La parola di Papa Francesco

LA PAROLA DI PAPA FRANCESCO
a cura di Gian Paolo Cassano

Un invito alla speranza cristiana che non delude mai; è il tema della nuova serie di catechesi, inaugurato durante l’udienza generale di mercoledì 7 dicembre. “In questi tempi che appaiono oscuri, in cui a volte ci sentiamo smarriti davanti al male e alla violenza che ci circondano, davanti al dolore di tanti nostri fratelli. Ci vuole la speranza!”. A volte siamo smarriti o scoraggiati,  “ma non bisogna lasciare che la speranza ci abbandoni (…) perché Dio con il suo amore cammina con noi. Io spero, perché Dio è accanto a me”.
Il Papa ha osservato come e “persone che si staccano da Dio” siano “senza sorriso”, anche se sono capaci di fare battute o risate. Ma il sorriso manca, perché lo dà solo la speranza: “è il sorriso della speranza di trovare Dio”. La vita “è spesso un deserto” dove è difficile camminare, “ma se ci affidiamo a Dio può diventare bella e larga come un’autostrada. Basta non perdere mai la speranza, basta continuare a credere, sempre, nonostante tutto”. Non si può però negare “che il mondo di oggi è in crisi di fede”: si tratta allora di tornare a Dio, di convertire il cuore a Dio, di preparare in questo tempo di Avvento l’incontro con il Bambino Gesù, guardando ai piccoli e ai semplici, che troviamo intorno a Gesù che nasce. Da qui l’auspicio di Francesco a lasciarsi insegnare dai piccoli la speranza, perché “qualunque sia il deserto delle nostre vite diventerà un giardino fiorito. La speranza non delude!”
Giovedì 8 dicembre, nella solennità dell’Immacolata, all’Angelus, Francesco ha messo in guardia dai “mezzi sì” che a volte diciamo al Signore, chiudendo così la porta al bene, esprimendo la vicinanza alle vittime del terribile terremoto che ha colpito l’Indonesia. Ora se “Dio viene ad abitare tra noi, si fa uomo come noi”, ciò “è stato possibile per mezzo di un grande sì, (…) quello di Maria al momento dell’Annunciazione. Per questo sì, Gesù ha cominciato il suo cammino sulle strade dell’umanità; lo ha cominciato in Maria, trascorrendo i primi mesi di vita nel grembo della mamma: non è apparso già adulto e forte, ma ha seguito tutto il percorso di un essere umano. Si è fatto in tutto uguale a noi, eccetto una cosa: quel no. Eccetto il peccato”.
Per questo “ha scelto Maria, l’unica creatura senza peccato, immacolata”. Quello di Maria, ha detto, “è un sì pieno, senza condizioni. E come il no delle origini aveva chiuso il passaggio dell’uomo a Dio, così il sì di Maria ha aperto la strada a Dio fra noi”.È “il sì più importante della storia, il sì umile che rovescia il no superbo delle origini, il sì fedele che guarisce la disobbedienza, il sì disponibile che ribalta l’egoismo del peccato”. Ma “anche per ciascuno di noi c’è una storia di salvezza fatta di sì e di no a Dio”, anche se a volte. “siamo esperti nei mezzi sì: siamo bravi a far finta di non capire bene ciò che Dio vorrebbe e la coscienza ci suggerisce”. Tutto ciò “ci allontana dal sì, ci allontana da Dio e ci porta al no, al no del peccato, al no della mediocrità. Il famoso ‘sì, ma…’: ‘Sì, Signore, ma….’. Così però chiudiamo la porta al bene, e il male approfitta di questi sì mancati.” Infatti “il peccato ci invecchia dentro”, ma “ogni sì a Dio origina storie di salvezza per noi e per gli altri”.
In questo cammino di Avvento “Dio desidera visitarci e attende il nostro sì (…) con generosità e fiducia”. Diciamo: “Credo in Te, spero in Te, Ti amo; si compia in me la tua volontà di bene”. Nel pomeriggio il papa si è reato in Piazza di Spagna per rinnovare il tradizionale atto di omaggio e di preghiera ai piedi del monumento all’Immacolata e a Santa Mara Maggiore a pregare la Salus Populi Romani.
Gian Paolo Cassano

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