La parola di Papa Francesco

LA PAROLA DI PAPA FRANCESCO
a cura di Gian Paolo Cassano

All’udienza generale mercoledì 7 giugno ha invitato cristiani, ebrei e musulmani a pregare per la pace in Medio Oriente. Nella catechesi incentrata sulla speranza cristiana, il Pontefice si era soffermato in particolare sulla “Paternità di Dio sorgente della nostra speranza”. Il “Padre Nostro”, infatti, è la “preghiera cristiana per eccellenza”, quella insegnata da Gesù ai suoi discepoli e con loro a tutti noi. “Tutto il mistero della preghiera cristiana si riassume qui, in questa parola: avere il coraggio di chiamare Dio con il nome di Padre”. Infatti chiamare Dio Padre è la grande rivoluzione del cristianesimo. Lo afferma anche la liturgia “quando, invitandoci alla recita comunitaria della preghiera di Gesù, utilizza l’espressione ‘osiamo dire’” Ora “chiamare Dio col nome di ‘Padre’ non è per nulla un fatto scontato. Saremmo portati ad usare i titoli più elevati, che ci sembrano più rispettosi della sua trascendenza. Invece, invocarlo come ‘Padre’ ci pone in una relazione di confidenza con Lui, come un bambino che si rivolge al suo papà, sapendo di essere amato e curato da lui. Questa è la grande rivoluzione che il cristianesimo imprime nella psicologia religiosa dell’uomo”. E’ “il mistero di Dio, che sempre ci affascina e ci fa sentire piccoli” e che “non fa più paura, non ci schiaccia, non ci angoscia”. Soffermandosi sulla “parabola del padre misericordioso” ha rilevato che “Dio è Padre, dice Gesù, ma non alla maniera umana, perché non c’è nessun padre in questo mondo che si comporterebbe come il protagonista di questa parabola. Dio è Padre alla sua maniera: buono, indifeso davanti al libero arbitrio dell’uomo, capace solo di coniugare il verbo ‘amare’. Quando il figlio ribelle, dopo aver sperperato tutto, ritorna finalmente alla casa natale, quel padre non applica criteri di giustizia umana, ma sente anzitutto il bisogno di perdonare, e con il suo abbraccio fa capire al figlio che in tutto quel lungo tempo di assenza gli è mancato, è dolorosamente mancato al suo amore di padre”.
La certezza che Dio è un Padre che ci guarda e non ci abbandona “è la sorgente della nostra speranza, che troviamo custodita in tutte le invocazioni del Padre nostro”. Possiamo chiedere al Padre con fiducia. “Tutte le nostre necessità, da quelle più evidenti e quotidiane, come il cibo, la salute, il lavoro, fino a quella di essere perdonati e sostenuti nelle tentazioni, non sono lo specchio della nostra solitudine: c’è invece un Padre che sempre ci guarda con amore, e che sicuramente non ci abbandona” .Di qui l’invito a pregare il Padre ogni volta che abbiamo dei problemi, delle necessità, pensare al Padre “che non può essere senza di noi, e che in questo momento ci sta guardando”.
All’Angelus nella festa della S.S. Trinità domenica 11 giugno il Papa ha detto: “Gesù ci ha manifestato il volto di Dio. Dio è tutto e solo Amore, in una relazione che tutto crea, redime e santifica: Padre e Figlio e Spirito Santo”.
Riferendosi alle letture della solennità ed in particolare al testo della benedizione di San Paolo alla comunità di Corinto, frutto della sua esperienza personale dell’amore di Dio, rivelatogli da Cristo  e che ha trasformato la sua vita facendolo apostolo delle genti, ha considerato come “la comunità cristiana, pur con tutti i limiti umani” possa “diventare un riflesso della comunione della Trinità, della sua bontà e bellezza.” Tutto questo “passa necessariamente attraverso l’esperienza della misericordia di Dio, del suo perdono”. Così Dio si era presentato anche a Mosè proclamando il proprio nome: «Il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà», un nome che “esprime che Dio non è lontano e chiuso in sé stesso, ma è Vita che vuole comunicarsi, è apertura, è Amore che riscatta l’uomo dall’infedeltà.” Dio è “misericordioso”, è “pietoso” e “ricco di grazia” e questa rivelazione giunge al suo compimento in Cristo che “ci ha manifestato il volto di Dio, Uno nella sostanza e Trino nelle persone; Dio è tutto e solo Amore, in una relazione sussistente che tutto crea, redime e santifica: Padre e Figlio e Spirito Santo”. Nel Vangelo poi Nicodemo, il cercatore di Dio, comprende finalmente di essere già cercato e atteso da Dio e che Dio può offrirgli la vita eterna, che “è l’amore smisurato e gratuito del Padre che Gesù ha donato sulla croce, offrendo la sua vita per la nostra salvezza. Questo amore con l’azione dello Spirito Santo ha irradiato una luce nuova sulla terra e in ogni cuore umano che lo accoglie; una luce che rivela gli angoli bui, le durezze che ci impediscono di portare i frutti buoni della carità e della misericordia”.
Francesco ha anche ricordato la beatificazione, avvenuta sabato 10 a La Spezia, di Itala Mela che compì un percorso mistico centrato sul mistero della Santissima Trinità: la sua testimonianza “ci incoraggi durante le nostre giornate, a rivolgere spesso il pensiero a Dio Padre, Figlio e Spirito Santo che abita nella cella del nostro cuore.”
Gian Paolo Cassano

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