NESSUNO NE PARLA (O QUASI) news quasi sconosciute a cura di Gian Paolo Cassano

E’ stata celebrata sabato 25 aprile la Giornata mondiale della malaria. Per l’occasione l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), con lo slogan “Zero malaria inizia con me”, ha espresso preoccupazione, perché nell’attuale emergenza della pandemia di Covid-19 non vengano ritardati i piani di prevenzione e cura della malaria, che uccide ancora oltre 400 mila persone ogni anno, in massima parte in Africa.
La malaria è una malattia, che può avere esiti letali, ma prevenibile e curabile, causata da parassiti trasmessi all’uomo attraverso le punture di zanzare Anopheles femmine, inferte in genere nelle ore crepuscolari e notturne. Se nei Paesi endemici è la malattia trasmessa da un vettore più diffusa al mondo, in quelli non endemici è la patologia d’importazione più rilevante, legata principalmente ai viaggi in zone tropicali e all’aumento dei flussi migratori.
Essa miete ancora ogni anno 405.000 morti, vale a dire circa 1.100 al giorno, secondo i dati stimati nell’ultimo rapporto dell’Oms, reso noto nel dicembre scorso, relativi al 2018. In quell’anno sono stati 228 milioni i casi registrati quell’anno, in lievissimo calo rispetto ai 231 milioni del 2017. Per massima parte (al 93 %), la malaria colpisce i Paesi africani, dove si registrano il 94 % dei decessi totali, che interessano in maggioranza neonati e bambini sotto i 5 anni. I più piccoli sono il 67 % delle vittime. Donne in gravidanza, pazienti con l’Aids, nonché migranti e viaggiatori sono tra i gruppi a più alto rischio di contrarre la malattia.
Le regioni di massimo contagio è l’Africa sub-sahariana, ma ci sono focolai d’infezione anche nel Sud-Est asiatico, nel Mediterraneo, nel Pacifico occidentale e nell’America Latina. Nel 2018 oltre la metà dei casi di malaria nel mondo si sono avuti in soli 6 Paesi: Nigeria (25%), Repubblica Democratica del Congo (12%), Uganda (5%), Costa d’Avorio, Mozambico e Niger (4%). Complessivamente quasi la metà della popolazione mondiale vive ancora oggi in zone malariche.
C’è grande preoccupazione nell’Organizzazione Mondiale della Sanità per un possibile ritardo nei programmi di lotta alla malaria e di allentamento nelle strategie di prevenzione, dovuti alla pandemia del Covid-19. “Se c’è bisogno urgente di affrontare in modo aggressivo il nuovo Coronavirus”, avverte l’Oms, occorre “al contempo che altre malattie killer, come la malaria, non vengano trascurate”.

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