La Parola di Papa Benedetto

LA PAROLA DI PAPA BENEDETTO
a cura di Gian Paolo Cassano

“La nostra fede è veramente personale, solo se è anche comunitaria: può essere la mia fede, solo se vive e si muove nel ‘noi’ della Chiesa, solo se è la nostra fede, la comune fede della Chiesa unica (…) La Chiesa è la Madre di tutti i credenti. ‘Nessuno può dire di avere Dio per Padre, se non ha la Chiesa come Madre’. Quindi la fede nasce nella Chiesa, conduce ad essa e vive in essa. Questo è importante ricordarlo”.
Lo ha evidenziato il Pontefice nell’Udienza generale di mercoledì 31 ottobre precisando che se “l’atto di fede è un atto eminentemente personale, che avviene nell’intimo più profondo e che segna un cambiamento di direzione, una conversione personale” esso “è frutto di una relazione, di un dialogo, in cui c’è un ascoltare, un ricevere e un rispondere; è il comunicare con Gesù che mi fa uscire dal mio ‘io’ racchiuso in me stesso per aprirmi all’amore di Dio Padre”.
Il Papa ha quindi messo in luce l’importanza della Tradizione, che “dà la garanzia che ciò in cui crediamo è il messaggio originario di Cristo, predicato dagli Apostoli”. Infatti “se la Sacra Scrittura contiene la Parola di Dio, la Tradizione della Chiesa la conserva e la trasmette fedelmente, perché gli uomini di ogni epoca possano accedere alle sue immense risorse e arricchirsi dei suoi tesori di grazia”.
Il 1 novembre (solennità di Tutti i santi) all’Angelus ha detto che  “la santità non è qualcosa di stantìo o irraggiungibile” ma riguarda tutti.
I Santi sono “segni luminosi dell’amore di Dio”, seguendo Gesù che ha introdotto nel genere umano una “dinamica nuova”, un movimento che sin da ora conduce l’umanità verso Dio che “ci ama come suoi figli” e ci vuole dare pace e gioia in abbondanza.
“In ciascuno di loro – ha aggiunto il Papa – in modo molto personale, si è reso presente Cristo, grazie al suo Spirito che opera mediante la Parola e i Sacramenti. Infatti, l’essere uniti a Cristo, nella Chiesa, non annulla la personalità, ma la apre, la trasforma con la forza dell’amore, e le conferisce, già qui sulla terra, una dimensione eterna. In sostanza, significa diventare conformi all’immagine del Figlio di Dio (cfr Rm 8,29), realizzando il progetto di Dio che ha creato l’uomo a sua immagine e somiglianza”.
Domenica 4 novembre Benedetto XVI all’Angelus commentando il Vangelo domenicale ha parlato dell’amore che “prima di essere un comando … è un dono, una realtà che Dio ci fa conoscere e sperimentare, così che, come un seme, possa germogliare anche dentro di noi e svilupparsi nella nostra vita”.
Per mettere in pratica il comandamento dell’amore ha invitato a guardare alla relazione tra un bambino ed i genitori che “li amano, sempre, anche se naturalmente fanno loro capire quando sbagliano”.
Così l’amore di Dio: se “ha messo radici profonde in una persona questa è in grado di amare anche chi non lo merita, come appunto fa Dio verso di noi”.
Di qui l’invito ad imparare “a guardare l’altro non solamente con i nostri occhi, ma con lo sguardo di Dio, che è lo sguardo di Gesù Cristo. Uno sguardo che parte dal cuore e non si ferma alla superficie, va al di là delle apparenze e riesce a cogliere le attese profonde dell’altro: di essere ascoltato, di un’attenzione gratuita: in una parola di amore”.
Gian Paolo Cassano

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