno dignità!” Certo “è difficile avere dignità senza lavorare”, ed è questa una grave sofferenza. “Lavoro, lavoro, lavoro. E’ una preghiera, una preghiera necessaria. Lavoro vuol dire dignità, lavoro vuol dire portare il pane a casa, lavoro vuol dire amare! Per difendere questo sistema economico idolatrico si istaura la ‘cultura dello scarto’: si scartano i nonni e si scartano i giovani. E noi dobbiamo dire ‘no’ a questa cultura dello scarto”. Di qui l’invito a non lasciarsi “rubare la speranza” a lottare “tutti insieme perché al centro, almeno della nostra vita, sia l’uomo e la donna, la famiglia, tutti noi, perché la speranza possa andare avanti…” Il Papa ha concluso con una commovente preghiera al Signore per il lavoro e la dignità della gente sarda: “Signore, ci manca il lavoro. Gli idoli vogliono rubarci la dignità. I sistemi ingiusti vogliono rubarci la speranza. Signore, non ci lasciare soli. Aiutaci ad aiutarci fra noi, che dimentichiamo un po’ l’egoismo e sentiamo nel cuore il “noi”, noi popolo, che vuole andare avanti. Signore Gesù, a Te non mancò il lavoro, dacci lavoro e insegnaci a lottare per il lavoro e benedici tutti noi”.
“Qui sentiamo in modo forte e concreto che siamo tutti fratelli”; così nel pomeriggio incontrando in Cattedrale i poveri, i detenuti ed i rappresentanti del mondo dell’associazionismo e del volontariato. Ha ricordato come la carità non sia “un semplice assistenzialismo e nemmeno un assistenzialismo per tranquillizzare le coscienze”, ma sia amore gratuito, “scelta di vita”, sia “un modo di essere, di vivere…. E’ necessario fare le opere di misericordia con misericordia! Le opere di carità con carità !”
Più tardi ha incontrato il mondo della cultura nella Facoltà Teologica riflettendo su tre parole chiave: disillusione, rassegnazione e speranza. Di fronte ad “un atteggiamento che appare ‘pragmatico’, ma che di fatto ignora il grido di giustizia, di umanità e di responsabilità sociale e porta all’individualismo, all’ipocrisia, se non ad una sorta di cinismo”, occorre “trovare vie di speranza, che aprano orizzonti nuovi alla nostra società.”
E la speranza è ancora la parola chiave del festoso incontro con il mondo giovanile con ha concluso la visita papale. Di fronte alle paure sul futuro, ai dubbi di fede presentate dai giovani ne è nato un colloquio arricchito anche di ricordi personali. Ad essi ha chiesto di non lasciarsi vincere dal pessimismo, perché “un giovane senza gioia è preoccupante”. Occorre e uscire con coraggio da se stessi, senza lamentarsi, e fidarsi di Gesù, come Pietro sul lago di Galilea: “le difficoltà non devono spaventarvi, ma spingervi ad andare oltre. Sentite rivolte a voi le parole di Gesù: Prendete il largo e calate le reti, giovani di Sardegna! Siate sempre più docili alla Parola del Signore: è Lui, è la sua Parola, è il seguirlo che rende fruttuoso il vostro impegno di testimonianza”. Seguire Gesù è impegnativo ma “Lui è il Signore! Lui cambia la prospettiva della vita. La fede in Gesù conduce a una speranza che va oltre, a una certezza fondata non soltanto sulle nostre qualità e abilità, ma sulla Parola di Dio, sull’invito che viene da Lui”. Per Lui “non esitate a spendere la vostra vita per testimoniare con gioia il Vangelo, specialmente ai vostri coetanei !”
Gian Paolo Cassano

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