La Parola di Papa Benedetto

LA PAROLA DI PAPA BENEDETTO

a cura di Gian Paolo Cassano

E’ stato un viaggio particolarmente significato il viaggio apostolico di Benedetto XVI in Germania (il terzo del suo pontificato), dal 22 al 25 settembre, snodandosi attraverso molteplici “vie” che hanno toccato, tra l’altro, il ruolo della politica, le prospettive dell’ecumenismo e la missione dei cattolici tedeschi impegnati nella società e nella Chiesa. “E’ stato un viaggio estremamente unitario – ha detto p. Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa Vaticana – dal punto di vista dell’impostazione, delle parole e dell’attenzione del Papa intorno al motto ‘Dove c’è Dio, là c’è futuro’, perché il riferimento a Dio in tutti gli interventi è stato molto esplicito e molto profondo.”

Molto positivi i commenti della stampa tedesca (piuttosto fredda alla vigilia) a cominciare dal discorso al Parlamento federale tedesco definito “Discorso del secolo”, “impressionante” senza essere “fondamentalista”;

Giovedì 22 settembre il Papa ha tenuto un’articolata riflessione sull’idea del diritto naturale e sui compiti fondamentali della politica. Riferendosi al testo biblico della preghiera del re Salomone per avere la sapienza nel governo ha ricordato che la politica “deve essere un impegno per la giustizia e creare così le condizioni di fondo per la pace”. Si è riferito agli anni bui del nazismo, dove si è sperimentato “il separarsi del potere dal diritto, il porsi del potere contro il diritto” e lo Stato era “diventato lo strumento per la distruzione del diritto”.

Contrariamente ad altre grandi religioni, “il cristianesimo non ha mai imposto allo Stato e alla società un diritto rivelato, un ordinamento giuridico derivante da una rivelazione”; per questo ha “rimandato alla natura e alla ragione quali vere fonti del diritto”, ha rimandato “all’armonia tra ragione oggettiva e soggettiva”.

Il Papa ha concluso il suo discorso sul patrimonio culturale dell’Europa, rammentando che “sulla base della convinzione circa l’esistenza di un Dio creatore sono state sviluppate” l’idea dei diritti umani e dell’eguaglianza; è “dall’incontro tra Gerusalemme, Atene e Roma, dall’incontro tra la fede in Dio di Israele, la ragione filosofica dei Greci e il pensiero giuridico di Roma” che si “forma l’intima identità dell’Europa”.

Lo scopo del suo viaggio in Germania è stato quello di “incontrare la gente e parlare di Dio”; così giovedì 22, parlando ai fedeli che gremivano lo stadio olimpico della capitale, ha inviato a “rimanere in Cristo” che “significa (…) rimanere anche nella Chiesa”. Così “l’intera comunità dei credenti è saldamente compaginata in Cristo, la vite. In Cristo, tutti noi siamo uniti insieme. In questa comunità Egli ci sostiene e, allo stesso tempo, tutti i membri si sostengono a vicenda. Essi resistono insieme alle tempeste e offrono protezione gli uni agli altri. Noi non crediamo da soli ma crediamo con tutta la Chiesa” perché “chi crede in Cristo ha un futuro e potrà trovare conforto e redenzione.”

Ad Erfurt (dove un uomo è stato arrestato per aver sparato prima del S. Messa del Papa) sabato 24 settembre ha evidenziato la valenza pubblica della fede, Messa alla dura prova negli anni della dittatura comunista nell’est, come prima in quella nazista. Infatti “la testimonianza coraggiosa e la paziente fiducia nella provvidenza di Dio sono come un seme prezioso che promette un abbondante frutto per il futuro”.

La fede “è sempre anche essenzialmente un credere insieme con gli altri. Nessuno può credere da solo… Il fatto di poter credere lo devo innanzitutto a Dio che si rivolge a me e, per così dire, ‘accende’ la mia fede. Ma molto concretamente devo la mia fede anche a coloro che mi sono vicini e che hanno creduto prima di me e credono insieme con me. Questo ‘con’, senza il quale non può esserci alcuna fede personale, è la Chiesa”. Si è riferito poi ai Santi, specie quelli della Turingia (Bonifacio, Kilian, Severo …) che “ci mostrano che è possibile e che è bene vivere in modo radicale il rapporto con Dio, mettere Dio al primo posto e non come una realtà tra le altre. I Santi ci rendono evidente il fatto che Dio per primo si è rivolto verso di noi, in Gesù Cristo si è manifestato e si manifesta a noi. Cristo ci viene incontro, parla ad ognuno e lo invita a seguirLo”.

Così nell’Eucaristia di domenica 25 settembre a Friburgo ha incentrato l’Omelia sulla necessità di dare una prospettiva cristiana alla realtà dei nostri tempi, evidenziando come il rinnovamento della Chiesa passi solo attraverso la disponibilità alla conversione ed attraverso una fede rinnovata. Era l’incoraggiamento ad essere “santi ardenti” rivolto nella veglia (venerdì sera 23 settembre) ai giovani. Voi siete cristiani non perché realizzate cose particolari e straordinarie bensì perché Egli, Cristo, è la vostra vita. Siete santi perché la sua grazia opera in voi …. Intorno a noi può esserci il buio e l’oscurità e tuttavia vediamo una luce: una piccola fiamma, minuscola, che è più forte del buio apparentemente tanto potente ed insuperabile. Cristo, che è risorto dai morti, brilla in questo mondo, e lo fa nel modo più chiaro proprio là dove secondo il giudizio umano tutto sembra cupo e privo di speranza”.

Prima, nel discorso al “Konzerthaus” di Freiburg, ai cattolici impegnati, ha richiamato la Chiesa alla riscoperta della sua identità più autentica, spogliata dalla tentazione del potere e dal rischio della burocratizzazione, mettendo “in guardia – ha commentato mons. Bruno Forte – da questa forma di legame con il mondo che è quella che noi comunemente, appunto, la ‘mondanità’ e invita la Chiesa, e gli uomini di Chiesa, a spogliarsi da ogni logica mondana per essere, invece, nello spirito del Vangelo, una Chiesa ricca solo di Dio. Direi: povera della ricchezza del mondo per essere ricca della povertà di Dio che è il suo amore.”

La vera crisi della Chiesa nel mondo occidentale – ha detto il Pontefice – è una crisi di fede. Se non arriveremo ad un vero rinnovamento nella fede, tutta la riforma strutturale resterà inefficace”. Non bisogna dimenticare il fondamento ultimo per il credente, cioè la radicalità della fede, l’appoggiare su Dio e su Gesù Cristo tutte le nostre azioni ed i criteri evangelici del nostro agire.

Altro evento è stato venerdì 23 l’incontro con il Consiglio della Chiesa evangelica tedesca nell’ex Convento agostiniano di Erfurt, nella Turingia, dove Lutero studiò teologia, mettendo in rilievo la sua domanda su Dio vissuta con profondità e compassione come il punto di partenza del cammino comune su cui possiamo ritrovarci. “La cosa più necessaria per l’ecumenismo – ha rilevato – è innanzitutto che, sotto la pressione della secolarizzazione, non perdiamo quasi inavvertitamente le grandi cose che abbiamo in comune, che di per sé ci rendono cristiani (…) È questo il grande progresso ecumenico degli ultimi decenni: che ci siamo resi conto di questa comunione”.

Di fronte a una società in cui “si fa sempre più pesante” l’assenza di Dio ha invitato a non cedere “alla pressione della secolarizzazione” per “diventare moderni mediante un annacquamento della fede”, anche se “deve essere ripensata e soprattutto rivissuta oggi in modo nuovo per diventare una cosa che appartiene al presente”.

Gian Paolo Cassano

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