La parola di Papa Benedetto

LA PAROLA DI PAPA BENEDETTO

a cura di Gian Paolo Cassano

Proseguendo il nuovo ciclo di catechesi dedicato alla preghiera, Benedetto XVI, nell’Udienza di mercoledì 25 maggio, si è ispirato al racconto biblico della lotta di Giacobbe con Dio, “una lotta misteriosa che lo coglie nella solitudine e senza dargli la possibilità di organizzare una difesa adeguata”. Il Papa ha ricordato come, in questo episodio biblico, la Chiesa vi abbia sempre letto il “simbolo della preghiera come combattimento della fede e vittoria della perseveranza”.

Il testo biblico – ha aggiunto -ci parla della lunga notte della ricerca di Dio, della lotta per conoscerne il nome e vederne il volto; è la notte della preghiera che con tenacia e perseveranza chiede a Dio la benedizione e un nome nuovo, una nuova realtà frutto di conversione e di perdono”.

La notte di Giacobbe al guado dello Yabboq diventa “per il credente un punto di riferimento per capire la relazione con Dio che nella preghiera trova la sua massima espressione”. Infatti “la preghiera richiede fiducia, vicinanza, quasi in un corpo a corpo simbolico non con un Dio avversario e nemico, ma con un Signore benedicente che rimane sempre misterioso, che appare irraggiungibili (…) E se l’oggetto del desiderio è il rapporto con Dio, la sua benedizione e il suo amore, allora la lotta non potrà che culminare nel dono di se stessi a Dio, nel riconoscere la propria debolezza, che vince proprio quando giunge a consegnarsi nelle mani misericordiose di Dio”.
Domenica 29 maggio, al Regina Coeli, ha messo in evidenza come anche oggi, la vocazione della Chiesa sia l’evangelizzazione “sia verso le popolazioni che non sono state ancora ‘irrigate’ dall’acqua viva del Vangelo; sia verso quelle che, pur avendo antiche radici cristiane, hanno bisogno di nuova linfa per portare nuovi frutti, e riscoprire la bellezza e la gioia della fede”.

E’ l’esempio della Chiesa apostolica: “Filippo e gli altri discepoli, con la forza dello Spirito Santo, fecero nei villaggi della Palestina ciò che aveva fatto Gesù: predicarono la Buona Notizia e operarono segni prodigiosi. Era il Signore che agiva per mezzo loro”. Così l’annuncio del Vangelo, porta la vita: è laforza risanatrice del Vangelo, che nel corso dei secoli ha ‘irrigato’, come fiume benefico, tante popolazioni”.
E’ la testimonianza di figure luminose che hanno “portato speranza e pace ad intere città” quali Carlo Borromeo, Madre Teresa di Calcutta e Karol Wojtyla, “un grande missionario” che “ha rilanciato la missione ad gentes e, al tempo stesso, ha promosso la nuova evangelizzazione”.

La Madre di Cristo – ha concluso Benedetto XVI – accompagni sempre e dovunque l’annuncio del Vangelo, affinché si moltiplichino e si allarghino nel mondo gli spazi in cui gli uomini ritrovano la gioia di vivere come figli di Dio”.

Gian Paolo Cassano

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