La Parola di Papa Benedetto

LA PAROLA DI PAPA BENEDETTO
a cura di Gian Paolo Cassano

La preghiera di Gesù e la sua “azione guaritrice”; è stato questo il tema della catechesi nell’Udienza generale di mercoledì 14 dicembre. Benedetto XVI si è soffermato sul racconto della guarigione del sordomuto (nel Vangelo di Marco) il cui insieme “mostra che il coinvolgimento umano con il malato porta Gesù alla preghiera. Ancora una volta riemerge il suo rapporto unico con il Padre, la sua identità di Figlio Unigenito (…) Nell’azione guaritrice di Gesù entra in modo chiaro la preghiera, con il suo sguardo verso il cielo. La forza che ha sanato il sordomuto è certamente provocata dalla compassione per lui, ma proviene dal ricorso al Padre”.
Analizzando poi l’episodio della risurrezione di Lazzaro, ha parlato del “doppio registro” della preghiera di Cristo, per cui “mentre Gesù implora la vita per Lazzaro”, la sua malattia e morte “vanno considerate il luogo in cui si manifesta la gloria di Dio”.
Ora “ciascuno di noi è chiamato a comprendere che nella preghiera di domanda al Signore non dobbiamo attenderci un compimento immediato di ciò che noi chiediamo, della nostra volontà, ma affidarci piuttosto alla volontà del Padre, leggendo ogni evento nella prospettiva della sua gloria, del suo disegno di amore, spesso misterioso ai nostri occhi”. Qui è racchiusa l’essenza della preghiera, dove “prima che il dono venga concesso (ricorda il Catechismo della Chiesa Cattolica), Gesù aderisce a Colui che dona e che nei suoi doni dona se stesso”: così si comprende come “il dono più grande che può darci è la sua amicizia, la sua presenza, il suo amore. Lui è il tesoro prezioso da chiedere e custodire sempre”.
Allora “la nostra preghiera … apre la porta a Dio, che ci insegna ad uscire costantemente da noi stessi per essere capaci di farci vicini agli altri, specialmente nei momenti di prova, per portare loro consolazione, speranza e luce”.
Toccante è stata la visita del Papa domenica 18 dicembre al carcere romano di Rebibbia dove si è fermato a dialogare con i dentuti rispondendo alle loro domande.
Egli ha ricordato che “dovunque c’è un affamato, uno straniero, un ammalato, un carcerato, lì c’è Cristo stesso che attende la nostra visita e il nostro aiuto. È questa la ragione principale che mi rende felice di essere qui, per pregare, dialogare ed ascoltare”. I carcerati sono “persone umane che meritano, nonostante il loro crimine, di essere trattati con rispetto e dignità”. L’amore di Dio non conosce confini: “sono venuto a dirvi semplicemente – ha aggiunto il Pontefice – che Dio vi ama di un amore infinito e siete sempre figli di Dio. E lo stesso unigenito Figlio di Dio, il Signore Gesù, ha fatto l’esperienza del carcere, è stato sottoposto a un giudizio davanti a un tribunale e ha subito la più feroce condanna alla pena capitale”.
All’Angelus ha rivolto parole di vicinanza alla vittime del tifone nella Filippine e, soffermandosi sulla liturgia domenicale, ha spiegato l’importanza della verginità della Madonna “perché testimonia che l’iniziativa è stata di Dio e soprattutto rivela chi è il concepito”. Benedetto XVI ha inoltre evidenziato la semplicità e la sapienza della Vergine nell’accogliere il progetto divino: “Dio aspetta il “sì” di questa fanciulla per realizzare il suo disegno. Rispetta la sua dignità e la sua libertà. Il “sì” di Maria implica l’insieme di maternità e verginità, e desidera che tutto in Lei vada a gloria di Dio, e il Figlio che nascerà da Lei possa essere tutto dono di grazia”.
“In questo senso la verginità di Maria e la divinità di Gesù si garantiscono reciprocamente.” Una verginità “unica e irripetibile” quella di Maria ma il cui significato riguarda ogni cristiano: “chi confida profondamente nell’amore di Dio – evidenzia il Papa – accoglie in sé Gesù, la sua vita divina, per l’azione dello Spirito Santo. E’ questo il mistero del Natale”.
Gian Paolo Cassano

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