La Parola di Papa Benedetto

LA PAROLA DI PAPA BENEDETTO
a cura di Gian Paolo Cassano

Nell’udienza generale di mercoledì 23 novembre Benedetto XVI ha ripercorso le tappe principali del suo viaggio apostolico in Benin che si è rivelato “una toccante esperienza di fede e di rinnovato incontro con Gesù Cristo vivo”.
Il viaggio in Benin è stato “un grande appello all’Africa, perché orienti ogni sforzo ad annunciare il Vangelo a coloro che ancora non lo conoscono; …. tutto ciò dice che in quel Continente c’è una riserva di vita e di vitalità per il futuro, sulla quale noi possiamo contare, sulla quale la Chiesa può contare”.
E’ stato anche un’esortazione, per le comunità cristiane, alla giustizia, alla pace e alla riconciliazione che è indispensabile “anche sul piano civile e necessita un’apertura alla speranza che deve animare anche la vita sociopolitica ed economica del Continente.”
Rilevando ”l’ardente desiderio di libertà e di giustizia che … anima i cuori di numerosi popoli africani” il Papa ha sottolineato “la necessità di costruire una società in cui i rapporti tra etnie e religioni diverse siano caratterizzati dal dialogo e dall’armonia” invitando “tutti ad essere veri seminatori di speranza in ogni realtà e in ogni ambiente”. Ciò è vero soprattutto per i cristiani che “sono uomini di speranza, che non si possono disinteressare dei propri fratelli e sorelle”.
Nel corso del suo viaggio il Pontefice ha pregato sulla tomba del card. Bernardin Gantin illustre figlio del Benin e dell’Africa ed ha consegnato ai presidenti delle Conferenze Episcopali dell’Africa l’esortazione apostolica post sinodale Africae munus, testo con le linee fondamentali per il cammino di quella Chiesa “per rispondere efficacemente alla impegnativa missione evangelizzatrice della Chiesa pellegrina nell’Africa del terzo millennio”.
Il Papa ha potuto gustare “la gioia di vivere, l’allegria e l’entusiasmo delle nuove generazioni che costituiscono il futuro dell’Africa. Alla schiera festosa dei Bambini, una delle tante risorse e ricchezze del Continente, ho additato la figura di san Kizito, un ragazzo ugandese, ucciso perché voleva vivere secondo il Vangelo, ed ho esortato ciascuno a testimoniare Gesù ai propri coetanei”.
All’Angelus domenica 27 novembre il Papa ha rivolto un appello agli esperti in occasione dei lavori della Convenzione Onu sui cambiamenti climatici che si tiene a Durban, in Sud Africa: “auspico che tutti i membri della comunità internazionale concordino una risposta responsabile, credibile e solidale a questo preoccupante e complesso fenomeno, tenendo conto delle esigenze delle popolazioni più povere e delle generazioni future”.
Benedetto XVI ha parlato del tempo di Avvento che “è un richiamo salutare a ricordarci che la vita non ha solo la dimensione terrena, ma è proiettata verso un ‘oltre’, come una pianticella che germoglia dalla terra e si apre verso il cielo. Una pianticella pensante, l’uomo, dotata di libertà e responsabilità, per cui ognuno di noi sarà chiamato a rendere conto di come ha vissuto, di come ha utilizzato le proprie capacità: se le ha tenute per sé o le ha fatte fruttare anche per il bene dei fratelli”.
Nella società post moderna sembra essere “l’uomo l’unico padrone, come se fosse lui l’artefice e il regista di tutto: le costruzioni, il lavoro, l’economia, i trasporti, le scienze, la tecnica, tutto sembra dipendere solo dall’uomo.”
Il vero “padrone” del mondo non è l’uomo ma Dio, al cui mistero di salvezza l’uomo può aprirsi proprio se spalanca il cuore all’amore scaturito dall’evento Betlemme ricordandoci “questo, perché la nostra vita ritrovi il suo giusto orientamento, verso il volto di Dio. Il volto non di un ‘padrone’, ma di un Padre e di un Amico”.
Gian Paolo Cassano

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