La Parola di Papa Benedetto

LA PAROLA DI PAPA BENEDETTO

a cura di Gian Paolo Cassano

Nella prima settimana di Quaresima (dal pomeriggio di domenica 13 a sabato19 marzo) si sono tenuti, come da tradizione, gli esercizi spirituali con il Papa e la Curia Romana. Le meditazioni sono state proposte da padre François-Marie Léthel, francese, dell’Ordine dei Carmelitani Scalzi, professore presso la Pontificia Facoltà Teologica Teresianum, sul tema: “La luce di Cristo nel cuore della Chiesa – Giovanni Paolo II e la Teologia dei Santi”.

In occasione poi del 150° dell’unità d’Italia il Papa ha inviato un messaggio al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nel quale rammenta il significativo contributo che il cristianesimo ha dato all’identità della nazione italiana.

Benedetto XVI mette in rilievo “l’opera della Chiesa, delle sue istituzioni educative ed assistenziali”, fissando modelli di comportamento, configurazioni istituzionali, rapporti sociali; un contributo significativo “mediante una ricchissima attività artistica” (Dante, Giotto, Petrarca, Michelangelo, Raffaello, Pierluigi da Palestrina, Caravaggio, Scarlatti, Bernini e Borromini …) e a quelle “esperienze di santità, che numerose hanno costellato la storia dell’Italia” (Francesco d’Assisi, Caterina da Siena …).

Egli sottolinea nelle diverse epoche storiche “l’apporto della Chiesa e dei credenti al processo di formazione e di consolidamento dell’identità nazionale”. Così “l’unità d’Italia, realizzatasi nella seconda metà dell’Ottocento, ha potuto aver luogo non come artificiosa costruzione politica di identità diverse, ma come naturale sbocco politico di una identità nazionale forte e radicata, sussistente da tempo …. al cui modellamento il Cristianesimo e la Chiesa hanno dato un contributo fondamentale.

Pensando poi al Risorgimento “passato come un moto contrario alla Chiesa, al Cattolicesimo” il Pontefice sottolinea come non sia possibile “sottacere l’apporto di pensiero – e talora di azione – dei cattolici alla formazione dello Stato unitario” e di personaggi come Vincenzo Gioberti, Cesare Balbo, Massimo d’Azeglio, Raffaele Lambruschini, Antonio Rosmini (“la cui influenza si è dispiegata nel tempo, fino ad informare punti significativi della vigente Costituzione italiana”), Alessandro Manzoni, (“fedele interprete della fede e della morale cattolica”), Silvio Pellico (“che con la sua opera autobiografica sulle dolorose vicissitudini di un patriota seppe testimoniare la conciliabilità dell’amor di Patria con una fede adamantina”), don Bosco che impostava l’appartenenza come “cittadini di fronte allo Stato e religiosi di fronte alla Chiesa”.

Il messaggio affronta poi il delicato tema della “Questione romana” e dei suoi “effetti dilaceranti nella coscienza individuale e collettiva dei cattolici italiani”, divisi tra gli opposti sentimenti di fedeltà alla nazione nascente e all’appartenenza ecclesiale.

In realtà “nessun conflitto si verificò nel corpo sociale, segnato da una profonda amicizia tra comunità civile e comunità ecclesiale” ed anche “negli anni della dilacerazione i cattolici hanno lavorato all’unità del Paese”.

Nel messaggio non manca poi di rammentare l’apporto fondamentale dei cattolici all’elaborazione della nuova Costituzione repubblicana con “un progetto maturato all’interno dell’Azione Cattolica … e dell’Università Cattolica del Sacro Cuore” da cui “prese l’avvio un impegno molto significativo dei cattolici italiani nella politica, nell’attività sindacale, nelle istituzioni pubbliche, nelle realtà economiche, nelle espressioni della società civile, offrendo così un contributo assai rilevante alla crescita del Paese, con dimostrazione di assoluta fedeltà allo Stato e di dedizione al bene comune e collocando l’Italia in proiezione europea.”

Non si possono scordare le testimonianza di sangue, negli anni del terrorismo, di uomini come l’On. Aldo Moro ed il Prof. Vittorio Bachelet, quale simbolo dell’ “assoluta fedeltà allo Stato e di dedizione al bene comune” da parte dei cattolici italiani.

La Chiesa “è consapevole – scrive ancora il Papa – non solo del contributo che essa offre alla società civile per il bene comune, ma anche di ciò che riceve dalla società civile”; possa l’Italia – conclude il Papa – essere sempre guidata “dalla luce della fede, sorgente di speranza e di perseverante impegno per la libertà, la giustizia e la pace.”

Domenica 20 marzo, in mattinata il Papa aveva consacrato la nuova chiesa della parrocchia romana di San Corbiniano, sottolineando che la missione dei credenti “è quella di recare a tutti il messaggio dell’amore di Dio, far conoscere a tutti il suo volto”, perché “chi vuole vivere secondo la volontà di Dio, deve seguire Gesù, ascoltarlo, accoglierne le parole e approfondirle”.

All’Angelus poi ha pregato perché sulla Libia sconvolta dalle nubi della guerra si schiuda presto un “orizzonte di pace”. Si è poi soffermato sul tema della Trasfigurazione come “rivelazione della sua divinità, ‘l’intima compenetrazione del suo essere con Dio, che diventa pura luce. Nel suo essere uno con il Padre, Gesù stesso è Luce da Luce’. Pietro, Giacomo e Giovanni, contemplando la divinità del Signore, vengono preparati ad affrontare lo scandalo della croce”.

Ha così esortato “specie in questo tempo di Quaresima … come scrive il Servo di Dio Paolo VI, “a rispondere al precetto divino della penitenza con qualche atto volontario, al di fuori delle rinunce imposte dal peso della vita quotidiana”.

Gian Paolo Cassano

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