La parola di Papa Francesco

LA PAROLA DI PAPA FRANCESCO
a cura di Gian Paolo Cassano

I tre giorni della misericordia; sono quelli del triduo pasquale su cui si è soffermato papa Francesco nell’udienza generale di mercoledì 23 marzo. E’ una riflessione che suona come un messaggio di speranza che si riverbera sul mondo oltre i confini della fede: “è una grande storia d’amore che non conosce ostacoli. La Passione di Gesù dura fino alla fine del mondo, perché è una storia di condivisione con le sofferenze di tutta l’umanità e una permanente presenza nelle vicende della vita personale di ognuno di noi. Insomma, il Triduo Pasquale è memoriale di un dramma d’amore che ci dona la certezza che non saremo mai abbandonati nelle prove della vita”.
Nel giovedì santo Dio che si fa cibo nell’Eucaristia e si fa servo ai piedi degli Apostoli: così “Gesù attesta che dobbiamo imparare a spezzare con altri questo nutrimento perché diventi una vera comunione di vita con quanti sono nel bisogno. Lui si dona a noi e ci chiede di rimanere in Lui per fare altrettanto”. Venerdì Santo è il giorno dell’amore al suo culmine, quello che Sant’Agostino definì un amore che “va alla fine senza fine” e che “intende abbracciare tutti, nessuno escluso”. Infine, il Sabato Santo, il giorno di Dio nel sepolcro, “il giorno del silenzio di Dio”, quando “Dio tace, ma per amore. In questo giorno l’amore, quell’amore silenzioso, diventa attesa della vita nella risurrezione. Pensiamo, il Sabato Santo: ci farà bene pensare al silenzio della Madonna, ‘la credente’, che in silenzio era in attesa della Resurrezione. La Madonna dovrà essere l’icona, per noi, di quel Sabato Santo. Pensare tanto come la Madonna ha vissuto quel Sabato Santo; in attesa. È l’amore che non dubita, ma che spera nella parola del Signore, perché diventi manifesta e splendente il giorno di Pasqua”.
Ha poi ricordato Giuliana di Norwich, mistica inglese del Medioevo che, pur analfabeta, descrisse le visioni della Passione offrendo di esse, in modo “profondo e intenso”, il senso “dell’amore misericordioso di Cristo.” Citando un dialogo in cui la Beata ringrazia Gesù per l’offerta delle sue sofferenze, il Papa ha ripetuto la risposta di Cristo alla mistica: “l’aver sofferto la passione per te è per me una gioia, una felicità, un gaudio eterno; e se potessi soffrire di più lo farei” E’ questo “il nostro Gesù, che a ognuno di noi dice: ‘Se potessi soffrire di più per te, lo farei’. Come sono belle queste parole! Ci permettono di capire davvero l’amore immenso e senza confini che il Signore ha per ognuno di noi”.
Nel messaggio Urbi et Orbi domenica 27 marzo, solennità della Pasqua, ha ricordato le ferite del mondo, “pieno di persone che soffrono nel corpo e nello spirito”. Egli si è anche soffermato sul dramma di “efferati delitti che non di rado si consumano tra le mura domestiche” e sulla tragedia “di conflitti armati su larga scala che sottomettono intere popolazioni ad indicibili prove”. Il pensiero è andato, in particolare, alle popolazioni di Paesi martoriati da guerre, alle vittime del terrorismo e ai migranti.
Gesù crocifisso e risorto “ci dona il suo sguardo di tenerezza e di compassione verso gli affamati e gli assetati, i forestieri e i carcerati, gli emarginati e gli scartati, le vittime del sopruso e della violenza”. Il Risorto indica sentieri di pace e di speranza alla “Siria, Paese dilaniato da un lungo conflitto, con il suo triste corteo di distruzione, morte, disprezzo del diritto umanitario e disfacimento della convivenza civile. Alla potenza del Signore risorto  affidiamo i colloqui in corso, affinché con la buona volontà e la collaborazione di tutti si possano raccogliere frutti di pace e avviare la costruzione di una società fraterna, rispettosa della dignità e dei diritti di ogni cittadino”.
Un “messaggio di vita” che “sconfigga la durezza dei cuori”, promuovendo “un incontro fecondo di popoli e di culture nelle altre zone del bacino del Mediterraneo e del Medio Oriente, in particolare  in Iraq, nello Yemen e in Libia”. Ha poi auspicato per la Terra santa “una pace giusta e duratura tramite un negoziato diretto e sincero” e per l’Ucraina “ispirando e sostenendo anche le iniziative di aiuto umanitario, tra cui la liberazione di persone detenute”. Il Papa ha quindi ricordato le vittime del terrorismo “forma cieca ed efferata di violenza che non cessa di spargere sangue innocente in diverse parti del mondo, come è avvenuto nei recenti attentati in Belgio, Turchia, Nigeria, Ciad, Camerun e Costa d’Avorio e Iraq”. Ha guardato ai “fermenti di speranza” per le prospettive di pace in Africa, “in particolare al Burundi, al Mozambico, alla Repubblica Democratica del Congo e al Sud Sudan, segnati da tensioni politiche e sociali”. E per il bene comune in Venezuela. L’annuncio del Cristo risorto è anche un invito a non dimenticare migranti e di rifugiati ( tra cui molti bambini)  “in fuga dalla guerra, dalla fame, dalla povertà e dall’ingiustizia sociale” e la terra ricca di splendore ma tanto maltrattata “da uno sfruttamento avido di guadagno, che altera gli equilibri della natura”.
Papa Francesco ha infine esortato a riascoltare con i fratelli e le sorelle “che sono perseguitati per la fede e per la loro fedeltà al nome di Cristo e dinanzi al male che sembra avere la meglio nella vita di tante persone”, la consolante parola del Signore: “Non abbiate paura! Io ho vinto il mondo! (…) A quanti nelle nostre società hanno perso ogni speranza e gusto di vivere, agli anziani sopraffatti che nella solitudine sentono venire meno le forze, ai giovani a cui sembra mancare il futuro, a tutti rivolgo ancora una volta le parole del Risorto: ‘Ecco, io faccio nuove tutte le cose … A colui che ha sete darò gratuitamente acqua dalla fonte della vita.’ Questo rassicurante messaggio di Gesù, aiuti ciascuno di noi a ripartire con più coraggio e con più speranza per costruire strade di riconciliazione con Dio e con i fratelli. ne abbiamo tanto bisogno”.
Gian Paolo Cassano

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