La Parola di Papa Benedetto

LA PAROLA DI PAPA BENEDETTO
a cura di Gian Paolo Cassano

Mercoledì 5 settembre all’Udienza generale il Papa in Aula Paolo VI, ha proseguito la sua “scuola di preghiera”, riflettendo sul Libro dell’Apocalisse che “ci mette in contatto con la preghiera viva e palpitante dell’assemblea cristiana, radunata ‘nel giorno del Signore'”. In questo Libro “che contiene una grande ricchezza” un lettore presenta all’assemblea un messaggio affidato dal Signore all’Evangelista Giovanni. “Dal dialogo costante tra loro, scaturisce una sinfonia di preghiera, che si sviluppa con grande varietà di forme fino alla conclusione”.
L’assemblea si mette in atteggiamento di preghiera: così “la nostra preghiera deve essere anzitutto ascolto di Dio che ci parla. Sommersi da tante parole, siamo poco abituati ad ascoltare, soprattutto a metterci nella disposizione interiore ed esteriore del silenzio per essere attenti a ciò che Dio vuole dirci. Tali versetti ci insegnano inoltre che la nostra preghiera, spesso solo di richiesta, deve essere invece anzitutto di lode a Dio per il suo amore, per il dono di Gesù Cristo, che ci ha portato forza, speranza e salvezza”.
“Afferrata dall’amore di Cristo”, l’assemblea viene esortata a “coglierne la presenza nella propria vita”, dicendo il suo “sì” a Dio. Anche qui “la preghiera costante risveglia in noi il senso della presenza del Signore nella nostra vita e nella storia, e la sua è una presenza che ci sostiene, ci guida e ci dona una grande speranza anche in mezzo al buio di certe vicende umane; inoltre, ogni preghiera, anche quella nella solitudine più radicale, non è mai un isolarsi e non è mai sterile, ma è la linfa vitale per alimentare un’esistenza cristiana sempre più impegnata e coerente”.
Nella seconda fase, Cristo si fa più vicino all’assemblea, lasciandosi vedere dalla comunità, in un lungo, potente momento contemplativo. Infine, il lettore propone all’assemblea un messaggio indirizzato alle sette Chiese dell’Asia Minore, ma che va inteso diretto “alle chiese di ogni tempo” che “devono mettersi in attento ascolto del Signore, aprendosi allo Spirito come Gesù richiede con insistenza.”
Domenica 9 settembre, all’Angelus, ha parlato del suo viaggio in Libano (14- 16 settembre) pensando alla difficile soluzione medio orientale ribadendo come “non ci si può rassegnare alla violenza ed all’esasperazione delle tensioni” e raccomandando “l’impegno per un dialogo e per la riconciliazione.”
Ha poi riflettuto a partire dalla guarigione evangelica di Gesù al sordomuto spiegando come “la chiusura dell’uomo, il suo isolamento, non dipende solo dagli organi di senso”, ma ci sia “una chiusura interiore, che riguarda il nucleo profondo della persona, quello che la Bibbia chiama il cuore”.
E’ questo che Gesù è venuto ad “aprire”, per vivere pienamente la relazione con Dio e con gli altri: “Egli si è fatto uomo perché l’uomo, reso interiormente sordo e muto dal peccato, diventi capace di ascoltare la voce di Dio, la voce dell’Amore che parla al suo cuore, e così impari a parlare a sua volta il linguaggio dell’amore, a comunicare con Dio e con gli altri”.
Mercoledì 12 settembre, l’Udienza generale è stata ancora centrata sul libro dell’Apocalisse che appare come una “grande preghiera liturgica comunitaria”, ricco di simboli complessi, di “forte richiamo a riscoprire la carica straordinaria e trasformante” dell’Eucarestia, della “Messa domenicale, nel Giorno del Signore”, “vero centro della settimana”.
Benedetto XVI ha invitato a leggere “il piano di Dio, il senso profondo della storia”. Infatti “la Chiesa vive nella storia, non si chiude in se stessa, ma affronta con coraggio il suo cammino in mezzo a difficoltà e sofferenze, affermando con forza che il male non vince il bene, che il buio non offusca lo splendore di Dio”. Per questo “come cristiani non possiamo mai essere pessimisti; sappiamo bene che nel cammino della nostra vita incontriamo spesso violenza, menzogna, odio, persecuzione, ma questo non ci scoraggia”. E’ la preghiera che in particolare “ci educa a vedere i segni di Dio la sua presenza e azione … ad essere noi stessi luci di bene, che diffondono speranza e indicano che la vittoria è di Dio” sapendo “che non esistono preghiere superflue, inutili; nessuna va perduta”. Tutte “raggiungono il cuore di Dio”!
“Dio non è insensibile alle nostre suppliche, interviene e fa sentire la sua potenza e la sua voce sulla terra, fa tremare e sconvolge il sistema del Maligno. Spesso, di fronte al male si ha la sensazione di non poter fare nulla, ma è proprio la nostra preghiera la risposta prima e più efficace che possiamo dare e che rende più forte il nostro quotidiano impegno nel diffondere il bene. La potenza di Dio rende feconda la nostra debolezza”.
Gian Paolo Cassano

Comments are closed, but trackbacks and pingbacks are open.