La parola di Papa Francesco

LA PAROLA DI PAPA FRANCESCO
a cura di Gian Paolo Cassano

Nell’udienza   di mercoledì 7 settembre il Papa ha messo in guardia dal rischio di una fede “fai da te”. Francesco ha invitato tutti a convertirsi e diventare “artigiani di misericordia” come Santa Teresa di Calcutta, riflettendo sul Vangelo dove Giovanni Battista manda i suoi discepoli da Gesù per chiedergli se fosse proprio Lui il Messia. E Gesù risponde “di essere lo strumento concreto della misericordia del Padre, che a tutti va incontro portando la consolazione e la salvezza e in questo modo manifesta il giudizio di Dio”.
E’ questo il messaggio che la Chiesa riceve da questo racconto della vita di Cristo che proclama beato chi non trova in Lui motivo di scandalo, cioè “ostacolo”. Ma se l’ostacolo a credere sono soprattutto le “azioni di misericordia” di Gesù , questo significa che si ha una “falsa immagine” del Messia. Di qui il rischio per alcuni di ritagliarsi una fede “fai da te”, che riduce Dio nello spazio dei propri desideri. “Altri riducono Dio a un falso idolo, usano il suo santo nome per giustificare i propri interessi o addirittura l’odio e la violenza. Per altri ancora Dio è solo un rifugio psicologico in cui essere rassicurati nei momenti difficili: si tratta di una fede ripiegata su sé stessa, impermeabile alla forza dell’amore misericordioso di Gesù che spinge verso i fratelli. Altri ancora considerano Cristo solo un buon maestro di insegnamenti etici, uno fra i tanti della storia. Infine, c’è chi soffoca la fede in un rapporto puramente intimistico con Gesù, annullando la sua spinta missionaria capace di trasformare il mondo e la storia”.  Invece “noi cristiani crediamo nel Dio di Gesù” e il nostro desiderio è quello di crescere nell’esperienza viva del suo mistero di amore.
E’ solo Dio infatti che ci da la vera libertà; lo ha messo in rilievo nella speciale udienza giubilare di sabato 10 settembre. E’ stata una catechesi incentrata sul binomio Misericordia e Redenzione, sottolineando che oggi sembra che l’uomo “non ami più pensare di essere liberato e salvato da un intervento di Dio”. L’uomo “si illude infatti della propria libertà come forza per ottenere tutto”, ma in realtà, oggi tante illusioni “vengono vendute sotto il pretesto della libertà” e anzi tante “nuove schiavitù si creano ai nostri giorni in nome di una falsa libertà: (…) “tanti, tanti schiavi … ‘Io faccio questo perché voglio farlo, io prendo la droga perché mi piace, sono libero, io faccio quell’altro … ‘Sono schiavi! Diventano schiavi in nome della libertà. Tutti noi abbiamo visto persone del genere che alla fine finiscono per terra. Abbiamo bisogno che Dio ci liberi da ogni forma di indifferenza, di egoismo e di autosufficienza”. Francesco ha rileva che il Signore ci redime, si sacrifica per noi donandoci una nuova vita fatta di “perdono, di amore e di gioia”. Certo, ci sono momenti in cui siamo messi alla prova e proprio in quel momento siamo “invitati a puntare lo sguardo su Gesù crocifisso che soffre per noi e con noi, come prova certa che Dio non ci abbandona”. Infatti tutta la nostra vita, “pur segnata dalla fragilità del peccato, è posta sotto lo sguardo di Dio che ci ama”. E mostra tutta la sua vicinanza e tenerezza soprattutto a chi è più bisognoso: “Dio ha una grande  tenerezza, un grande amore per i piccoli, per i più deboli, per gli scartati della società. Più noi siamo nel bisogno, più il suo sguardo su di noi si riempie di misericordia. Egli prova una compassione pietosa nei nostri riguardi perché conosce le nostre debolezze. Conosce i nostri peccati e ci perdona; perdona sempre! È tanto buono, è tanto buono il nostro Padre”.
Non c’è peccato in cui siamo caduti da cui, con la grazia di Dio, non possiamo risorgere; non c’è una persona irrecuperabile”. Così il Papa ci presenta l’infinito amore di Dio per l’uomo, parlando all’Angelus di domenica 11 settembre.
Nelle tre parabole di Lc 15  “Gesù ci presenta il volto vero di un Dio: un Padre dalle braccia aperte, che tratta i peccatori con tenerezza e compassione. La parabola che più commuove – commuove tutti -, perché manifesta l’infinito amore di Dio, è quella del padre che stringe a sé, e abbraccia il figlio ritrovato. ”.
A colpire non è tanto “la triste storia di un giovane che precipita nel degrado,” ma le sue parole decisive di ritorno alla casa del padre. “La via del ritorno verso casa è la via della speranza e della vita nuova. Dio aspetta sempre il nostro rimetterci in viaggio, ci attende con pazienza, ci vede quando ancora siamo lontani, ci corre incontro, ci abbraccia, ci bacia, ci perdona. Così è Dio! Così è il nostro Padre! E il suo perdono cancella il passato e ci rigenera nell’amore. Dimentica il passato: questa è la debolezza di Dio. Quando ci abbraccia e ci perdona, perde la memoria, non ha memoria! Dimentica il passato. Quando noi peccatori ci convertiamo il peccatore si converte e ci facciamo si fa ritrovare da Dio non lo ci attendono rimproveri e durezze, perché Dio salva, riaccoglie a casa con gioia e fa festa”.
Gian Paolo Cassano

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