La Parola di Papa Benedetto

LA PAROLA DI PAPA BENEDETTO
a cura di Gian Paolo Cassano

Vicinanza agli operai dell’ILVA, appello per la fine delle violenze in Siria e Iraq preghiera perché la giustizia nel mondo sia attuata con l’amore e non con la violenza; sono alcuni dei temi che Benedetto XVI ha affrontato nell’Angelus di domenica 29 luglio. Nella sua catechesi, il Papa ha spiegato il miracolo della moltiplicazione dei pani come “annuncio dell’Eucaristia” che “è il permanente grande incontro dell’uomo con Dio, in cui il Signore si fa nostro cibo, dà Se stesso per trasformarci in Lui”.
E’ un miracolo che “non si produce a partire da niente, ma da una prima modesta condivisione di ciò che un semplice ragazzo aveva con sé. Gesù non ci chiede quello che non abbiamo, ma ci fa vedere che se ciascuno offre quel poco che ha, può compiersi sempre di nuovo il miracolo: Dio è capace di moltiplicare ogni nostro piccolo gesto di amore e renderci partecipi del suo dono”.
Di qui l’invito alla preghiera per capire l’importanza di nutrirsi “non solo di pane, ma di verità, di amore, di Cristo”, ma anche che tutti abbaino il pane necessario e “siano abbattute le disuguaglianze non con le armi della violenza, ma con la condivisione e l’amore”.
Nell’udienza di mercoledì 1 agosto a Castelgandolfo Benedetto XVI si è soffermato sulla preghiera in S. Alfonso Maria de’ Liguori che diceva: “Chi prega si salva, chi non prega si danna!” Egli “voleva far comprendere che in ogni situazione della vita non si può fare a meno di pregare, specie nel momento della prova e nella difficoltà. Sempre dobbiamo bussare con fiducia alla porta del Signore, sapendo che in tutto Egli si prende cura dei suoi figli”. Solo attraverso la preghiera possiamo accogliere il Signore, la sua Grazia che ci fa discernere il vero bene. “Anche noi consapevoli della nostra debolezza, dobbiamo chiedere l’aiuto di Dio con umiltà, confidando solo sulla ricchezza della sua misericordia”. Il santo partenopeo “raccomandava ai confessori di amministrare” il Sacramento della Penitenza “manifestando l’abbraccio gioioso di Dio Padre che nella sua misericordia infinita non si stanca di accogliere ogni figlio pentito”, invitando ogni cristiano a “non aver timore di procurarsi da Dio, con le preghiere, quella forza che non ha, e che gli è necessaria per fare il bene, nella certezza che il Signore non nega il suo aiuto a chi lo prega con umiltà”. S. Alfonso “ci ricorda che il rapporto con Dio è essenziale nella nostra vita: senza rapporto con Dio manca la relazione fondamentale e la relazione con Dio si realizza nel parlare con Dio nella preghiera personale quotidiana e con la partecipazione ai Sacramenti, e così questa relazione può crescere in noi, può crescere in noi la presenza divina che indirizza il nostro cammino, lo illumina e lo rende sicuro e sereno, anche in mezzo a difficoltà e pericoli”.
All’Angelus di domenica 5 agosto il Papa ha esortato i fedeli a non lasciarsi assorbire dalle preoccupazioni quotidiane, ma ad “aprirsi all’orizzonte di Dio, all’orizzonte della fede”. Il Signore “vuole aprire ad un orizzonte dell’esistenza che non è semplicemente quello delle preoccupazioni quotidiane del mangiare, del vestire, della carriera. Gesù parla di un cibo che non perisce che è importante cercare e accogliere” e che è Lui stesso. Egli “ci invita a non dimenticare che se è necessario preoccuparci per il pane materiale e ritemprare le forze, ancora più fondamentale è far crescere il rapporto con Lui”, pane di vita che “riempie il nostro desiderio di verità e di amore”. Infatti “il centro dell’esistenza, ciò che dà senso e ferma speranza al cammino spesso difficile della vita è la fede in Gesù, è l’incontro con Cristo”.
Nell’Udienza di mercoledì 8 agosto, a Castelgandolfo, ha riflettuto sulla preghiera in San Domenico, uomo di preghiera, innamorato di Dio, imitatore di Cristo. “Il giorno lo dedicava al prossimo – ha ricordato il Pontefice – ma la notte la dava a Dio.” In lui “possiamo vedere un esempio di integrazione armoniosa tra contemplazione dei misteri divini e attività apostolica. Secondo le testimonianze delle persone a lui più vicine, ‘egli parlava sempre con Dio o di Dio’. Tale osservazione indica la sua comunione profonda con il Signore e, allo stesso tempo, il costante impegno di condurre gli altri a questa comunione con Dio”. Benedetto XVI ha poi evidenziato il “modo fisico” di pregare di san Domenico (richiamando l’opera “Le nove maniere di pregare di san Domenico”), poiché “un atteggiamento corporale e spirituale, intimamente compenetrati favoriscono il raccoglimento e il fervore”.
Ha poi posto in rilievo la sua attualità poiché “ci ricorda che all’origine della testimonianza della fede, che ogni cristiano deve dare in famiglia, nel lavoro, nell’impegno sociale, e anche nei momenti di distensione, sta la preghiera, il contatto personale con Dio, solo questo rapporto costante reale con Dio ci dà la forza per vivere intensamente ogni avvenimento, specie i momenti più sofferti”.
Gian Paolo Cassano

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