La parola di Papa Benedetto

LA PAROLA DI PAPA BENEDETTO

a cura di Gian Paolo Cassano

La santità, la pienezza della vita cristiana non consiste nel compiere imprese straordinarie, ma nell’unirsi a Cristo, nel vivere i suoi misteri, nel fare nostri i suoi atteggiamenti, i suoi pensieri, i suoi comportamenti. La misura della santità è data dalla statura che Cristo raggiunge in noi, da quanto, con la forza dello Spirito Santo, modelliamo tutta la nostra vita sulla sua”. Lo ha ricordato il Papa, concludendo, nel corso dell’udienza di mercoledì 13 aprile, il ciclo di catechesi dedicate alle figure più importanti dell’antichità cristiana. La storia cristiana è fatta di Santi-icona, stelle brillanti del firmamento della Chiesa e di santi nascosti, senza altari, devozioni né eroismi visibili. “Sono persone normali, per così dire, senza eroismo visibile, ma nella loro bontà di ogni giorno vedo la verità della fede. Questa bontà, che hanno maturato nella fede della Chiesa, è per me la più sicura apologia del cristianesimo e il segno di dove sia la verità”.

La santità non è “una meta riservata a pochi eletti”; poiché il Santo è Gesù, allora chiunque, unendosi a Lui, può stare vicino, vedere, ascoltare e toccare Dio stesso.

E’ necessario però corrispondere alla sua grazia. Infatti “una vita santa non è frutto principalmente del nostro sforzo, delle nostre azioni, perché è Dio, il tre volte Santo (cfr Is 6,3), che ci rende santi, è l’azione dello Spirito Santo che ci anima dal di dentro, è la vita stessa di Cristo Risorto che ci è comunicata e che ci trasforma (…) Ma Dio rispetta sempre la nostra libertà e chiede che accettiamo questo dono e viviamo le esigenze che esso comporta, chiede che ci lasciamo trasformare dall’azione dello Spirito Santo, conformando la nostra volontà alla volontà di Dio”.

Ciò vuol dire vivere secondo lo stile e i doveri propri del cristianesimo: “essenziale è non lasciare mai una domenica senza un incontro con il Cristo Risorto nell’Eucaristia; questo non è un peso aggiunto, ma è luce per tutta la settimana. Non cominciare e non finire mai un giorno senza almeno un breve contatto con Dio (…) seguire, nelle decisioni, gli ‘indicatori stradali’ che Dio ci ha comunicato, che sono solo forme di carità”.
Di qui l’incoraggiamento del Pontefice. “Non abbiamo paura di tendere verso l’alto, verso le altezze di Dio; non abbiamo paura che Dio ci chieda troppo, ma lasciamoci guidare in ogni azione quotidiana dalla sua Parola, anche se ci sentiamo poveri, inadeguati, peccatori: sarà Lui a trasformarci secondo il suo amore”.

Domenica 17 aprile, all’Angelus, invitando i giovani alla prossima GMG di Madrid, ha colto nella processione delle Palme “l’immagine di qualcosa di più profondo, immagine del fatto che, insieme con Gesù, c’incamminiamo per il pellegrinaggio: per la via alta verso il Dio vivente. È di questa salita che si tratta. È il cammino a cui Gesù ci invita”.

Gli uomini da sempre sono stati ricolmi, “e oggi lo sono quanto mai”, del desiderio di “essere come Dio”. Essi si trovano in mezzo a questa duplice forza di gravità, e tutto dipende dallo sfuggire al campo di gravitazione del male e diventare liberi di lasciarsi totalmente attirare dalla forza di gravità di Dio, che ci rende veri, ci eleva, ci dona la vera libertà”. Così “le grandi conquiste della tecnica ci rendono liberi e sono elementi del progresso dell’umanità soltanto se sono unite a questi atteggiamenti – se le nostre mani diventano innocenti e il nostro cuore puro, se siamo in ricerca della verità, in ricerca di Dio stesso, e ci lasciamo toccare ed interpellare dal suo amore”.

Gian Paolo Cassano

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