La parola di Papa Francesco

LA PAROLA DI PAPA FRANCESCO
a cura di Gian Paolo Cassano

Mercoledì 23 novembre Francesco, all’udienza generale, continuando la catechesi sulle opere di misericordia si è soffermato sul consigliare i dubbiosi ed insegnare agli ignoranti. Due opere di misericordia strettamente legate fra loro, a portata di tutti. Il Papa ha citato Giovanni Bosco, Giustino, Giuseppe Calasanzio, santi che sono esempi di cristiani che nei secoli si sono impegnati nel campo dell’insegnamento. La Chiesa sempre ha “sentito l’esigenza di impegnarsi nell’ambito dell’istruzione, perché la sua missione di evangelizzazione comporta l’impegno di restituire la dignità ai più poveri” e “quanti cristiani (…) hanno dato la propria vita nell’istruzione, nell’educazione dei bambini e dei giovani.” Il primo esempio è quello di San Giustino che nel II secolo fondò “una scuola” perché i cristiani conoscessero meglio la Sacra Scrittura. Poi San Giuseppe Calasanzio che a cavallo fra il 1500 e il 1600 aprì le prime scuole popolari gratuite d’Europa e ancora San Giovanni Bosco che preparava i ragazzi al lavoro, in scuole “che abilitavano al lavoro mentre educavano ai valori umani e cristiani. L’istruzione, pertanto, è davvero una peculiare forma di evangelizzazione”.
Infatti la mancanza di istruzione “intacca la dignità” della persona e facilita il diventare “preda dello sfruttamento”. E la piaga dell’analfabetismo che colpisce ancor oggi tanti bambini. Una buona istruzione insegna invece “il metodo critico” che comprende anche “un certo tipo di dubbio utile” a verificare i risultati raggiunti. L’opera di misericordia di consigliare i dubbiosi non riguarda ciò, ma è relativa alla misericordia nel lenire quel dolore che nasce dalla paura e dall’angoscia, conseguenze del dubbio. Francesco si è soffermato sui dubbi che toccano la fede in senso positivo perché portano a voler conoscere più a fondo Dio: ora “i dubbi che toccano la fede, in senso positivo, sono un segno che vogliamo conoscere meglio e più a fondo Dio, Gesù, e il mistero del suo amore verso di noi”. Si tratta di “dubbi che fanno crescere”, perché “è un bene quindi che ci poniamo delle domande sulla nostra fede”; così “siamo spinti ad approfondirla”, anche se questi vanno superati. Il Papa ha poi indicato due aiuti centrali: la catechesi e il vivere concretamente la fede praticandola verso i più bisognosi. Allora tanti dubbi svaniscono perché “sentiamo la verità del Vangelo nell’amore” che condividiamo con gli altri. E la certezza più sicura per uscire dal dubbio  “è l’amore di Dio con il quale siamo stati amati”, un amore gratuito e per sempre, perché “Dio mai fa retromarcia con il suo amore, mai! “
All’Angelus di domenica 27 novembre (nella prima di Avvento), il Papa (con un pensiero alle popolazioni del Centro America, colpite dall’uragano e dal sisma e a quelle alluvionate del Nord Italia) ha richiamato tutti i fedeli a non dipendere dalle proprie sicurezze, perché l’arrivo del Signore è inaspettato. “La visita del Signore all’umanità” avviene in tre tempi. La prima è avvenuta con l’incarnazione, la seconda avviene nel presente di ogni giorno, la terza è quella che avverrà alla fine dei tempi. Così “il Vangelo non vuole farci paura, ma aprire il nostro orizzonte alla dimensione ulteriore, più grande, che da una parte relativizza le cose di ogni giorno ma al tempo stesso le rende preziose, decisive”. Tutto ciò “dà a ogni gesto, a ogni cosa una luce diversa, uno spessore, un valore simbolico”, in una prospettiva che invita alla sobrietà, “a non essere dominati dalle cose di questo mondo, dalle realtà materiali, ma piuttosto a governarle. Se, al contrario, ci lasciamo condizionare e sopraffare da esse, non possiamo percepire che c’è qualcosa di molto più importante: il nostro incontro finale con il Signore: e questo è l’importante”. L’Avvento porta con sé “un invito alla vigilanza, perché non sapendo quando Egli verrà, bisogna essere sempre pronti a partire”, ad “allargare l’orizzonte del nostro cuore (…) a farci sorprendere dalla vita che si presenta ogni giorno con le sue novità. Per fare ciò occorre imparare a non dipendere dalle nostre sicurezze, dai nostri schemi consolidati, perché il Signore viene nell’ora in cui non immaginiamo. Viene per introdurci in una dimensione più bella e più grande”.
Gian Paolo Cassano

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