La parola di Papa Francesco

LA PAROLA DI PAPA FRANCESCO
a cura di Gian Paolo Cassano

Mercoledì 30 marzo, all’udienza generale il Pontefice ha parlato del perdono di Dio, terminando il ciclo di catechesi sulla misericordia nell’Antico Testamento. Dio non si stanca mai di perdonare chi gli chiede perdono, come emerge dai versi del Salmo 51, quello che dà voce al re Davide, oppresso dal doppio, grave peccato che ha commesso: adulterio ed assassinio. Il re confessa la propria colpa, non si vergogna della sua miseria, confida nella misericordia divina. Infatti “l’unica cosa di cui abbiamo davvero bisogno nella nostra vita è quella di essere perdonati, liberati dal male e dalle sue conseguenze di morte. Purtroppo, la vita ci fa sperimentare tante volte queste situazioni; e anzitutto in esse dobbiamo confidare nella misericordia. Dio è più grande del nostro peccato. Non dimentichiamo questo: (…) Dio è più grande di tutti i peccati che noi possiamo fare”.
Il Salmo mostra che l’ammettere il proprio errore è già un modo di celebrare “la giustizia e la santità di Dio”, che non si limita a elargire una sommaria benevolenza al peccatore, ma fa molto di più: distrugge e cancella il peccato. “Ma lo cancella proprio dalla radice, non come fanno in tintoria quando portiamo un abito e cancellano la macchia. No! Dio cancella il nostro peccato proprio dalla radice, tutto!” Con il perdono divino una persona volta letteralmente pagina; così si diventa “creature nuove, ricolmate dallo Spirito, piene di gioia”, anzi, accogliendo la grazia divina, “possiamo persino insegnare agli altri a non peccare più”. Così “se tu cadi per debolezza nel peccato, alza la tua mano: il Signore la prende e ti aiuterà ad alzarti. Questa è la dignità del perdono di Dio! La dignità che ci dà il perdono di Dio è quella di alzarci, metterci sempre in piedi, perché Lui ha creato l’uomo e la donna per essere in piedi”. Ma chi ha ricevuto il perdono di Dio non può che comportarsi altrettanto con gli altri attorno a sé: “tutti coloro che il Signore ci ha posto accanto (…) tutti sono, come noi, bisognosi della misericordia di Dio. È bello essere perdonato, ma anche tu, se vuoi essere perdonato, perdona anche tu. Perdona!”
Il libro della Misericordia di Dio è il Vangelo: lo ha ricordato il Papa domenica 3 aprile, nella Messa della Domenica della Divina Misericordia, incoraggiando a leggere il Vangelo e a continuare a scriverlo con gesti semplici e concreti di amore. Parlando all’umanità, “spesso ferita e timorosa, che porta le cicatrici del dolore e dell’incertezza”, ha messo in evidenza che “ogni infermità può trovare nella Misericordia di Dio un soccorso efficace”; occorre “attingere la Misericordia del Padre e portarla nel mondo”. Per questo occorre “leggere e rileggere il Vangelo”, dove “non tutto è stato scritto”, ma “rimane un libro aperto, dove continuare a scrivere i segni dei discepoli di Cristo, gesti concreti di amore, che sono la testimonianza migliore della misericordia. Siamo tutti chiamati a diventare scrittori viventi del Vangelo”. Francesco ha chiesto “gesti semplici e forti, a volte perfino invisibili”, per portare la tenerezza e la consolazione di Dio. La strada è una sola: “uscire da noi stessi, uscire, per testimoniare la forza risanatrice dell’amore che ci ha conquistati”. Significa fare gesti di compassione e attenzione per “tante persone che chiedono di essere ascoltate e comprese”, avendo sperimentato che “la Misericordia di Dio è eterna; non finisce, non si esaurisce, non si arrende di fronte alle chiusure, e non si stanca mai”. E’ la certezza che “Dio non ci abbandona”, attingendo da Cristo la sua pace “che proviene dal cuore del Risorto, la pace che ha vinto il peccato, la morte e la paura”. E’ la pace che non divide ma unisce, che non lascia soli, ma ci fa sentire accolti e amati, che “permane nel dolore e fa fiorire la speranza”. Di qui l’invito ad “essere noi stessi misericordiosi, per diffondere ovunque la forza del Vangelo, per scrivere quelle pagine del Vangelo che l’Apostolo Giovanni non ha scritto”. Al Regina Coeli il Pontefice ha pensato “al dramma di chi patisce le conseguenze della violenza in Ucraina: di quanti rimangono nelle terre sconvolte dalle ostilità che hanno causato già varie migliaia di morti, e di quanti, più di un milione, sono stati spinti a lasciarle dalla grave situazione che perdura”. A tale scopo, il Papa ha annunciato “una speciale colletta” in tutte le chiese cattoliche d’Europa domenica 24 aprile “ad alleviare le sofferenze materiali” ed “esprimere la vicinanza e la solidarietà”. Ha poi ricordato la Giornata Mondiale contro le mine antiuomo, per cui “troppe persone continuano ad essere uccise o mutilate da queste terribili armi e uomini e donne coraggiosi rischiano la vita per bonificare i terreni minati.” E’ l’invito ad un rinnovato “impegno per un mondo senza mine!”
Gian Paolo Cassano

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