La parola di Papa Francesco

LA PAROLA DI PAPA FRANCESCO
a cura di Gian Paolo Cassano

All’Angelus dell’Assunta (sabato 15 agosto) Papa Francesco ha pregato affinché la Madre di Dio “rivolga a noi i suoi occhi misericordiosi, ci rischiari la strada, ci indichi la meta, e ci mostri Gesù. La fede è “il motivo più vero della grandezza di Maria e della sua beatitudine”. La fede è “il cuore di tutta la storia di Maria”. La Madonna “è la credente, la grande credente. Lei sa (e lo dice) che nella storia pesa la violenza dei prepotenti, l’orgoglio dei ricchi, la tracotanza dei superbi. Tuttavia, Maria crede e proclama che Dio non lascia soli i suoi figli, umili e poveri, ma li soccorre con misericordia e con premura, rovesciando i potenti dai loro troni, disperdendo gli orgogliosi nelle trame del loro cuore”. Ora “la nostra vita, vista alla luce di Maria assunta in Cielo, non è un vagabondare senza senso, ma è un pellegrinaggio che, pur con tutte le sue incertezze e sofferenze, ha una meta sicura: la casa di nostro Padre, che ci aspetta con amore”. Ecco Maria, “la grande credente! Come membri della Chiesa, siamo destinati a condividere la gloria della nostra Madre, perché, grazie a Dio, anche noi crediamo nel sacrificio di Cristo sulla croce e, mediante il Battesimo, siamo inseriti in tale mistero di salvezza”.
“Vivere in comunione concreta, reale con Gesù su questa terra ci fa già passare dalla morte alla vita”. Così si è espresso il Pontefice all’Angelus di domenica 16 agosto, riferendosi alla liturgia in cui il Vangelo presenta Gesù, il pane vivo disceso dal cielo. “Cosa significa mangiare la carne e bere il sangue di Gesù? E’ solo un immagine, un simbolo o indica qualcosa di reale? Nell’Ultima Cena il pane e il vino diventano realmente il suo Corpo e il suo Sangue”. E’ questa “l’Eucaristia, che Gesù ci lascia con uno scopo preciso: che noi possiamo diventare una sola cosa con Lui. Infatti dice: ‘Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui’ (v. 56). Quel rimanere: Gesù in noi e noi in Gesù. La comunione è proprio una assimilazione: mangiando Lui, diventiamo come Lui. Ma questo richiede il nostro ‘sì’, la nostra adesione alla fede”. Ora l’Eucaristia non è “una preghiera privata o una bella esperienza spirituale”, in cui vado se ho voglia, non è “una semplice commemorazione di ciò che Gesù ha fatto nell’Ultima Cena”. Ora “l’Eucaristia è ‘memoriale’, ossia un gesto che attualizza e rende presente l’evento della morte e risurrezione di Gesù: il pane è realmente il suo Corpo donato per noi, il vino è realmente il suo Sangue versato per noi. L’Eucaristia è Gesù stesso che si dona interamente a noi”. Se vissuta con fede, la comunione eucaristica trasforma la nostra vita “in un dono a Dio e ai fratelli” e “nutrirci di quel ‘Pane’ significa entrare in sintonia con il cuore di Cristo, assimilare le sue scelte, i suoi pensieri, i suoi comportamenti. Significa entrare in un dinamismo di amore e diventare persone di pace, persone di perdono, di riconciliazione, di condivisione solidale”.
Nell’Udienza generale di mercoledì 19 agosto Francesco ha parlato della sacralità del lavoro che dà dignità a persone e famiglie e permette alla terra di svilupparsi secondo l’ottica creatrice di Dio.
“Il lavoro è sacro. E perciò la gestione dell’occupazione è una grande responsabilità umana e sociale, che non può essere lasciata nelle mani di pochi o scaricata su un ‘mercato’ divinizzato. Causare una perdita di posti di lavoro significa causare un grave danno sociale”. Quanto tristezza quando si vede “che c’è gente senza lavoro, che non trova lavoro e non ha la dignità di portare il pane a casa. E mi rallegro tanto quando vedo che i governanti fanno tanti sforzi per trovare posti di lavoro e per cercare che tutti abbiano un lavoro. Il lavoro è sacro, il lavoro dà dignità a una famiglia. Dobbiamo pregare perché non manchi il lavoro in una famiglia”. Ora è il lavoro che rende migliore il luogo in cui si vive e, in generale, il nostro pianeta: “la bellezza della terra e la dignità del lavoro sono fatte per essere congiunte. Vanno insieme tutte e due: la terra diviene bella quando è lavorata dall’uomo”. Quando invece “il lavoro si distacca dall’alleanza di Dio con l’uomo e la donna” e diventa “ostaggio della logica del solo profitto e disprezza gli affetti della vita”, allora “l’avvilimento dell’anima” che ne nasce “contamina tutto”, la “vita civile si corrompe e l’habitat si guasta”. E a farne le spese sono “i più poveri”, le “famiglie più povere”. Così “la famiglia è un grande banco di prova. Quando l’organizzazione del lavoro la tiene in ostaggio, o addirittura ne ostacola il cammino, allora siamo sicuri che la società umana ha incominciato a lavorare contro se stessa!” Di qui l’esortazione alle famiglie cristiane a sfruttare “con fede e scaltrezza” la congiuntura attuale, difendendo “il lavoro che rende domestica la terra e abitabile il mondo”, nonostante sembri di dover combattere come Davide contro Golia. “Ma sappiamo come è andata a finire quella sfida!”
Gian Paolo Cassano

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