La Parola di Papa Benedetto

LA PAROLA DI PAPA BENEDETTO
a cura di Gian Paolo Cassano

Al Regina Coeli nel lunedì dell’Angelo (9 aprile) Benedetto XVI ha evidenziato il tema della Risurrezione di Gesù come il mistero decisivo della nostra fede.
L’avvenimento della Risurrezione “rimane misterioso, non nel senso di meno reale, ma di nascosto, al di là della portata della nostra conoscenza: come una luce così abbagliante che non si può osservare con gli occhi, altrimenti li accecherebbe.”
Il Papa evidenzia il ruolo delle donne che “in tutti i Vangeli … hanno un grande spazio, come del resto è anche in quelli della passione e della morte di Gesù”, vivendo “un’esperienza di legame speciale con il Signore, che è fondamentale per la vita concreta della comunità cristiana, e questo sempre, in ogni epoca, non solo all’inizio del cammino della Chiesa”.
Mercoledì 11 aprile, all’Udienza generale, ha concentrato la catechesi sulle trasformazioni che Cristo ha operato sulla prima comunità degli Apostoli.
Nel saluto pasquale “che fa superare ogni paura ai discepoli”, Gesù porta “il dono della salvezza che Egli aveva promesso”, così che “essa diventa per la comunità fonte di gioia, certezza di vittoria, sicurezza nell’appoggiarsi a Dio”.
La pace di Gesù “è un dono, il dono che il Risorto vuole fare ai suoi amici, ed è al tempo stesso una consegna: questa pace, acquistata da Cristo col suo sangue, è per loro ma anche per tutti, e i discepoli dovranno portarla in tutto il mondo (…) Questa novità di una vita che non muore, portata dalla Pasqua, va diffusa ovunque, perché le spine del peccato che feriscono il cuore dell’uomo, lascino il posto ai germogli della Grazia”.
Dal Cenacolo chiuso per paura alle tante case sbarrate di oggi il passo è breve; così, come la quelle porta chiusa non fermò il Signore, così oggi le porte chiuse dei cuori non fermano Gesù. “Solo Lui può ribaltare quelle pietre sepolcrali che l’uomo spesso pone sui propri sentimenti, sulle proprie relazioni, sui propri comportamenti; pietre che sanciscono la morte: divisioni, inimicizie, rancori, invidie, diffidenze, indifferenze. Solo Lui, il Vivente, può dare senso all’esistenza e far riprendere il cammino a chi è stanco e triste, sfiduciato e privo di speranza”.
Domenica 15 aprile, nella festa della Divina Misericordia (“con un’icona ben precisa: quella del costato trafitto di Cristo”), al Regina Coeli, il Papa, con l’augurio ad “essere testimoni dell’amore misericordioso di Cristo”, ha richiamato il senso della ‘domenica’, il giorno dell’assemblea, della comunità cristiana riunita per l’Eucarestia, che è “una prova molto forte della Risurrezione di Cristo, perché solo un avvenimento straordinario e sconvolgente poteva indurre i primi cristiani a iniziare un culto diverso rispetto al sabato ebraico”.
Infatti “il culto cristiano” non è solo “commemorazione di eventi passati”, o “esperienza mistica, interiore”, ma è “incontro con il Signore risorto, che vive nella dimensione di Dio, al di là del tempo e dello spazio” che è “realmente presente in mezzo alla comunità”. Nelle Sacre Scritture e nel Pane di vita eterna “noi viviamo ciò che sperimentarono i discepoli, cioè il fatto di vedere Gesù e nello stesso tempo di non riconoscerlo; di toccare il suo corpo, un corpo vero, eppure libero dai legami terreni”.
Gian Paolo Cassano

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