NUOVI SANTI a cura di Gian Paolo Cassano

“Un giovane coraggioso, testimone di Cristo nell’ambiente di lavoro”. Così il papa domenica 8 novembre all’Angelus ha parlato di Juan Roig y Diggle, ucciso “in odium fidei” a soli 19 anni durante la guerra civile spagnola e beatificato sabato 7 novembre a Barcellona, nella Celebrazione Eucaristica presieduta dall’arcivescovo di Barcellona card. Juan José Omella y Omella, in rappresentanza del Pontefice. Il suo esempio “susciti in tutti – ha aggiunto il Papa – specialmente nei giovani, il desiderio di vivere in pienezza la vocazione cristiana.” L’arcivescovo nell’omelia ha sottolineato che il nuovo beato è per tutti, specie per i più giovani, “una testimonianza d’amore per Cristo e per i nostri fratelli”. Juan Roig y Diggle era “un giovane normale che aveva i gusti e gli interessi della sua età”, che fin da bambino era “innamorato dell’Eucaristia” e voleva essere “apostolo degli operai. Voleva stare con loro, conoscerli, amarli e portare loro la Buona Novella di Cristo”. Per questo si può die che sia stato “un rivoluzionario cristiano.”
Sono circa duemila i martiri della guerra civile spagnola venerati dalla Chiesa cattolica: sacerdoti, religiose, vescovi e anche molti laici, padri, madri o giovani, che hanno perso la vita solo perché amavano Cristo negli anni bui che afflissero la penisola iberica tra il 1936 e il 1939, prima che la seconda Guerra mondiale sconvolgesse il mondo. E’ il caso di Juan Roig y Diggle, originario di Barcellona, che di fronte alla forte ondata anticristiana che attraversa il suo Paese, commenta così: “ora più che mai dobbiamo lottare per Cristo”. La sua era una famiglia povera, costretta a lasciare la grande città per trasferirsi nella vicina El Masnou e a far lavorare quel figlio così promettente prima in un negozio di tessuti e poi in una fabbrica, alternando studio e lavoro perché coltiva il sogno di laurearsi in legge e diventare avvocato Si era formato dai Fratelli delle Scuole Cristiane e nel liceo dai Padri Scolopi, dove tutti lo ricordano per la serietà, il rispetto e la dedizione allo studio. La sua fede era profonda e radicata, come testimoniano padre Francisco e padre Ignasi, anch’essi assassinati durante la guerra civile.
A El Masnou Giovanni conosce la Federazione dei giovani cristiani della Catalogna e vi aderisce con entusiasmo. In questi anni la sua vita spirituale si fa più intensa e allo stesso tempo si fa più chiara la trasparenza delle sue virtù e l’autenticità della sua fede. E’ fedele alla S. Messa quotidiana, crescendo nella vita spirituale, approfondendo la dottrina sociale della Chiesa. Pregando e guardando intorno il mondo che lo circonda, cresce nella consapevolezza dei problemi che affliggono la società, ma anche del ruolo che il laico può assumere all’interno della Chiesa per aiutare a risolverli. Il suo coraggio si rivela quando la situazione precipita e la sede della Federazione viene data alle fiamme dai miliziani, non esitando a fare la guardia notturna alla chiesa dopo essersi confessato e soprattutto a nascondere in casa Gesù Eucaristia per portarla tutti coloro che ne sentano la necessità. Nell’estate del 1936 la persecuzione anticlericale cresce e nella notte tra l’11 e il 12 settembre i miliziani fanno irruzione nella sua casa. Giovanni, prima di esser portato via, per salvare le ostie consacrate dalla dissacrazione, le consuma tutte, poi cerca di tranquillizzare la madre che piange, dicendole: “Dio è con me”. I miliziani che cercavano innanzitutto il padre, non trovandolo, si riversano su Giovanni, che, mentre viene portato presso il cimitero di Santa Coloma de Gramenet, è tranquillo. Canta e prega. Quando gli puntano contro i fucili, pronuncia parole di perdono per i suoi carnefici e grida: “Viva Cristo Re!”.
“La sua testimonianza – ha detto ancora il card. Juan José Omella y Omella – può risvegliare in noi il desiderio di seguire Cristo con gioia e generosità. Giovanni ha vissuto una profonda amicizia con Gesù” che “ha alimentato tutte le sue parole, tutte le sue relazioni, tutti i suoi progetti. Possa la sua testimonianza aiutarci sempre a mantenere Cristo nel nostro cuore e a fare dell’amore la radice e il fondamento della nostra vita”.

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