La parola di Papa Benedetto

LA PAROLA DI PAPA BENEDETTO

a cura di Gian Paolo Cassano

E’ stata dedicata al significato dei giorni santi del Triduo pasquale l’udienza generale di mercoledì 20 aprile. Benedetto XVI ha invitato a comprendere “lo stato d’animo con cui Gesù ha vissuto il momento della prova estrema”. Così “pronunciando la benedizione sul pane e sul vino, Egli anticipa il sacrificio della croce e manifesta l’intenzione di perpetuare la sua presenza in mezzo ai discepoli: sotto le specie del pane e del vino, Egli si rende presente in modo reale col suo corpo donato e col suo sangue versato”.

Nell’invito alla vigilanza ai discepoli nel Getsemani ha colto poi un messaggio permanente per tutti i tempi, perché la sonnolenza dei discepoli era non solo il problema di quel momento, ma è il problema di tutta la storia”.

La sonnolenza è “una certa insensibilità dell’anima verso il potere del male”, un non volersi far turbare troppo dalle cose gravi che succedono nel mondo, “è insensibilità per Dio … per la presenza di Dio che ci rende insensibili anche per il male. Non sentiamo Dio – ci disturberebbe – e così non sentiamo, naturalmente, anche la forza del male e rimaniamo sulla strada della nostra comodità”.

Gesù ci insegna a fare la volontà di Dio: “in questa trasformazione del ‘no’ in ‘sì’, in questo inserimento della volontà creaturale nella volontà del Padre, Egli trasforma l’umanità e ci redime. E ci invita a entrare in questo suo movimento: uscire dal nostro ‘no’ ed entrare nel ‘sì’ del Figlio.” Corrispondendo al “progetto del Padre” fa “proprio il disegno di amore affidatogli di ricapitolare ogni cosa in Lui, per ricondurre a Lui ogni cosa”.

A Pasqua, domenica 24 aprile ha presieduto l’Eucaristia in piazza San Pietro, con circa centomila fedeli presenti, e inviando il suo messaggio pasquale e la benedizione Urbi et Orbi. Egli ha ricordato come “nella nostra era di comunicazioni ultratecnologiche” la nostra fede si basi sulla testimonianza dei testimoni che hanno visto Cristo risorto, poiché la risurrezione di Cristo “non è il frutto di una speculazione, di un’esperienza mistica: è un avvenimento, che certamente oltrepassa la storia, ma che avviene in un momento preciso della storia e lascia in essa un’impronta indelebile.”

Essa dà forza e significato ad ogni speranza umana”, anche se “l’alleluia pasquale contrasta ancora con i lamenti e le grida che provengono da tante situazioni dolorose: miseria, fame, malattie, guerre, violenze. Eppure, proprio per questo Cristo è morto ed è risorto!”

Il Papa pensa soprattutto al Giappone, alla Terra Santa, al Medio Oriente, al Nord Africa, alla Costa d’Avorio, perché “la luce della pace e della dignità umana vinca le tenebre della divisione, dell’odio e delle violenze”, perché ci si adoperi “per promuovere il bene comune e per costruire società, dove la povertà sia sconfitta ed ogni scelta politica risulti ispirata dal rispetto per la persona umana”.

Il Pontefice chiede che “ai tanti profughi e ai rifugiati, che provengono da vari Paesi africani e sono stati costretti a lasciare gli affetti più cari arrivi la solidarietà di tutti” e che “gli uomini di buona volontà siano illuminati ad aprire il cuore all’accoglienza, affinché in modo solidale e concertato si possa venire incontro alle necessità impellenti di tanti fratelli; a quanti si prodigano in generosi sforzi e offrono esemplari testimonianze in questa direzione giunga il nostro conforto e apprezzamento”.

Il Papa spera che il suo messaggio raggiunga tutti “e, come annuncio profetico, soprattutto i popoli e le comunità che stanno soffrendo un’ora di passione, perché Cristo Risorto apra loro la via della libertà, della giustizia e della pace”.

Gian Paolo Cassano

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